Era il 17 dicembre del 2024 quando dagli uffici del Viminale veniva inviata ai prefetti una direttiva firmata dal ministro Matteo Piantedosi con cui si evidenziava l’importanza di individuare, con apposite ordinanze, alcune zone delle città dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento. Erano quelle le prime zone rosse, che ricordano le loro “antenate” istituite ai tempi della pandemia, e che adesso servono a contrastare un altro virus: la criminalità. Questi nuclei urbani da “tutelare” più di altri saranno presto una realtà anche a Palermo, nelle strade della movida e del centro storico, quelle nei pressi della Vucciria, del Teatro Massimo, di via Maqueda e Stazione centrale.
Arriva anche nel capoluogo uno strumento già sperimentato in altre città dove ha portato dei risultati sin dalla sua prima applicazione, secondo quanto reso noto dal ministero dell’Interno. A Firenze e Bologna, per esempio, in 3 mesi sono state 14mila le persone controllate nelle zone rosse e 105 i soggetti destinatari di provvedimenti di allontanamento. Le misure sono state adottate anche a Milano, a Napoli, ma anche a Roma, dove sono state appena estese al rione Esquilino, alle aree di San Lorenzo, di Palmiro Togliatti, delle stazioni di Repubblica e Vittorio Emanuele.
Le zone urbane più a rischio, secondo la direttiva del ministero dell’Interno, sono soprattutto i contesti caratterizzati da fenomeni di criminalità diffusa e situazioni di degrado, come le stazioni ferroviarie, ma anche le “piazze dello spaccio”. Le misure, però, veniva sottolineato già nelle prime direttive, potranno essere applicate anche in altre aree urbane, come quelle della movida, caratterizzate da un’elevata concentrazione di persone e attività commerciali e dove si registrano spesso episodi di microcriminalità (furti, rapine), violenza (risse, aggressioni), vandalismo, abuso di alcol e degrado.
A Palermo, oltre alle zone rosse, è stato previsto un incremento immediato delle forze dell’ordine con la crescita progressiva degli organici nell’arco di tre mesi e l’impiego di reparti mobili di stanza in Sicilia per attività di prevenzione dei reati. Il piano di sicurezza, inoltre, prevede di destinare 2,7 milioni di euro al potenziamento dei sistemi di telesorveglianza e di avviare operazioni periodiche di controllo e perquisizione nei quartieri a più alto rischio. Sarà inoltre raddoppiato il numero di agenti della polizia municipale in fase di reclutamento e, in affiancamento alla polizia locale, sarà possibile coinvolgere servizi di vigilanza privata per il presidio di aree urbane a rischio più contenuto. E potrebbe essere solo l’inizio come ha lasciato intendere Carolina Varchi, segretario di presidenza della Camera dei deputati e responsabile di Fratelli d’Italia per le politiche del Mezzogiorno. “Queste operazioni non saranno isolate ma parte di una strategia capillare. Lo Stato non darà tregua a chi semina illegalità”.
Le misure saranno illustrate dal prefetto Massimo Mariani anche alle associazioni di categoria in un incontro che si svolgerà venerdì. Come hanno accolto le zone rosse commercianti e imprenditori? Al momento in pochi si espongono. Chi non nasconde la propria soddisfazione è Doriana Ribaudo, ristoratrice e presidente di Fiepet Confesercenti. “Accogliamo con favore quanto richiesto da tempo. Più controlli contro individui con precedenti, daspo urbani, e contrasto all’illegalità diffusa. Finalmente ampie aree della movida saranno restituite alla gente per bene di questa città e noi attività commerciali potremo lavorare e accogliere con più serenità i nostri clienti”. E a chi teme che un incremento di forze dell’ordine possa genere un clima di terrore ribatte: “Io credo che la presenza delle forze dell’ordine non possa spaventare la gente perbene che è la nostra clientela. Potrà soltanto allontanare e rendere off limits queste aree a chi ha cattive intenzioni. Domani saranno sicuramente più sicure di ieri. Ci auguriamo inoltre che, come promesso nell’ultimo incontro con il prefetto, la lotta all’illegalità riguardi anche il commercio abusivo diffuso perché l’abusivismo non può che attirare chi è abituato a vivere nell’illegalità”.