di
Antonio Scolamiero
L’ultimo saluto in Prato della Valle, con camera ardente nella sede del comando regionale
Si celebreranno venerdì 17 ottobre, a Padova i funerali dei tre carabinieri
deceduti nell’esplosione di Castel D’Azzano (Verona), il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni. Lo si è appreso a Verona. L’autopsia, il cui incarico verrà conferito nel pomeriggio dal Procuratore Raffaele Tito, è prevista per domani, quindi le salme dei
militari saranno messe a disposizione per le esequie, che verranno celebrate nella Basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle, la stessa dei funerali di Giulia Cecchettin, con camera ardente al comando della Legione Veneto dei Carabinieri.
Intanto, da quasi due giorni ci sono le bandiere a mezz’asta in tutti i palazzi istituzionali di Padova e del Veneto. Sono il simbolo visibile del lutto che ha colpito la città dove vivevano i tre carabinieri morti a Verona. E sono a mezz’asta anche i vessilli nelle caserme dell’Arma. In quella di via Rismondo, sede del comando regionale e del comando provinciale della città del Santo, è apparso anche un fascio di fiori con la scritta «onore a voi», deposto dai colleghi (due dei tre militari morti vi prestavano servizio), ai piedi della lapide dei carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese, anche loro, come Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, caduti in servizio.
Mentre si preparano i funerali di Stato, un’ondata di dolore e sconcerto ha travolto il Veneto a seguito della tragica esplosione, che non solo è costata la vita ai tre militari, ma ha portato al ferimento di 27 persone tra forze dell’ordine e vigili del fuoco. Le reazioni istituzionali si susseguono compatte nel cordoglio e nella vicinanza alle famiglie delle vittime, mentre si alza forte la voce che chiede giustizia senza sconti. Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha usato toni durissimi: «Davanti a tre morti e così tanti feriti non ci deve essere clemenza». Paragonando la scena a un «bollettino di guerra», Zaia ha espresso profonda costernazione: «Ne ho vissute di tragedie, ma questa è una tragedia che potevamo evitare totalmente». Il governatore ha descritto la dinamica dell’agguato, sottolineando l’imprevedibilità di «gente che ha comportamenti delinquenziali» e la ferocia di un gesto che ha portato all’esplosione di un’intera abitazione.
La stessa costernazione è stata espressa dal sindaco di Padova, Sergio Giordani, che ha definito il gesto un «atto di indicibile efferatezza criminale». In una nota, Giordani ha dichiarato di essere rimasto «senza parole», esprimendo la sua più forte vicinanza all’Arma dei Carabinieri e alle famiglie dei militari uccisi, concludendo con un secco: «Ora serve giustizia». Anche le bandiere di Palazzo Moroni sono state calate a mezz’asta in segno di lutto.
Sul fronte politico, anche il candidato presidente per il centrosinistra, Giovanni Manildo, ha parlato di un «dolore profondo, una tragedia difficile da accettare», lodando il coraggio e lo spirito di servizio dei militari. «Onorare il sacrificio di chi ha servito fino all’ultimo – ha proseguito – significa impegnarsi ogni giorno, anche nella politica, per costruire una società più giusta, più sicura e più umana». E infine, il competitor del Carroccio, Alberto Stefani si è unito al coro di cordoglio, dichiarando che «Il Veneto è in lutto» e rimarcando l’inaccettabilità dell’accaduto: «Chi serve lo Stato non può morire così». Stefani ha insistito sulla necessità di «un impegno delle istituzioni a tutti i livelli, anche per il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza in dotazione all’Arma», annunciando di aver già contattato il sindaco di Castel d’Azzano, Elena Guadagnini, per esprimere vicinanza. Unite dal lutto, le voci della regione chiedono ora un’unica, ferma risposta: giustizia per i tre Carabinieri che, come ricordato da tutti, sono morti compiendo fino in fondo il loro dovere.
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15 ottobre 2025 ( modifica il 15 ottobre 2025 | 15:07)
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