I verdetti ormai sono già stati scritti tutti, con la Ducati che, dopo il titolo Costruttori e quello di Marc Marquez tra i piloti, ha chiuso la Tripla Corona, portandosi a casa anche la classifica a squadre nel weekend di Mandalika. Prima di chiudere la stagione 2025 della MotoGP, però, all’appello mancano ancora quattro Gran Premi e quello d’Indonesia ci ha già insegnato che ora che nessuno ha più niente da perdere possono arrivare delle sorprese, come lo è stata la vittoria del rookie Fermin Aldeguer.
Per questo vale la pena di guardare con interesse agli ultimi quattro round, anche perché sicuramente nei prossimi due non ci sarà il dominatore di questo Mondiale, ovvero Marquez, assente forzato per infortunio (e lo stop potrebbe anche essere più lungo dopo l’operazione alla scapola di lunedì). E si sa che quando il gatto non c’è i topi ballano…
Si parte questo fine settimana con il Gran Premio d’Australia, prima tappa del secondo “back to back” asiatico. E Phillip Island è davvero dall’altra parte del mondo, anche come caratteristiche della pista, come ci ha spiegato il responsabile della Michelin, Piero Taramasso. Anzi, dal punto di vista delle gomme, siamo probabilmente di fronte alla pista più ostica dell’intero pianeta, con appena 4 curve a destra ed un layout velocissimo.
“Phillip Island è il circuito più difficile della stagione per i fornitori di pneumatici, perché il suo layout presenta una forte asimmetria a livello di sollecitazioni, che sono davvero importanti sul lato sinistro della gomma e pochissime su quello destro. Soprattutto sul posteriore, c’è molta energia sul lato sinistro, perché ci sono delle curve molto lunghe, con delle velocità molto alte, quindi la tendenza è di far alzare la temperatura. Di contro, a destra ci sono pochissime curve, quindi serve una mescola molto morbida e con un warm-up rapido”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.
Quali sono le contromosse che può fare un produttore di pneumatici di fronte ad una situazione come questa?
“Inevitabilmente, bisogna fare delle gomme su misura per Phillip Island, e non solo al posteriore, perché questa differenza si percepisce molto anche sull’anteriore, anche se c’è meno carico, visto che non ci sono tante staccate importanti. La caratteristica che balza immediatamente all’occhio di questi pneumatici per Phillip Island è che sono asimmetrici sia al posteriore che all’anteriore. E questo tipo di configurazione si ripete solo su altre piste molto particolari come il Sachsenring e Valencia, che a loro volta sono asimmetriche, con tante curve a sinistra e poche a destra”.
Michelin
Foto di: Michelin
A livello di allocazione ci sono delle novità?
“All’anteriore abbiamo confermato le tre soluzioni dell’anno scorso, anche perché nel 2024 c’era l’asfalto nuovo, che è sempre più esigente per le gomme, inoltre le temperature erano abbastanza alte. La dura era stata la soluzione più utilizzata, anche se nella Sprint c’era anche chi aveva corso con la media e nei time attack era stata montata anche la soft in qualifica”.
E al posteriore invece?
“Proprio perché c’era l’asfalto nuovo, l’anno scorso avevamo portato delle carcasse diverse, quindi per questo fine settimana siamo passati su un centraggio di mescole più nella norma. Abbiamo confermato la soft, accoppiandola però con una carcassa standard, che in questo caso sarà la media. Ed abbiamo introdotto un’altra gomma più morbida, perché nel 2024 l’usura non era stata elevata. Ora dobbiamo solo capire come si è evoluto l’asfalto a livello di grip in questi 12 mesi, perché a livello di temperatura le condizioni dovrebbero essere abbastanza favorevoli: non dovrebbe piovere e si prevedono circa 20 gradi, che è buono per questo periodo dell’anno a Phillip Island. Noi comunque siamo pronti per ogni evenienza e credo che possiamo coprire ogni range di temperatura”.
Siamo reduci da un’altra gara difficile per le gomme, il Gran Premio d’Indonesia, che ha regalato una grande sorpresa, con la prima vittoria in carriera in MotoGP di Fermin Aldeguer…
“Mandalika non è complicata come Phillip Island, ma rimane sempre una pista da non sottovalutare, non solo per il suo layout, ma anche per le temperature, che sono sempre molto elevate: quest’anno siamo stati addirittura intorno ai 60 gradi con l’asfalto. E’ per questo che da quando andiamo in Indonesia portiamo la carcassa rinforzata, che ci permette di far lavorare la gomma ad una temperatura più bassa di circa 15 gradi rispetto alla carcassa standard, mantenendo la performance per tutti i 27 giri da percorrere nella gara lunga. Abbiamo assistito ad una bella corsa, con tanti sorpassi, soprattutto nel secondo gruppo. Ed anche un bel podio, diverso dal solito, con Aldeguer, Acosta ed Alex Marquez”.
Dal punto di vista della Michelin, che bilancio potete tracciare del weekend sull’isola di Lombok?
“E’ stato un buon weekend, perché le gomme hanno funzionato bene. La prova è che tutte le specifiche che avevamo messo a disposizione dei piloti, le tre anteriori e le due posteriori, sono state utilizzate nella gara lunga di domenica. La maggior parte dei piloti hanno corso con la soft all’anteriore e la media al posteriore. Uno ha scelto la hard all’anteriore e tre la media. Inoltre in tre hanno montato la soft posteriore. Tutti erano contenti della loro scelta e le gomme sono arrivate bene alla fine, con delle buone performance. Tra l’altro, l’ultima volta che erano state utilizzate tutte le specifiche era stata due anni fa, nel 2023, proprio a Mandalika. Quest’anno è stato possibile scegliere la soft al posteriore perché la pista ha avuto un’evoluzione, quindi c’è stato meno calo. Abbiamo fatto anche il nuovo record della pista e quello del giro veloce in gara, quindi direi che il bilancio è positivo su un tracciato molto esigente”.
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