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Redazione Milano
L’imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dopo il delitto il 52enne ha inscenato un tentativo di suicidio. In un anno e mezzo di relazione con Pamela Genini un crescendo di maltrattamenti mai denunciati
Giovedì mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere Gianluca Soncin, il 52enne accusato di omicidio pluriaggravato per aver ucciso con almeno 24 coltellate martedì sera a Milano Pamela Genini, che voleva lasciarlo.
Dopo il delitto il 52enne, alla vista delle forze dell’ordine, ha inscenato un tentativo di suicidio ferendosi leggermente alla gola: medicato in ospedale, è stato poi trasferito in carcere.
La Procura ha chiesto la convalida del fermo e l’applicazione della misura cautelare in carcere per omicidio pluriaggravato. Richiesta su cui dovrà decidere il gip Tommaso Perna, che già in giornata dovrebbe depositare il suo provvedimento.
«Non è in condizioni lucidissime. Ha già provveduto a nominare un avvocato di fiducia con cui deciderà la strategia processuale» ha detto l’avvocata Simona Luceri, difensore d’ufficio di Gianluca Soncin, al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo. «Si è avvalso della facoltà di non rispondere – ha aggiunto Luceri – e ha proceduto solo con la nomina del difensore di fiducia e poi ha dichiarato di non voler procedere con l’interrogatorio. Fisicamente l’ho visto dimesso, con questo vistoso cerotto sul collo. Non è ancora pienamente consapevole di quello che è successo. Non lucido e dimesso. È stato una notte in ospedale, è in isolamento da ieri quando è stato dimesso, immagino che non sia ancora pienamente sul centro di quello che è successo». Il cerotto sul collo è per via dei tagli superficiali che Soncin si è procurato subito dopo aver ucciso Pamela con 24 coltellate.
La legale di Soncin: «Era confuso»
Anche nella notte dell’arresto, Soncin aveva scelto di non rispondere alle domande della pm Alessia Menegazzo. «Era confuso, anche fisicamente dopo il gesto che aveva fatto su sé stesso, e non ha detto nulla nemmeno con me su quanto era accaduto», aveva riferito l’avvocata Simona Luceri. Mercoledì mattina, prima delle dimissioni e del trasferimento nel carcere milanese di San Vittore, l’avvocata era riuscita a vederlo ancora brevemente, ma «gli ho spiegato solo questioni tecniche del procedimento, non era ancora lucido».
La truffa da milioni di euro sulle auto di lusso
Originario di Biella, Soncin aveva abbandonato la sua provincia, dove aveva studiato ed era cresciuto, alla volta della Lombardia. Prima però aveva abitato a Pordenone e Cervia. Nel suo passato c’erano già stati problemi con la legge. Nel 2010 era stato arrestato dalla Guardia di finanza di Ascoli con l’accusa di associazione a delinquere nell’ambito di un’operazione coordinata dalla procura di Termini Imerese, per sgominare un’organizzazione che si muoveva tra Germania e Italia per offrire auto di lusso a prezzi stracciati grazie all’evasione dell’Iva attraverso società fittizie. Milioni di euro che non venivano versati.
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I mezzi venivano consegnati direttamente ai reali acquirenti italiani, tutti imprenditori del settore, mentre risultavano importati da società fittizie, tra le quali la Orion e la Coimpex di Salvezzano Dendro (Pordenone), amministrate da Lamberto e Gianluca Soncin attraverso dei prestanome.
Le violenze contro Pamela Genini
La relazione con Pamela era iniziata a marzo del 2024. Si erano conosciuti tramite un’amica e si erano trasferiti subito a casa di lui. Due persone descritte in maniera molto diversa da chi li ha incrociati in più occasioni in via Iglesias: lei sempre gentile, lui schivo e silenzioso, «di poche parole».
«Non le permetteva di vedere le amiche, né di sentirle», ha raccontato l’ex fidanzato di lei, F. D., agli inquirenti. «Le faceva usare sostanze psicotrope». È l’inizio dell’incubo. Minacce, violenze. Che lei non avrebbe mai denunciato. F. D. ripercorre i racconti che lei gli ha fatto nel tempo. Estate 2024: viaggio all’Elba. Lui la tempesta di calci e pugni durante una lite, e «cerca di buttarla dal balcone». Settembre 2024: un’altra aggressione, questa volta durante una gita a Venezia.
Le foto dei lividi
«Mi mandava le foto dei lividi», ha raccontato un’amica di Genini, Nicole, a Mattino Cinque, mostrando alcuni scatti dell’occhio tumefatto e altre lesioni al viso di Pamela, inviate dalla giovane a febbraio di quest’anno. «Un anno fa per gelosia le lanciò addosso una valigia». Nel corso della trasmissione, anche la testimonianza dell’amica e socia Elisa, che poche ore prima del delitto aveva pranzato con Pamela.
L’ultima giornata
«Ieri eravamo a pranzo a Lugano, voleva parlarmi perché aveva intenzione di studiare psicologia all’università, dovevo spiegarle come funzionava la piattaforma online dell’università a cui voleva iscriversi», ha aggiunto Elisa. «Era molto felice, stava per diventare zia e questo la rendeva molto felice. Con Gianluca il rapporto sembrava essersi stabilizzato e forse è stato questo l’errore, dare fiducia a una persona che non voleva il suo bene. Lei era indecisa se denunciarlo, non so se lo ha fatto, ma questo prima dell’estate, verso febbraio-marzo. Gli scatti d’ira credo fossero improvvisi, se fosse stata una cosa continua Pamela si sarebbe allontanata, era solare e piena di vita, non avrebbe mai rischiato. Lui sarà stato molto bravo a non farle capire che era in pericolo», ha concluso l’amica.
I tentativi di Pamela di interrompere la relazione
In effetti, già lo scorso aprile Pamela aveva deciso di chiudere la relazione e aveva laciato Cervia. Lui però l’aveva minacciata: «Se mi lasci t’ammazzo, e ammazzo tua madre». Pamela spaventata si era sfogata con l’ex: «Non posso lasciarlo altrimenti m’ammazza». Il 9 maggio, nella casa di Milano era intervenuta la polizia per una lite. Spiega una vicina: «Lui aveva citofonato a me per farsi aprire ma quando era salito al terzo piano, lei non gli aveva aperto e aveva chiamato il 112. Nelle settimane successive, poi, li avevamo visti però di nuovo spesso insieme». Ad agosto lui le avevapuntato una pistola alla pancia. Sabato scorso, durante una gita a Padova, l’aveva schiaffeggiata e aveva minacciato di ucciderle il cane. Dopo quel giorno, lei l’aveva cacciato di casa. Ma tempo prima lui avrebbe fatto copia delle chiavi: sono quelle che ha usato martedì sera.
La fiaccolata per Pamela Genini a Gorla
Intanto, il quartiere dove Pamela è stata uccisa si mobilita contro la violenza sulle donne. Il primo appuntamento a Gorla è giovedì alle 18 alla panchina rossa in via Stefanardo Da Vimercate angolo via Cirenei. Domenica alle 17.30 ci sarà poi una fiaccolata in ricordo della 29enne: il ritrovo è in via Iglesias angolo via Liscate. «Non restiamo indifferenti, non restiamo in silenzio – c’è scritto su un volantino rosso realizzato dai residenti e i commercianti del quartiere milanese -. Continuiamo a tessere reti di solidarietà, rispetto, inclusione e sicurezza a partire dal basso. Collaboriamo con la comunità educante per superare violenza e patriarcato».
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16 ottobre 2025 ( modifica il 16 ottobre 2025 | 13:48)
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