Un taglio di soli tre centimetri. Piccolo. Ma sufficiente a salvare una vita. L’incisione chirurgica è stata effettuata nel corso di un’operazione salvavita innovativa, per la prima volta effettuata anche al Centro cardiologico Monzino di Milano, centro di eccellenza nazionale e internazionale per il trattamento delle patologie cardiovascolari dell’adulto con le tecniche mininvasive più avanzate.
L’innovativo intervento salvavita al cuore al Monzino
Sono state sostituite la valvola aortica e la valvola mitrale ed è stata riparata la valvola tricuspide. A eseguire l’intervento è stato il team guidato dal dottor Emad Al Jaber, direttore dell’Unità complessa di cardiochirurgia mininvasiva ed endoscopica.
“Oggi abbiamo spinto ancora più in là la frontiera dell’endoscopia cardiaca. Il Monzino è uno dei pochi centri di eccellenza, dove si applica l’approccio mini invasivo endoscopico per il trattamento delle patologie valvolari cardiache, ma l’aspetto innovativo è intervenire contemporaneamente su tre valvole cardiache sostituendone due, impiantando due protesi, e riparando la terza. Siamo orgogliosi di questo risultato straordinario, che ci conferma che l’endoscopia è il presente e il futuro della cardiochirurgia, ma più di tutto siamo felici di aver salvato la vita della nostra paziente, che presto uscirà dall’ospedale “rinata” e con soltanto una piccola ferita al torace, avendo evitato il traumatismo di un’eventuale stereotomia” ha spiegato Al Jaber.
L’intervento è stato effettuato su una paziente di 75 anni che non avrebbe infatti potuto affrontare un intervento a torace aperto per via di gravi co-morbidità.
Ch è il dottor Al Jaber
Il dottor Al Jaber è uno dei massimi esperti della chirurgia della valvola mitrale, aortica e tricuspide in endoscopia cardiaca ed è attualmente uno dei chirurghi con la maggior esperienza a livello internazionale, grazie all’altissimo numero di interventi eseguiti annualmente in Italia e all’estero. L’endoscopia cardiaca è una tecnica di chirurgia mininvasiva che ha cominciato a evolversi significativamente dagli anni ’90, con l’obiettivo di ridurre l’impatto degli interventi al cuore.
“Abbiamo iniziato l’endoscopia cardiaca al Monzino trattando le valvole singolarmente. Dopo aver maturato un‘esperienza significativa, abbiamo esteso la metodica ad altre patologie, fino a renderla un trattamento standard per le patologie valvolari, applicato anche alla rimozione di tumori cardiaci, alla correzione di alcuni difetti congeniti in età adulta, come quelli del setto interatriale, e, in casi selezionati, al trattamento di disturbi del ritmo cardiaco come la fibrillazione atriale. La metodologia è in continuo e rapidissimo sviluppo, essendo fortemente legata alla tecnologia. Anche dal punto di vista clinico siamo costantemente alla ricerca di miglioramenti e ampliamenti delle applicazioni, con un’attenzione particolare alle patologie dell’aorta ascendente” conclude Al Jaber.
Come si opera al cuore
La tecnica come la conosciamo oggi ha fatto un salto di qualità grazie ai progressi nella tecnologia delle videocamere ad alta definizione e nella miniaturizzazione degli strumenti chirurgici, dimostrando sicurezza ed efficacia. Il principio della metodica consiste nel limitare al minimo l’apertura del torace, praticando un taglio di tre centimetri e impiantando la circolazione extracorporea da vene e arterie periferiche: con l’ausilio di una telecamera e speciali strumenti endoscopici, il chirurgo lavora a cuore aperto, ma non più guardando all’interno del torace – sarebbe impossibile data la piccolissima dimensione dell’incisione – ma su uno schermo ad alta definizione che restituisce una visione del cuore estremamente dettagliata, che permette di eseguire gesti chirurgici con una precisione e una sicurezza senza precedenti. La tecnica, attualmente praticata in pochi centri d’eccellenza in Italia e all’estero, offre grandi vantaggi per il paziente, a parità di risultato terapeutico: meno dolore, meno degenza ospedaliera, meno traumatismo, minore incidenza di infezioni, ripresa anticipata e anche miglior risultato estetico perché l’incisione chirurgica è poco visibile, un fattore che influisce molto positivamente sul recupero psicologico della persona.