Il presidente della Repubblica e la presidente del Consiglio saranno all’ultimo saluto: si terrà nella Basilica di Santa Giustina a Padova, in Prato della Valle. Presente anche il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana
Sarà un funerale di Stato e vedrà in prima linea il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana. Ma sarà anche un cordoglio comune, cittadino oltre che istituzionale, e dunque commosso, intenso e partecipato. Nella Basilica di Santa Giustina di Padova dove già la società civile e le istituzioni avevano accolto il 5 dicembre 2023 scorso (diecimila i presenti in quell’occasione) la salma di Giulia Cecchettin per l’ultimo saluto, si terrà venerdì 17 ottobre alle 16 l’omaggio pubblico al brigadiere Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni, i carabinieri uccisi nell’esplosione del casolare di Castel D’Azzano (Verona) in cui altri 27 loro colleghi sono rimasti feriti.
La funzione nella Basilica di Santa Giustina
La Basilica padovana che si trova in una delle più frequentate piazze della città (la seconda più grande d’Italia), punto d’incontro delle passeggiate domenicali, delle corse dei bambini, delle chiacchiere degli studenti universitari, si trova di fronte a quella che è la sede del Comando interregionale dei carabinieri. Nel Comando regionale, invece, giovedì 16 tra le 18 e le 19 e venerdì tra le 6 e le 14 i corpi dei carabinieri saranno esposti nella camera ardente per l’ultimo saluto di amici e familiari. «Non è facile sopportare il dolore lancinante per un vuoto improvviso, un punto di riferimento che in un attimo non c’è più – ha detto il comandante provinciale Simone Pacioni – Ma è l’essenza dell’essere carabiniere fino in fondo, dell’aver cucita sulla propria pelle la nostra uniforme, del far parte di una grande famiglia che quotidianamente cerca di portare serenità, sicurezza, fiducia nei propri concittadini. Si tratta di un orgoglio fatto di azioni silenti, di rischi imprevedibili, di senso di giustizia, di equità, di equilibrio, di vicinanza, di comprensione». «Ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi in meno di un secondo un’esplosione – ha raccontato dal suo letto di ospedale Domenico Martella, carabiniere 25enne rimasto ferito – le macerie mi hanno schiacciato e poi il buio le urla». E ha aggiunto: «Voglio essere ai funerali dei miei colleghi a Padova».
L’accusa di strage
Per ricordare i tre militari il Governo ha proclamato due giorni di lutto nazionale e in queste ore anche il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana ha incontrato a Padova, nella sede del comando, i familiari dei tre militari esprimendo « il cordoglio di tutto il Paese».
Anche perché per i tre fratelli Ramponi l’accusa ipotizzata dal Procuratore di Verona Raffaele Tito è quella di strage. I tre fratelli, Franco, Dino e Maria Grazia Ramponi, per gli inquirenti avrebbero messo a punto il piano da tempo, costruendo molotov e sparpagliando per la casa bombole di gas poi aperte saturando così la casa, appena hanno visto entrare le auto delle forze dell’Ordine. La casa era una sorta di fortino, con imposte sprangate e inferriate alle finestre. Il blitz è scattato poco prima dell’alba e prevedeva una perquisizione per accertare se vi fossero esplosivi e bottiglie molotov. Nessuno si aspettava una conclusione di questo tipo. Anche perché precedenti del genere si ricordano solo nel caso della strage di Nassirya del 2003 in cui persero la vita 12 carabinieri (in un contesto di guerra) e nella strage del Pilastro del 1991 in cui persero la vita (per terrorismo) tre carabinieri.
16 ottobre 2025 ( modifica il 16 ottobre 2025 | 17:23)
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