di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Secondo il governo di Kyriakos Mitsotakis, la misura offre nuove opportunità a chi desidera guadagnare di più. Ma per Syriza, il principale partito di opposizione, è un provvedimento una «mostruosità legislativa»

La Grecia diventa il primo Paese dell’Unione Europea a introdurre per legge la possibilità di una giornata lavorativa di 13 ore. Il Parlamento di Atene ha approvato la norma voluta dal governo di Kyriakos Mitsotakis, nonostante le proteste di piazza, due scioperi generali e le durissime critiche dell’opposizione e dei sindacati.

Cosa prevede la legge 

La legge, presentata dal ministro del Lavoro Niki Kerameus, prevede la possibilità per i datori di lavoro del settore privato di estendere l’orario giornaliero fino a 13 ore, ma soltanto per un massimo di 37 giorni l’anno. Durante questi periodi, i lavoratori riceveranno una maggiorazione salariale del 40%. Il governo ha difeso la misura come un passo verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Secondo Kerameus «è fuorviante parlare di giornata lavorativa di 13 ore» perché, come ha ribadito in parlamento, «si tratta di una facoltà, non di un obbligo. Nessuno potrà essere costretto a lavorare di più contro la propria volontà». Insomma, i dipendenti potranno rifiutarsi di lavorare più ore e senza conseguenze.



















































«Opportunità per guadagnare di più» per il governo

Per il governo greco la misura offre nuove opportunità a chi desidera guadagnare di più, legalizzando pratiche di lavoro già diffuse in modo informale. La norma, spiegano da Palazzo Maximos, consente di «regolarizzare il lavoro extra per lo stesso datore», evitando doppi impieghi o lavoro nero. 

La reazione dei sindacati e delle opposizioni

Ma le rassicurazioni non bastano. Per George Koutroumanis, ex ministro del Lavoro, la riforma «è un passo indietro nella storia del diritto del lavoro» e rischia di compromettere la fragile fiducia dei cittadini nelle istituzioni dopo anni di austerità e sacrifici. Anche i sindacati greci vedono nella riforma un pericoloso arretramento dei diritti dei lavoratori. La Federazione dei dipendenti pubblici (Adedy) ha guidato due scioperi generali, il primo e il 14 ottobre, paralizzando il Paese. Migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene e nelle principali città, denunciando una legge che, «sotto il pretesto della flessibilità», rischia di trasformare «i lavoratori del XXI secolo in persone senza diritti né vita».

Il principale partito di opposizione, Syriza, ha definito il provvedimento una «mostruosità legislativa» e ha deciso di non partecipare al voto. «Quando il resto d’Europa discute di ridurre le ore di lavoro, in Grecia le aumentiamo», ha commentato il portavoce del gruppo parlamentare, Christos Giannoulis, parlando di un testo «degno del Medioevo».

La Grecia ha già una delle settimane lavorative più lunghe in Ue

Secondo i dati Eurostat, la Grecia ha già una delle settimane lavorative più lunghe dell’Unione Europea: circa 40 ore, contro le 34 della Germania e le 32 dei Paesi Bassi. Nonostante una crescita economica sostenuta negli ultimi anni, i salari restano inferiori ai livelli pre-crisi e il potere d’acquisto dei greci è tra i più bassi del continente.

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16 ottobre 2025 ( modifica il 16 ottobre 2025 | 17:47)