Con la consueta passerella parigina si è concluso il Tour de France 2025. La corsa a tappe francese ha incoronato per la quarta volta Tadej Pogacar, al termine di 3 settimane di ciclismo splendide, con il fuoriclasse sloveno che è andato a scrivere nuovamente grandi pagine della storia della Grande Boucle. Di questo e molto altro si è parlato nell’ultima puntata di BIKE Today, in onda sul canale Youtube di OA Sport.
Ospite della puntata Paolo Savoldelli, due volte vincitore del Giro d’Italia e ora commentatore tecnico. Il bergamasco ha iniziato la sua analisi dalla corsa a tappe nel suo complesso: “Sicuramente abbiamo vissuto un Tour di alto livello, ma quello lo sapevamo già, perché gli atleti al via erano i migliori. Ne mancavano pochissimi. Una corsa molto dura per i partecipanti, tranne la terza tappa sono sempre andati a tutta. Un Tour spettacolare perché tutti i protagonisti si sono dati battaglia e nulla è mai stato scontato, sia per le tappe sia per le varie maglie. Voto complessivo? 10. Lo motivo perché c’era sempre qualcosa di bello da seguire ogni giorno. Oggettivamente ora tra Giro e Tour c’è un vero abisso. Lo spettacolo lo fanno i corridori e i migliori sono lì. Il successo è incredibile e la conferma arriva dal pubblico che si sta ampliando con sempre più giovani che si stanno avvicinando al ciclismo”.
Quarta affermazione di Tadej Pogacar che ormai lascia sempre tutti a bocca aperta volta dopo volta. Un dominio clamoroso con oltre 4 minuti su Jonas Vingegaard che, però, a sua volta, ne ha rifilati ben 6 al terzo: “Si era già visto al Giro de Delfinato che andava forte ma, contemporaneamente, Vingegaard diceva di essere in ottime condizioni. Ho la sensazione che quando è caduto Almeyda sia cambiato tutto. La Visma, a quel punto, ha provato a rendere la corsa più dura possibile allo sloveno. E lui come ha risposto? Arrivo in salita. 2 minuti guadagnati in 10km. Ogni discorso chiuso. C’è poco da dire, Pogacar lascia sempre senza parole. Va forte in ogni situazione, in pianura, a cronometro, in salita. Dall’altra parte il danese diceva di essere nella sua migliore versione di sempre e ha comunque rifilato 6 minuti al terzo. Per sua sfortuna aveva contro un Pogacar sempre più forte anche mentalmente. C’è chi dice che ammazza il Tour? No, per niente. Nessuno può dire niente su di lui. Dà sempre spettacolo”.
Un aspetto importante di questa edizione sono state le due ultime tappe sulle Alpi con dislivelli enormi. Ci si aspettava tanto, ma è successo davvero poco: “La Visma era convinta di vincere il Tour e battere Pogacar mandandolo in crisi. Speravano in una giornata no dello sloveno. Ad esempio hanno attaccato sul Colle della Madeleine quando erano lontanissimi dal traguardo per provare a forzare e ribaltare la corsa. Hanno provato qualcosa ma ci non sono riusciti. Bisogna dare merito al team, ma Pogacar non ha mai dato il minimo segnale di cedimento. Nell’ultima settimana lo sloveno non ha mai voluto esagerare e ha controllato. La corsa è stata tiratissima, era anche caduto, quindi alla fine ha ragionato. Una dimostrazione di maturità”.
Un Tour de France vissuto a 43 kmh di media (43.389 per l’esattezza): “Numeri eclatanti. Rispetto ai nostri tempi sono cambiate tante cose: la scienza negli allenamenti, l’alimentazione, i mezzi meccanici. Ora la bicicletta va di più. Se, però, le velocità aumentano ci sono più problemi e si vede che da un momento all’altro può succedere qualcosa”.
Dopo 3 settimane splendide, la Grande Boucle si è conclusa con una tappa conclusiva a Parigi davvero eccezionale: “Intanto iniziamo con il dire che la direzione gara ha fatto bene a neutralizzare tutto a 50 km dal traguardo, sia per il percorso, sia per la pioggia. Se fosse successo qualcosa ad una delle tre maglie, per esempio, non sarebbe stata una bella cosa per l’organizzazione. Pogacar ancora una volta ha dimostrato di essere un fuoriclasse. Dopo un Tour a tutta anche l’ultimo giorno ha corso per vincere. Senza un van Aert così in giornata poteva centrare l’ultima tappa. Che dire? Un atleta come non ho mai visto prima”.
Passiamo agli italiani. “Complimenti a Milan. La Maglia Verde mancava dai tempi di Petacchi ed è un ottimo risultato. Ha vinto anche 2 tappe, per cui ottimo bottino. La seconda vittoria sotto la pioggia in volata è stata davvero al cardiopalma. Chapeau a lui anche solo per averci provato. Per quanto riguarda la classifica sapevamo che non c’era nessuno. Abbiamo portato a casa, ad ogni modo, più di quello che potevamo sperare. Potevamo fare 3 vittorie, non ci siamo nemmeno andati troppo lontano”.
Ultima battuta sul Tour in generale e su Pogacar: “Cosa farei ora se avessi 25 anni? Farei quello che facevo quando correva Contador, ovvero strutturare il mio programma dopo aver visto quello di Pogacar – sorride – Se c’è lui, infatti, si fa fatica a vincere. Il Tour? Lo si corre sempre, è comunque troppo importante. La Visma, anche se non ha vinto, ha avuto un ritorno di immagine clamoroso. Ricordiamo che ormai parliamo di squadre da 50-60 milioni l’anno. Farsi vedere è fondamentale perchè sono come aziende. Fare secondo al Tour ti garantisce una pubblicità superiore a qualsiasi altra corsa”.
CLICCA QUI PER VEDERE LA PUNTATA COMPLETA DI BIKE TODAY