Roma, 16 ottobre 2025 – L’aumento di tre mesi dei requisiti previdenziali dal 2027 scatterà per tutti: e così serviranno 67 anni e tre mesi per la pensione di vecchiaia e 43 anni e un mese per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne per la cosiddetta pensione anticipata per lasciare il lavoro. Solo i lavoratori che svolgono attività gravose e usuranti saranno esentati dall’incremento. E’ quanto prevede il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles e in Parlamento. Il che vuol dire che le altre soluzioni proposte innanzitutto dalla Lega sono state escluse. Anche se il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, insiste nel voler combattere fino in fondo la battaglia per evitare l’aumento. Sulle pensioni “stiamo lavorando, come governo, e sapete qual è la posizione della Lega che è sempre stata quella di sterilizzare tutti i tre mesi di aumento dell’età pensionabile – spiega Durigon – Ci sono visioni diverse con gli alleati. Lavoriamo per trovare una soluzione”. Il Dpb, però, va in un’altra direzione: “Con riferimento alle pensioni, nel biennio 2027-2028, si conferma, ad esclusione dei lavori gravosi e usuranti, l’aumento graduale dei requisiti di accesso al pensionamento connessi all’adeguamento all’aspettativa di vita. Gli interventi sulle pensioni secondo le tabelle costano -0,02 del Pil nel 2026 (circa 460 milioni); -0,08 nel 2027 (quasi 1,9 mld) e -0,05 nel 2028 (1,15 mld). Quasi oltre 3 mld in totale sui tre anni.
Sappiamo che nel 2025 e nel 2026 sono richiesti 67 anni di età anagrafica e 20 anni di anzianità contributiva per tutte le categorie di lavoratori: uomini e donne, dipendenti, pubblici e privati, e autonomi. Lo stesso vale per la pensione cosiddetta anticipata: sono richiesti 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.
L’età anagrafica per la pensione di vecchiaia, come i requisiti contributivi per quella anticipata, però, è soggetta ad adeguamenti periodici, in funzione dell’andamento della speranza di vita. Il che vuol dire che se la speranza di vita cresce, cresce anche la soglia anagrafica o contributiva da raggiungere per poter accedere alla pensione di vecchiaia. In particolare, a partire dal 2019 l’adeguamento avviene con frequenza biennale (in precedenza era invece triennale) ma è stato pari a zero per i bienni 2021-2022, 2023-2024 perché non si sono registrati aumenti della speranza di vita.
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Ora, secondo i dati Istat della scorsa primavera, nel 2023/2024 la speranza di vita a 65 anni è aumentata di sette mesi rispetto al biennio precedente recuperando ampiamente i quattro mesi persi durante la pandemia. Questo significa che secondo la normativa attuale il ministero dell’Economia deve emanare un decreto entro il 2025 per far scattare nel 2027 l’aumento di tre mesi dell’età di pensionamento e dei requisiti contributivi necessari alla pensione anticipata.
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Di conseguenza, per il ritiro dal lavoro dal 2027 saranno necessari 67 anni e tre mesi di età o almeno 43 anni e un mese di contributi se uomo e 42 anni e 1 mese se donna, oltre alla finestra mobile (tre mesi per la pensione anticipata). Ma in più occasioni dal fronte del governo e, principalmente, della Lega si è annunciato che i tre mesi di aumento sarebbero stati sterilizzati. Tanto più, senza sterilizzazione degli aumenti, dalla Cgil hanno stimato che si avrebbero oltre 44 mila esodati, lavoratori che resterebbero senza stipendi o e senza pensione. Alla fine sono stati esclusi solo i lavoratori che svolgono attività usuranti o gravose.
