Una volta conclusi i campionati italiani cronosquadre di sabato, il 2025 di Chantal Pegolo potrà dirsi finalmente concluso. Non perché sia stato un anno negativo, sia chiaro, più di qualcuno firmerebbe per essere al suo posto. Ma certo, al netto delle soddisfazioni, è stato lunghissimo e piuttosto faticoso. Alle medaglie negli europei su pista si sono aggiunte quelle di fine stagione ai mondiali e agli europei su strada. In più mettiamoci le gare con la squadra. I viaggi. I ritiri. E alla fine la sua settimana a Sharm El-Sheikh, Pegolo se la sogna tutte le notti da almeno dieci giorni.

«Dopo l’europeo su strada – racconta Pegolo – ho fatto gli italiani in pista. Ho vinto, però mentalmente non c’ero più. Con la testa ero verso le vacanze, al momento di lasciare la bici. Vengo da tre giorni di riposo, perché tra l’altro sono anche caduta. E ho appena ripreso ad allenarmi per l’italiano crono, ma molto tranquillamente…».

2025 UCI Road World Championships Kigali Rwanda, Chantal PegoloLa firma al via dei mondiali, quando non c’erano certezze e nessuno da Pegolo si aspettava l’argento

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Fra scuola e ciclismo

Di Chantal Pegolo vi avevamo già raccontato lo scorso anno quando debuttò fra le juniores e più di recente, nel corso dell’estate, dopo gli europei in pista. Il secondo posto di Kigali nella prova su strada ha dato una forma diversa alla sua ambizione e al suo sorriso.

«L’anno scorso avevo fatto parecchi secondi e terzi posti – racconta – però non era mai arrivato un titolo. Un po’ per l’esperienza e anche per l’età, perché comunque ero al primo anno. Quest’anno invece sapevo che potevo giocarmi delle carte su pista, ma su strada avevo molti più dubbi, perché non abbiamo mai fatto gare internazionali. Quindi sono andata al mondiale e agli europei, cosciente del lavoro che avevo fatto, ma senza aspettarmi nulla. Sapevo che il livello sarebbe stato più alto e, non essendomi mai confrontata con le altre, non pensavo di certo a un podio, neanche alla top 10 in verità. Insomma, devo ancora credere di essere arrivata seconda al mondiale.

«Per ora Ostiz e Grossman hanno qualcosa in più di me, ma lavorandoci e crescendo, secondo me posso affiancarle. Loro adesso lo fanno come lavoro, Ostiz ha già fatto delle gare con le professioniste, quindi tutt’altro ritmo rispetto al mio. Lei non va più a scuola, si dedica al 100 per cento al ciclismo. Io invece vado ancora a scuola, non mi dedico solo allo sport, quindi secondo me ho ancora margini».

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Chantal PegoloPegolo all’arrivo: la mano sul volto per il secondo posto, che alle spalle di Ostiz vale quasi quanto una vittoria

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Dodici ore a settimana

Il contratto in tasca ce l’ha anche lei, ma la Lidl-Trek ha preferito lasciarla crescere per gradi e le ha prennunciato il debutto nel 2027. Avrebbe avuto senso bruciare le tappe per ritrovasi nel gruppo delle grandi ad appena 18 anni?

«Quella di attendere – spiega – è stata una richiesta della Lidl-Trek e io l’ho accettata perché secondo me è meglio così. Vogliono farmi crescere piano piano, non bruciando le tappe perché è un salto altissimo. Non sono ancora pronta, lo dico sinceramente, quindi è meglio prendersi un anno supplementare di crescita. Non sono su livelli di preparazione tanto spinti. So anche io che una squadra di allieve fa allenare le sue ragazze molto più delle altre, anche 18 ore a settimana. Io certe ore penso di non averle mai toccate.

«L’allenatore mi ha detto che mi sono preparata bene, perché per fare un mondiale comunque devi avere una buona condizione, però non ho esagerato. Non sono andata oltre quello che dovevo fare. Io al massimo arrivo a 12 ore di allenamento a settimana, considerando che ho da dedicare anche tempo allo studio. Il Liceo Scientifico Sportivo pretende ore di studio e il discorso di non passare subito è anche legato a fare la maturità senza dover pensare ad altro».

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula OstizLa salita decisiva degli europei. Ostiz fa il forcing, Grossmann resiste, Pegolo cede a 500 metri dal gpm

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula OstizLa salita decisiva degli europei. Ostiz fa il forcing, Grossmann resiste, Pegolo cede a 500 metri dal gpm

Dall’Africa alla Francia

L’Africa le è rimasta negli occhi. Dai bambini che chiedevano le borracce nelle campagne a quelli che in città puntavano a qualche spicciolo. Kigali non era soltanto quello che è stato mostrato nella bolla del mondiale, ma una città con oltre un milione di abitanti che si sta ricostruendo un tessuto sociale dopo il genocidio di trenta anni fa.

«Di solito portavo una borraccia in più per dargliela – sorride la giovane friulana – ed erano tutti contenti. E’ stata una bella esperienza, unica. Il giorno dopo essere tornata a casa mi sono allenata e ho scoperto che stavo ancora meglio che al mondiale. Non ho avuto cali per il viaggio. Ma mentre in Rwanda non mi conosceva nessuno, in Francia mi aspettavamo praticamente tutti e quindi avevo paura di deludere le aspettative. Però ho gestito bene la pressione, alla fine prima di partire ero abbastanza tranquilla. Mi sono detta che avrei preso quello che fosse venuto ed è andata bene anche là. In corsa ho avuto le stesse sensazioni del mondiale, ma erano due percorsi completamente diversi. In Francia c’era una salita molto più lunga. L’ultimo giro l’hanno fatto davvero forte e io mi sono staccata negli ultimi 500 metri. Forse, con il senno di poi, se fossi arrivata con le prime tre, avrei vinto quasi sicuramente la volata di gruppo».

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula OstizOstiz è di fatto una professionista, Pegolo va ancora a scuola: si può lavorare su quel divario

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Il paese in festa

Il ritorno a casa è valso il prezzo del viaggio. Il paese l’aspettava, con gli striscioni e i cori per la medagliata che tornava dalla Francia e prima ancora dall’Africa.

«I miei erano contentissimi – sorride – c’era tutto il paese con i cartelloni che mi aspettavano. E’ stata una settimana veramente unica che vorrei ripetere, ma resto concreta e penso a godermi questi due podi che non so quando rivedrò. Siamo partite per il Rwanda senza nessuna attesa e nessuna pressione. Forse allora siamo stati bravi anche noi a gestirci in quella situazione».