Il presidente americano sponsorizza l’acquisto del libro della premier del 2021, ripubblicato negli Usa. Nel 2023 questo giornale condusse un’inchiesta a puntate per approfondire la narrazione della leader di Fratelli d’Italia, scoprendo una serie di incongruenze
Il mega spot, detto anche Maga spot, di Donald Trump al libro di Giorgia Meloni ha rilanciato l’autobiografia della presidente del Consiglio sbarcata negli Stati Uniti. L’edizione italiana era stata pubblicata nel 2021, prima che Meloni vincesse le elezioni. Nell’America trumpiana, invece, è arrivata solo ora, ma con tutti gli onori del caso: sul profilo Truth, infatti, il presidente Usa ha scritto: «Meloni, la grande presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia, ha scritto un nuovo libro, “Io sono Giorgia: le mie radici, i miei principi”.
Giorgia sta facendo un lavoro incredibile per il meraviglioso popolo italiano e questo libro esplora il suo percorso di fede, famiglia e amore per il paese, che le ha dato la saggezza e il coraggio necessari per servire la sua nazione e rendere orgoglioso il suo popolo. È fonte di ispirazione per tutti». Per poi aggiunge il Maga spot: «Acquistate oggi stesso la vostra copia!», con link che rimanda all’acquisto del libro.
Del resto la prefazione è scritta da Donald Trump Jr, il figlio del presidente. Non si è fatta attendere la risposta di ringraziamento di Meloni: «Molto gentile, amico mio!», ha scritto la premier, «penso sia importante che la gente sappia chi sei e da dove vieni, per giudicare se sei sincero nel tuo percorso politico».
La sincerità, appunto. Nel libro “Io sono Giorgia” la premier non è stata proprio sincera, come ha raccontato questo giornale nel 2023, con un’inchiesta a puntate e con un lavoro investigativo durato alcuni mesi.
A partire dal ruolo del padre, Francesco Meloni: la versione ufficiale di Giorgia Meloni e della madre Anna Paratore lo ha rimosso dall’album di famiglia. Con lui hanno tagliato ogni rapporto dal 1988, hanno sempre sostenuto. Mai più incontrato da allora, otto anni prima che venisse condannato a nove anni per traffico di hashish da un tribunale spagnolo. Una vicenda dolorosa per la figlia a tal punto da rimuoverla dal racconto pubblico, con la quale, tuttavia, ha dovuto fare i conti dopo che un giornale delle Baleari ha pubblicato subito dopo la vittoria alle elezioni un articolo sulla condanna del padre ripreso dalle testate italiane.
Fino ad allora le notizie su Francesco riguardavano solo il rapporto conflittuale con la futura presidente. Tanto che nella sua autobiografia “Io sono Giorgia” la premier – la prima ha raccontare dell’abbandono paterno – scrive parole durissime e amare nei suoi confronti: «Quando è morto, qualche anno fa, la cosa mi ha lasciato indifferente».
C’è però una misteriosa società spagnola con sede a Madrid, che rischia di riscrivere almeno in parte la relazione tra il padre «commercialista di Roma nord (così definito nel libro di Meloni, ndr)» e la famiglia della presidente, in particolare il rapporto con la madre Anna. Quest’ultima ha fatto affari per anni con Raffaele Matano, mentre lo stesso era contemporaneamente azionista dell’impresa amministrata dal padre della presidente. Per uno strano scherzo del destino il misterioso triangolo passa per la Spagna, paese a cui Giorgia Meloni è molto affezionata: indimenticabile quel «Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy cristiana» urlato dal palco della manifestazione del partito Vox, l’estrema destra spagnola nostalgica del franchismo.
Un altro capitolo centrale del libro di Meloni “Io sono Giorgia” è focalizzato sulle umili origini della famiglia, i sacrifici della madre, Anna Paratore, l’incendio della casa a Roma Nord, che ha portato poi le due Meloni (Giorgia e Arianna) nel popolare quartiere di Garbatella, dove Giorgia Meloni inizierà a fare politica nel Fronte della Gioventù negli anni Novanta. Anche in questa parte molti elementi non tornavano. E per questo abbiamo scavato scoprendo alcune incongruenze soprattutto sul ruolo di Paratore, al centro di una rete di affari assieme a un immobiliarista romano.
A queste due ne sono seguite altre di puntate della nostra inchiesta su “Io Sono Giorgia”, che potete trovare qui.
Le reazioni non si sono fatte attendere. La premier aveva risposto alle nostre domande con una lettera in cui oltre a confermare e spiegare, ci accusava di spargere fango gratuito. In quella lettera, però, rivela per la prima volta l’esistenza di un legame familiare con una persona al centro di questa rete di affari con l’immobiliarista.
Il nostro direttore, Emiliano Fittipaldi, rispose con questo editoriale
La nostra controinchiesta, dunque, ha portato alla luce nuovi elementi che sgonfiano la narrazione di underdog che la presidente del Consiglio aveva fatto di sé nell’autobiografia. Per questo la premier non aveva gradito, da sempre allergica alla libera informazione. Preferisce i complimenti di Trump in mondovisione e gli spot Maga sul suo capolavoro editoriale.
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