di
Stefano Montefiori
Divergenze sulle categorie di merci coperte o meno. Ed è ancora scontro sul web. Il nodo degli acquisti degli equipaggiamenti militari
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – L’insoddisfazione e insieme il sollievo per un accordo al ribasso ma «sempre meglio di una guerra commerciale con gli Usa», secondo l’opinione prevalente nelle cancellerie europee, adesso fanno i conti con la realtà, ovvero: che cosa prevede l’intesa, o il «buon affare per tutti» nelle parole di Donald Trump a bordo dell’Air Force One?
Di preciso non è chiaro, a parte la famosa cifra del 15 per cento di dazi sulle esportazioni Ue negli Usa, perché ognuno dei due contraenti ne dà una versione diversa, e su un aspetto non secondario come quali siano le merci tassate.
Per esempio, vini e liquori sono compresi, o no? La Francia sta andando alla battaglia dello champagne perché spera che gli alcolici saranno esentati, come sembra credere il ministro dell’Economia, Éric Lombard. In un’intervista a Libération il ministro si dice convinto che la deroga concessa all’industria aeronautica «dovrebbe applicarsi anche agli alcolici», e il collega con delega al commercio, Laurent Saint-Martin, si mostra ancora più fiducioso, «ci risulta che gli alcolici siano effettivamente esentati». Ma gli americani sostengono invece che non ci saranno deroghe per cognac, champagne e gli altri vini, preoccupando migliaia di produttori e in particolare il più importante di loro, Bernard Arnault, il fondatore del gruppo Lvmh leader mondiale del lusso che comprende marchi come Moët & Chandon, Veuve Clicquot e Hennessy.
In un intervento sul giornale di sua proprietà Les Echos, Arnault parla di «un buon accordo, un atto di responsabilità», ma con un’«omissione dannosa, che espone il settore emblematico della viticultura europea a una grande incertezza». Arnault ricorda che il suo gruppo «produce in Francia, in Italia ma anche negli Stati Uniti», e ripete che «preservare il dialogo transatlantico, anche a costo di compromessi, è una vittoria».
La questione degli alcolici, è appunto emblematica, anche di come la difficoltà stia adesso nel calare l’intesa di massima nella realtà. L’incertezza riguarda almeno altre cinque aree: digitale, farmaci, microchip, metalli e armi.
Gli Usa sottolineano che la Ue «non adotterà né manterrà tariffe per l’uso della Rete», ma il portavoce della Commissione Olof Gill aggiunge che «non cambiamo le nostre regole e il nostro diritto di regolamentare lo spazio digitale». Nella versione americana dell’accordo i farmaci e i chip europei verranno tassati al 15%, mentre nel documento europeo sono esentati.
Quanto all’acciaio, alluminio e rame, per Washington i dazi restano e neanche al 15 ma al 50 per cento, mentre Bruxelles spinge per continuare a negoziare e strappare condizioni più favorevoli. Gli americani celebrano poi la promessa di «importanti acquisti europei di equipaggiamenti militari americani», ma secondo l’Ue non c’è alcun passaggio scritto, almeno per ora, e si tratta di «un’aspettativa generale di Trump».
I dubbi dovrebbero essere tolti venerdì con una dichiarazione congiunta, e con i decreti esecutivi firmati dal presidente Trump.
29 luglio 2025
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