Un uomo di 73 anni residente ad Alonte ha perso la vita dopo aver contratto una grave encefalite provocata dal virus West Nile. È il primo decesso collegato a questa infezione registrato in Veneto nel corso del 2025. L’anziano si trovava ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Arzignano dall’inizio di settembre e, nonostante i tentativi del personale medico di salvarlo, non è mai uscito dal coma.

I primi segnali della malattia, come febbre alta e persistente, stati di confusione e disorientamento, avevano fatto sospettare ai sanitari una possibile infezione da virus del Nilo occidentale. Gli accertamenti clinici e i test di laboratorio effettuati durante il ricovero hanno poi confermato la diagnosi, individuando come causa del contagio la puntura di una zanzara portatrice del virus. Poiché l’uomo non aveva viaggiato di recente, né in altre regioni italiane né all’estero, è stato stabilito che si trattava di un caso autoctono, cioè contratto localmente, nel territorio in cui viveva.

Il sindaco di Alonte, Luigi Tassoni, aveva fin dall’inizio espresso vicinanza e speranza per una possibile guarigione del concittadino, mentre l’Ulss 8 Berica monitorava costantemente l’andamento del suo stato di salute. Dopo la conferma ufficiale del contagio, il Comune ha disposto interventi straordinari di disinfestazione nelle aree pubbliche e ha invitato la popolazione a collaborare attivamente per ridurre la presenza di zanzare, eliminando l’acqua stagnante e adottando buone pratiche preventive contro la formazione di larve.

La conferma definitiva del virus è arrivata dai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, con sede a Padova, che si occupa di sorvegliare la diffusione del West Nile nel Nord Italia. Questo virus, trasmesso soprattutto dalla zanzara comune Culex, nella maggior parte dei casi non dà sintomi evidenti o causa solo disturbi lievi, simili a quelli di un’influenza. Tuttavia, nei soggetti anziani o con fragilità di salute, può trasformarsi in una forma grave della malattia, con conseguenze neurologiche importanti, come encefaliti o meningiti.

Dall’ultimo bollettino diffuso dalla Regione Veneto emerge che sono stati registrati 106 casi di infezione autoctona, cioè avvenuti nel territorio regionale, di cui 34 con complicazioni a livello neurologico. Altri 37 casi sospetti sono ancora oggetto di verifica. Le autorità sanitarie hanno ricordato che solo l’1% delle persone infettate sviluppa una forma grave della malattia, ma il rischio aumenta in modo significativo tra chi ha più di 60 anni o soffre di patologie croniche e condizioni di salute delicate.