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Un racconto non convenzionale e profondo della maternità, attraverso due vissuti paralleli e realistici. Due donne dai destini paralleli, che si incrociano nel momento in cui diventano madri. C’è tutto questo in “Amata”, il film di Elisa Amoruso , tratto dal romanzo d Ilaria Bernardini che ne ha curato la sceneggiatura. Il film è al cinema da giovedì 16 ottobre e vede protagoniste, entrambe bravissime, Miriam Leone  (Maddalena) e Tecla Insolia (Nunzia), insieme a Stefano Accorsi nella parte di un uomo anche lui acceso dal desiderio di paternità.

“Amata”, la trama

Nunzia è una studentessa 19enne fuori sede, arrivata a Roma dalla provincia per laurearsi e realizzare i suoi sogni. Un percorso pieno di energia e speranza che cambia bruscamente quando la ragazza si accorge di essere incinta. Nunzia però, decide subito che per lei non è il momento di diventare mamma e tiene nascosta la gravidanza a tutte le persone che la conoscono, abbandonando l’appartamento che condivideva con le amiche e trasferendosi a casa di un’anziana non vedente dove decide di trascorrere gli ultimi mesi di gestazione per poi poter continuare la propria vita come nulla fosse dopo il parto. Maddalena invece, è una donna realizzata, una ingegnera benestante, felicemente sposata a un uomo che ama. Nella sua vita però, c’è un dolore segreto, che solo lei e il marito conoscono: pur desiderandolo, Maddalena non riesce a diventare madre. Dopo l’ennesimo tentativo fallito, i due coniugi decidono di provare il percorso dell’adozione, ma Maddalena non rinuncia del tutto all’idea di una gravidanza, un’ossessione per cui è disposta anche a mettere a rischio la propria salute. 

“Amata” due destini paralleli che raccontano due facce della maternità

Elisa Amoruso, con il suo nuovo film “Amata” si addentra in un tema delicato e complesso, spesso raccontato in modo stereotipato, che è quello della maternità. Lo fa immergendosi in due vite di donne agli antipodi per età, carattere, vissuto, posizione sociale. Nunzia, la studentessa che rimane incinta per sbaglio, interpretata dalla bravissima Tecla Insolia, di quel bambino che sta per nascere non ne vuole sapere, accoglie la notizia della sua esistenza come un  masso che sbarra la sua strada verso una vita che deve ancora iniziare. Attraverso di lei, seguiamo anche la fatica di una giovane donna che avrebbe diritto di scegliere se mettere o meno al mondo una nuova vita e si trova in difficoltà nella possibilità di esercitarlo. La vediamo ascoltare giudizi e consigli non richiesti, subire pressioni e infine, doversene tornare a casa a portare avanti una gravidanza che non vuole.

Da un’altra parte della città, che potrebbe essere dall’altra parte del mondo, c’è Maddalena, una donna realizzata che vive in segreto la sofferenza lacerante di non riuscire a diventare madre, per lei ma anche per il marito amorevole e comprensivo che le sta accanto e ne condivide questo dolore. Maddalena si incaponisce fino a mettere a rischio se stessa per un figlio che non vuole arrivare, fa di tutto, ma quando poi riescead arrivare a un passo dal diventare madre, si ritrova a dover affrontare il suo doloroso percorso di famiglia e le si spalanca davanti un baratro di paure inaspettate. Con il viaggio interiore di Maddalena, Elisa Amoruso racconta con intelligenza una parte della maternità che non vediamo praticamente mai raccontata, quella in cui il diventare madre passa attraverso la soluzione dei nodi accumulati come figli, e succede anche a Nunzia, mentre partorisce, quando le si chiede del “padre” e lei pensa al suo non a quello dal bambino che sta arrivando.

E’ solo uno degli elementi che rivelano la profondità con cui questo film girato con occhio, mano, testa ed esperienza di donna, porta lo spettatore dentro uno dei grandi misteri della vita, che è però anche un’esperienza di corpi, di psiche, di condizioni materiali ed equilibri relazionali. Un tema qui esplorato con una delicatezza che finalmente non rinuncia alla complessità e che quindi non giudica ma cerca di andare sotto la superficie e gli stereotipi.

Voto: 6,7

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