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Paolo Foschi e Rinaldo Frignani inviato a Pomezia
Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, ha parlato con il Corriere subito dopo l’attentato. Dopo aver sporto denuncia ha dichiarato: «Lo Stato e le istituzioni mi sono sempre stati vicini in questi mesi»
«Adesso mi hanno assegnato un’ auto blindata, prima avevo soltanto una tutela nonostante le numerose minacce ricevute e tutte le cose che sono successi. Io non mi sono mai lamentato però mi è sembrata una cosa assurda. Anche perché questa volta è chiaro che è stato qualcuno che conosce i miei movimenti». Ne è sicuro Sigfrido Ranucci che poi aggiunge: «Mancavo dalla casa di Campo Ascolano da martedì scorso. Ho notato una serie di coincidenze collegate a quello che è accaduto, come il ritrovamento un anno fa di proiettili calibro 38 da parte del mio capo scorta che io non ho mai pubblicizzato. Sono stato preso di mira esclusivamente per cose di lavoro, del resto tutti quelli che abbiamo intervistato anche per le nuove puntate lo sanno: inchiesta sui finanziamenti pubblici, sulle stragi di mafia. Ho ricevuto numerosi minacce che ho sempre denunciato anche se poi non è mai successo niente».
«Adesso andrò alla Direzione distrettuale antimafia, il boschetto davanti a casa mia è molto frequentato ogni sera ma è stata anche una piazza di spaccio gestita dagli albanesi. Chi ha piazzato la bomba sapeva dove metterla, non credo che abbia avuto un timer piuttosto una miccia, ma penso che nelle intenzioni di chi ha agito dovesse sembrare una cosa non organizzata da una mente raffinata». Una lettura confermata dalle prime analisi investigative che puntano sulla criminalità per la matrice dell’attentato.
«Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, avrebbero potuto ammazzare una persona, avrebbero potuto ammazzare mia figlia. Hanno usato almeno un chilo di esplosivo»: Sigfrido Ranucci poco dopo le due di notte, pochissime ore dopo l’attentato subìto nella notte, aveva parlato al telefono con il Corriere della Sera. «Ho solo due minuti, sono qui con i carabinieri e con la scientifica».
Era in casa al momento dell’esplosione?
«Sì. Mia figlia aveva parcheggiato la sua auto accanto alla mia una ventina di minuti prima dell’esplosione, avvenuta alle 22».
E la sua vettura quando era stata utilizzata l’ultima volta?
«Mio figlio l’aveva parcheggiata dove è esplosa alle 13.20 di ieri».
Che idea si è fatto di quanto accaduto?
«C’è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti, negli ultimi mesi ho ricevuto varie minacce, tutte oggetto di denuncia: mi hanno mandato un proiettile di P38, sono stato pedinato da personaggi identificati dalla mia scorta, sono stato oggetto di dossieraggi anche dall’estero».
Qualche idea di chi possa essere l’autore o il mandante dell’attentato?
«No, ma potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report (che tornerà in onda ogni domenica dal 26 ottobre, ndr)».
In mattinata, il giornalista ha presentato denuncia. Lasciando la sede della compagnia dei Carabinieri di via Trionfale, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai cronisti. «C’è una lista infinita di minacce, di varia natura, che ho ricevuto e di cui ho sempre informato l’autorità giudiziaria e di cui i ragazzi della mia scorta hanno sempre fatto rapporto», ha detto. «Quello di stanotte», precisa, «è stato un salto di qualità preoccupante perché proprio davanti casa, dove l’anno scorso erano stati trovati dei proietti».
Ranucci ha poi aggiunto di sentirsi in ogni caso «tranquillo»: «Lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi», ha spiegato.
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17 ottobre 2025 ( modifica il 17 ottobre 2025 | 14:16)
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