
Il consulente di collezionisti Josh Baer.
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Il Padre Pio del mondo dell’arte, nel senso che può essere in due luoghi
contemporaneamente, è il curatore svizzero, capo delle Serpentine Galleries a Londra,
Hans Ulrich Obrist.
A differenza di Kazakina e Saltz non cova nessun tipo di risentimento né ha il dente
avvelenato. Anzi il suo dente è dolcissimo e la sua lingua lunghissima, una sorta di
Dracula capace di rigenerarsi con il sangue creativo altrui. Come la Settimana
Enigmistica, vanta centinaia di tentativi d’imitazione.
Altro fenomeno e causa forse involontaria degli eccessi di queste prime decadi del
Ventunesimo secolo: Larry Gagosian. Gagosian, oltre a essere un genio del mercato (per
onestà di cronaca dichiaro di essere membro del comitato scientifico della galleria), è uno
che ha inventato un brand nel mondo delle galleria d’arte. Ha fatto quello che Ronald
Reagan, presidente degli Stati Uniti, fece alla fine degli anni ’80. Si dice che Reagan
investì sempre di più negli armamenti non perché fosse un guerrafondaio ma perché così
facendo spinse il nemico storico, l’Unione Sovietica, ad andargli dietro svenandosi e alla
fine a collassare. Stessa strategia di Gagosian che moltiplicando il numero delle gallerie
ha costretto i suoi rivali, grandi e piccini, a fare altrettanto.
Ora che il mercato si sta contraendo come una stretta agli zebedei del sistema dell’arte,
molte gallerie rischiano di fare la fine dell’Unione Sovietica. C’è poi il fenomeno delle fiere
d’arte, Art Basel e Frieze in primis. Anche loro da semplici luoghi dove si vendeva e
comprava sono diventate una sorta di enormi discoteche dell’arte dove la gente va a far
baldoria. Un tempo si consumava birra, oggi champagne. Per molti l’idea di tornare alla
birra è un trauma.
Un’altra comunità che è aumentata esponenzialmente nel mondo dell’arte è quella dei
«Fomo», ovvero «Fear of missing out», paura di perdersi qualcosa, gente che senza
specifici motivi e ruoli frequenta opening di mostre, musei, biennali e Vip preview delle
fiere d’arte. Alcuni di loro sono veri vip, alcuni semi vip, altri veri e propri lip, «little
important people», persone poco importanti.
Altro fenomeno è quello delle auto-mitologie, ovvero quelli che si sono creati la loro
propria persona, principalmente attraverso i canali social, dall’ex gallerista oggi consulente
artistico di collezionisti Josh Baer, famoso per il suo Baer Fax, un fax che ti arrivava ogni
settimana con pettegolezzi e segreti di Pulcinella legati al mercato, ma estremamente
seguito dagli addetti ai lavori. Oppure Kenny Schachter, poliedrico tuttofare che nei suoi
articoli, sempre su Artnet, sputava veleno mescolato a interessanti considerazioni e
vittimismo sul sistema e sui suoi protagonisti. Ma la Dagospia dell’arte è stata tale Hilde