La stitichezza cronica, intesa come frequenza di evacuazione inferiore a tre volte alla settimana, colpisce circa una persona su dieci, e può avere ripercussioni pesanti sulla qualità di vita e sull’umore, oltre a provocare (potenzialmente) una trentina di sintomi diversi. Non a caso, il mercato di farmaci e integratori che vantano effetti su questa condizione è in crescita continua, mentre le indicazioni dei medici si focalizzano essenzialmente sull’aumento della presenza di fibre e acqua nella dieta e sul movimento. Ma quanto c’è di fondato in queste raccomandazioni? E, soprattutto, questi sono gli unici consigli che si possono dare?

Le più complete linee guida mai pubblicate

Per rispondere a queste domande, i ricercatori del King’s College di Londra hanno cercato di fare un po’ di ordine e analizzato la letteratura scientifica degli ultimi anni. Il risultato sono le prime e più complete linee guida mai pubblicate, fondate sulle prove scientifiche e per questo avallate, tra gli altri, dalla British Dietetic Association (BDA). La società scientifica, insieme ad altre del settore, ora si augura siano adottate da tutti i medici, infermieri, dietisti e professionisti di diverso tipo, ma anche dalle persone che intendono affrontare la propria condizione senza ricorrere a farmaci, migliorando l’autogestione. Nel documento sono presenti anche consigli finalizzati a facilitare l’adozione delle regole principali in tutto il mondo, e quindi in sistemi sanitari di qualunque tipo.

Per illustrare i diversi aspetti e dare massima visibilità alle conclusioni, comprese le priorità della ricerca e i consigli pratici, gli autori hanno pubblicato le linee guida su due riviste, il Journal of Human Nutrition & Dietetics e Neurogastroenterology & Motility.

In totale, 15 raccomandazioni erano relative alle fibre, venti ai probiotici, due ai simbiotici, cinque al magnesio, due alla senna e tre ai supplementi con kiwi, due alle prugne e due al pane di segale. Per quanto riguarda le bevande, ne sono state trovate cinque sull’acqua minerale. Da qui è nata l’indicazione di 12 priorità per la ricerca, ovvero gli aspetti che dovrebbero essere primariamente approfonditi nei prossimi anni.

Pranzo salutare composto da involtini di formaggio bruno e lattuga, pomodorini e kiwiKiwi e pane di segale sono degli ottimi alleati contro la stitichezza
Le nuove linee guida

Nel lavoro sono stati presi in esame 75 studi clinici controllati, e il primo commento è quello che si trova spesso in questo tipo di analisi: i lavori pubblicati negli ultimi anni sono stati quasi sempre di qualità scarsa o comunque appena sufficiente, e si sono concentrati troppo spesso su singoli alimenti, o supplementi o principi attivi, mentre ciò che conta è la composizione complessiva della dieta, il suo valore nutrizionale e le abitudini alimentari.

Ma ciò che forse è stato più sorprendente è stato il fatto che, se si osservano i numeri, le raccomandazioni più solide non sono quelle sul generico aumento di fibre o di acqua, ma su altro. In totale, quelle presenti sono addirittura 59, e riguardano i diversi alimenti e supplementi.

Cosa mangiare in caso di stitichezza?

I più innovativi sono forse quelli che riguardano i kiwi, che assumono un ruolo di primaria grandezza, consumati con o senza buccia (in Italia non c’è l’abitudine di consumarli con la buccia, ma non c’è nulla si sbagliato, sottolineano gli autori), in numero variabile ma comunque non inferiore a due al giorno. I kiwi sono così efficaci perché, oltre a contenere un elevato numero di fibre, sono composti da molta acqua, necessaria per lo scorrimento delle feci e per il loro ammorbidimento.

Poi ci sono le prugne secche (otto-dieci al giorno) e l’acqua ricca di minerali, migliore di quella del rubinetto, anche se quest’ultima varia molto, e il pane di segale. L’ossido di magnesio è sicuramente efficace. Subito dopo ci sono lo psillio (di solito in forma di integratore), alcuni probiotici e il pane di segale, mentre la senna, lassativo vegetale estratto dall’omonima pianta usato da secoli, non sembra molto efficace o, quantomeno, su di essa non ci sono studi convincenti.

Acqua e frutta

A un livello più generale, poi, secondo i ricercatori di Londra è molto meglio concentrarsi prima sulla frutta e su ciò che si beve, piuttosto che affidarsi alle numerose marche di probiotici pubblicizzati. Su questi ultimi, in realtà, gli studi sono insufficienti, anche se per alcuni è stata suggerita un’azione lassativa. Ma ciò che non si è studiato a dovere è l’interazione con il microbiota intestinale, così come gli assortimenti di più probiotici. Analogamente, continuare ad aumentare la quantità di fibre è importante e necessario, ma non è sufficiente, perché per un buon funzionamento dell’intestino sono fondamentali la quantità di acqua e la salute del microbiota residente.

Finalmente chi deve fornire consigli – siano i medici o le autorità sanitarie – ora hanno a disposizione uno strumento convalidato, e possono suggerire di basarsi sui kiwi o sulle prugne, con un po’ di pane di segale e molta acqua ricca di minerali, prima di intraprendere azioni più invasive, e non necessariamente efficaci.

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Giallone 03.07.2025 dona ora

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Agnese Codignola