Sarà pur vero che il ciclismo corre veloce, che cambia di continuo, che dimentica anche la sua storia. Ma non è così. Quelli che hanno scritto pagine importanti non vengono dimenticati e Tom Boonen è uno di questi. Molti sono dell’opinione che avrebbe anche potuto essere uno di quelli capaci di fare il Grande Slam delle classiche monumento, resta comunque un maestro nelle prove del Nord e proprio per questo potrebbe presto ritrovare spazio nel ciclismo di oggi.


Lontano dal ciclismo. Fino a ora?
Da quando ha chiuso la sua carriera nel 2017, lasciando un certo vuoto anche nel ciclismo belga che sforna talenti a getto continuo, Boonen si è tenuto abbastanza lontano dal ciclismo e anche le sue apparizioni alle gare come anche le sue interviste sui media sono state alquanto rare. Ma non ha mai smesso di seguire quel che avveniva sulle strade e ha seguito tutte le ultime vicissitudini. Una delle quali lo ha particolarmente interessato e potrebbe anche portarlo a rivedere il suo “ritiro sull’Aventino”: la nuova direzione che la Soudal Quick Step prenderà dopo l’addio a Remco Evenepoel.
E’ ormai noto che la formazione belga, tra le più antiche dell’intero WorldTour essendo diretta emanazione di quel che fu la gloriosa Mapei (e Boonen, quando vi approdò nel 2003, ne colse il momento di cambiamento) sta cambiando pelle. Non più una squadra votata al suo capitano, nelle classiche ma ancor di più nei Grandi Giri, ma un team che torna alle sue radici, che vuole riprendere quello spirito del Wolfpack che l’ha resa famosa nel mondo raccogliendo successi a più non posso. Quindi una squadra alla perenne ricerca di successi parziali, con obiettivo primario le classiche. Soprattutto quelle di casa. Soprattutto l’Inferno del Nord. Le “sue gare”…


La figura del diesse “a tempo”
La ristrutturazione del team non passa solamente attraverso l’addio a Remco come ad altri corridori o l’ingaggio di “specialisti” come possono essere Jasper Stuyven e Dylan Van Baarle già ufficializzati. Coloro che sono stati confermati stanno già adeguandosi ai nuovi dettami, ma per procedere a un simile cambiamento strategico bisogna mettere mano anche allo staff. Il CEO Jurgen Foré, ha iniziato a rinnovarlo richiamando gente abituata proprio a quel tipo di gare. Con un rapporto particolare, perché ad esempio Niki Terpstra e Sep Vanmarcke saranno diesse del team inizialmente in maniera apposita per il periodo primaverile.
E’ proprio questa soluzione estemporanea che ha solleticato l’attenzione di Boonen che su Het Nieuwsblad ha aperto idealmente la porta: «Io non sono stato contattato, ma se Wilfried Peeters (diesse del team e anche lui con una lunghissima storia da corridore ai tempi Mapei, ndr) volesse farlo, è il benvenuto. Proprio l’idea di un incarico a tempo com’è stato presentato a Niki mi potrebbe interessare, soprattutto perché dedicato alle gare che meglio conosco».


Un vero esperto del pavé
Boonen in questi giorni è fortemente coinvolto nelle sue vicende famigliari, badando all’ultima arrivata Giséle, avuta dalla sua compagnia Wiebeke con cui ha condiviso sui social la prima foto della sua bambina. Anche questo ha contribuito a un nuovo approccio nei confronti del suo vecchio mondo. Tom ha implicitamente dato anche un giudizio sull’evoluzione che la squadra ha avuto: «Tante volte mi è stato chiesto se mi sarei fatto coinvolgere e ho sempre risposto di no, non lo sentivo nelle mie corde. Ora le cose sono cambiate. Se c’è mai stato un momento giusto per il mio ritorno, questo è ora. Un nuovo inizio è possibile».
Da parte della società l’interesse è palese e lo afferma direttamente Dirk De Wolf: «Un ragazzo come Tom si adatta a qualsiasi cosa e con la sua conoscenza, può offrire ai ragazzi consigli molto preziosi per quel tipo di gare dove è difficile trovare un elemento con più esperienza di lui».


Sfruttare le occasioni nonostante Pogacar
Boonen, da parte sua, si è già fatto un’idea sulle forze in campo e nella nuova Soudal si rispecchia molto meglio, respirando vecchi profumi, quelli della fatica sulle antiche pietre: «Finalmente la squadra ha ricominciato a tenere fede al suo DNA e ha gli elementi giusti per emergere, anche in questo ciclismo così complicato e contraddistinto da fuoriclasse assoluti che lasciano poco spazio. E’ difficile quando hai di fronte uno come Pogacar che può ottenere una lista di vittorie più ampia anche di quella di Merckx. Io ho corso contro tanti campioni, ma mai uno simile, che può vincere e soprattutto “vuole” vincere dappertutto. Anche la Parigi-Roubaix potrebbe tranquillamente essere nelle sue corde, l’ha dimostrato.
«Ma uno come Paul Magnier ha davvero tutto per poter vincere le Classiche del Nord. Io dico che si può tranquillamente tornare a essere la vecchia Quick Step, bisogna resuscitare l’antico spirito. Che cosa potrei fare per il team? E’ molto semplice: fare di tutto perché si arrivi al risultato, uno solo, la vittoria…».