Potrebbe essere una tragedia legata alla disperazione il “giallo” di Rosita e Mauro Dal Corso, 55enne e 52enne di Mirano, trovati morti ieri 16 ottobre nel fiume Sile all’interno di una Renault Capture, ripescata dai vigili del fuoco di fronte al ristorante “Da Nea” a Silea. Sui cadaveri di Rosita e Mauro il pubblico ministero Anna Ortica, che ha aperto un fascicolo modello 45 (senza ipotesi di reato e senza indagati), ha disposto l’autopsia che sarà effettuata forse già domani dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto.
I fratelli Dal Corso erano scomparsi da casa nello stesso giorno in cui la madre, Maria Bovo, 77enne seguita come il resto del nucleo famigliare dai servizi sociali del comune veneziano, aveva fatto perdere le proprie tracce per poi essere ritrovata il 10 ottobre scorso. Il corpo era stato ripescato a Meolo, in località Porte Grandi, di fronte alla sede di H-Farm.
La Renault Captur inabissatasi insieme alla 55enne e al 52enne aveva tutte le porte e i finestrini chiusi ma il bagagliaio era aperto. Certamente la Bovo e i figli erano arrivati tutti insieme a Silea come confermerebbero alcune immagini riprese da un targa system. La mamma era seduta come passeggero, non aveva le cinture di sicurezza allacciate e sarebbe stata sbalzata fuori dalla vettura. Il suo corpo, uscito dal bagagliaio, sarebbe stato trascinato dalla corrente fino Meolo. Al volante dell’auto c’era Rosita Dal Corso: lei e il fratello sono stati trovati che galleggiavano all’interno dell’abitacolo ma la sicurezza che alla guida della Renault ci fosse la 55enne viene dal fatto che era l’unica ad essere in possesso della patente di guida.
L’unica cosa certa in questa storia dai contorni fumosi è che Maria Bovo non è morta annegata: lo avrebbe appurato l’autopsia che, come causa del decesso, al momento propone due ipotesi: secondo la prima Maria Bovo sarebbe morta per un infarto mentre la seconda suggerisce che l’anziana sia deceduta per effetto dell’impatto dell’auto con l’acqua, che a giudicare dalle condizioni dell’avantreno del mezzo sarebbe stato particolarmente violento. A denunciare la scomparsa della famiglia erano stati, lo scorso 9 ottobre, alcuni parenti.
Rosita Dal Corso diceva di vivere una situazione psicologicamente e personalmente difficile per quelle che, in un post di oltre due anni fa su Facebook, aveva definito come “cattiverie” e “soprusi”, dicerie e critiche che sarebbero state rivolte alla famiglia. Che stando alle sue parole sarebbe stata molto unita.