di
Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani

Gli attentatori sapevano che il giornalista sarebbe tornato a casa a Campo Ascolano dopo due giorni di assenza. Hanno atteso che la scorta lo lasciasse e andasse via. Il contrattempo per l’arrivo in auto della figlia

Lo hanno seguito, forse per giorni. E comunque da Roma. Si sono appostati fra gli alberi dello spiazzo erboso che costeggia la chiesa di Sant’Agostino, già piazzetta di spaccio e traffici di pusher romani e albanesi, ma anche frequentata da chi porta a spasso il cane, e lì dalle 21.40 circa hanno atteso che la «tutela» – il livello di scorta meno blindato – di Sigfrido Ranucci si allontanasse dopo aver lasciato il giornalista, ideatore e conduttore di Report su Rai 3, più volte minacciato, nella villetta di famiglia in viale Po, a Campo Ascolano, sul litorale sud di Roma, accanto all’aeroporto militare di Pratica di Mare. 

Mancava da martedì, in pochi sapevano che sarebbe tornato due giorni più tardi. Attentatori – difficile che una persona abbia potuto fare tutto da sola – ben informati dunque, quelli che l’altra sera hanno fatto saltare in aria l’auto del giornalista protagonista di inchieste eclatanti e scomode con una bomba carta ad alto potenziale. 



















































L’auto sollevata in aria, il boato in un vocale

Un ordigno artigianale ma molto efficace, composto da almeno un chilo di polvere pirica innescato da una miccia accesa a mano. Roba in voga negli stadi, alle manifestazioni estremiste, ma anche fra la malavita comune e non. Di recente proprio fra Ostia, Acilia e Aprilia per intimidire negozianti e rivali in affari. 

L’esplosione alle 22.17. Devastante, avvertita in un raggio di due chilometri. Avrebbe potuto anche uccidere, ma per chi indaga non era questo l’obiettivo degli attentatori. Dopo il botto tutti in strada dalle villette vicine: l’auto, parcheggiata sul passo carrabile dall’ora di pranzo, quando l’aveva usata il figlio di Ranucci, sollevata in aria e semi distrutta. Danni anche alla Ford Ka Plus della sorella, arrivata appena un quarto d’ora prima dello scoppio, e al muretto vicino al cancello dell’abitazione. In un messaggio vocale che un residente stava registrando in quel momento si sente un boato. I carabinieri, di pattuglia lì vicino, sono accorsi subito con i vigili del fuoco.

L’incappucciato e la fuga verso gli alberi 

L’arrivo, forse imprevisto, della figlia di Ranucci potrebbe aver ritardato l’azione degli attentatori: uno di loro ha acceso la miccia quando non c’era nessuno in vista ed è scappato. Fra i residenti qualcuno ha visto un individuo incappucciato, vestito di nero, attraversare con passo svelto viale Po prima dello scoppio. Andava verso gli alberi dove forse c’era un complice.

I militari del Nucleo investigativo di Frascati hanno raccolto elementi nel luogo dell’esplosione e sequestrato le due auto: saranno analizzate dagli artificieri dell’Arma per capire, con i frammenti della bomba, chi l’abbia confezionata. La Direzione distrettuale antimafia, dove Ranucci ha passato ore ieri per tracciare il quadro delle minacce subìte fino a oggi, alla vigilia della messa in onda della nuova serie di Report dal prossimo 26 ottobre, indaga per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso. Un’inchiesta non semplice: a partire dal fatto che non ci sono telecamere nelle vicinanze, a parte quella con campo lungo di un semaforo pedonale. Ma ce ne sono invece verso l’aeroporto militare.

I carabinieri hanno acquisito quei video e tutti quelli degli impianti che si trovano lungo il percorso seguito dall’auto della scorta di Ranucci da Roma a Campo Ascolano, ma hanno anche analizzato le targhe delle auto parcheggiate in zona, tanto da scoprire ieri pomeriggio una Fiat 500X rubata che è stata ispezionata dagli artificieri.

Nel colloquio con il pm Carlo Villani e il procuratore Francesco Lo Voi sarebbe emersa l’ipotesi di un attentato su commissione, ossia malavita locale legata ad altri interessi. Ranucci ha fatto riferimento a «quattro o cinque piste che portano allo stesso ambito». L’interrogatorio è stato secretato.


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17 ottobre 2025