Anche in questo caso, occorre una premessa: le sanzioni economiche non producono mai effetti apprezzabili sui soggetti imperiali, inclusa la Russia, perché vivono e ragionano in maniera estremamente differente rispetto a noi economicisti europei. L’effetto più pericoloso delle sanzioni non è economico, ma socio-politico: esse mirano ad aumentare il malcontento popolare soprattutto in quei segmenti già “arrabbiati” col Cremlino, con l’auspicio di aumentare le divisioni interne e promuovere rivolte e disordini. Mosca, inoltre, ha costruito una rete di evasione delle sanzioni triangolando le spedizioni con Paesi terzi, soprattutto in Asia centrale, che le consente di commerciare comunque con l’Europa. Ecco perché le recenti sanzioni annunciate da Donald Trump contro questi Paesi terzi preoccupano non poco il Cremlino. Ad agosto, l’amministrazione Usa ha imposto dazi aggiuntivi del 25% all’India per punire l’acquisto di petrolio russo. Da quando gli Stati europei hanno ridotto le importazioni di greggio russo dal 2022, l’India è diventata la principale destinazione di spedizioni marittime dell’oro nero di Mosca. Le raffinerie indiane assorbono circa 1,8 milioni di barili al giorno di greggio russo, pari a circa 40 miliardi di dollari di entrate annue per le società della Federazione.