di
Pierpaolo Lio

Il 4 settembre 2024 Pamela Genini si presentò all’ospedale di Seriate con un dito rotto dopo un’aggressione di Gianluca Soncin. Nel questionario antiviolenza manifestò la paura di venire uccisa. Ma nonostante il colloquio con le forze dell’ordine il codice rosso non scattò

«Crede che lui sia capace di ammazzarla?».
La domanda è una delle cinque del protocollo di valutazione del rischio di violenze. Pamela risponde: «Sì».
E lo stesso farà altre tre volte. «La violenza fisica è aumentata di frequenza e gravità negli ultimi 6 mesi?».
«Sì».
«Ha mai usato un’arma o l’ha mai minacciata con un’arma?».
«Sì».

«Lui è fortemente e costantemente geloso di lei?».
Ancora un «Sì».

L’unica risposta negativa sarà alla domanda sul fatto di essere mai stata percossa in gravidanza, dato che Pamela non è incinta. È il 4 settembre del 2024. Pamela Genini, la 29enne uccisa martedì scorso in via Iglesias a Milano, un anno fa era già scappata da Gianluca Soncin, dopo pochi mesi di relazione e l’ennesima violenta lite. La ragazza si presenta all’ospedale di Seriate. Sono le 10.33. Lamenta dolore a una mano. In pronto soccorso ci resterà per 5 ore. Uscirà alle 15.48.



















































La visita

Il triage segnala «priorità: 2 urgenza». Motivo dell’accesso, «abuso maltrattamento violenza di genere/fragilità». Il questionario che gli viene sottoposto, e riportato nel verbale di pronto soccorso, si chiama «Brief Risk Assessment». Le linee guida sono chiare: «La risposta positiva a 3 delle 5 domande è segno di elevato rischio di reiterazione della violenza e richiede l’attivazione della protezione». Non avverrà. La 29enne ex modella risponderà «Sì» a quattro su cinque. Poco più d’un anno dopo, lui — il cui nome appare già nel documento ospedaliero poi trasmesso ai carabinieri — la massacrerà con «più di trenta coltellate», come da primo esito dell’autopsia eseguita ieri, di cui tre letali al cuore.

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Il racconto

Per Pamela, quel 4 settembre 2024 il percorso di visite s’attiva su richiesta dei sanitari a cui la ragazza confessa quanto sta passando. Il suo racconto è dettagliato: «Riferisce ieri sera aggressione fisica da parte del compagno non convivente Gianluca Soncin», che lei dice essere paziente psichiatrico in terapia, «buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri. Inoltre ha lanciato oggetti addosso provocandole un trauma al IV dito mano dx. Plurimi graffi agli arti inferiori. Le strappava una ciocca di capelli. Nega violenza sessuale in questa occasione, avvenuta però in passato». È la sua ricostruzione della lite del giorno prima, il 3 settembre, avvenuta a casa di lui, e che ha visto l’arrivo dei carabinieri di Cervia (Ravenna). «Intervenute le forze dell’ordine ma non effettuata denuncia — registra il documento —. Il tutto è avvenuto presso la casa dell’accusato in altra regione a Cervia, dove la paziente si è recata autonomamente. Non primo episodio. Numerose minacce verbali e via sms. Mai effettuati precedenti accessi. Negli ultimi mesi frequenti episodi di violenza reiterata».

Niente codice rosso

A quel punto inizia l’iter codificato per questi casi. Ore 11.43: «Si eseguono foto come da protocollo previo consenso. Eseguito prelievo ematico». Ore 14.08: viene compilato il test. E visto l’esito, «4/5», vengono «allertate forze dell’ordine come protocollo dopo consenso della paziente».

 Ore 14.39: «Eseguita visita traumatologica». Sono presenti i carabinieri di Seriate. Prognosi: 20 giorni.
Infine, alle 15.37, «colloquio con le forze dell’ordine non vi è indicazione — è la frase che sorprende — ad attivazione del codice rosso».

Gli interventi

Cosa succede poi? La Tenenza dei carabinieri di Seriate acquisisce il referto. Lo invia a Cervia per competenza (è dove c’è stata la lite). I militari di Cervia trasmettono a loro volta a Seriate l’annotazione dell’intervento in casa del 3 settembre (quando fu sentita anche la vicina), chiedendo ai colleghi bergamaschi di sentire la 29enne e raccoglierne la denuncia. Ma Pamela si rifiuterà. In banca dati Sdi, i carabinieri di Seriate inseriranno un intervento per «presunta violenza di genere», senza seguito.

Nulla finirà nel software «Scudo», adottato per monitorare gli interventi «spia» anche in assenza di denuncia. Niente sarà trasmesso alle procure di Bergamo e Ravenna, per approfondire il caso e valutare l’attivazione del «codice rosso». E non saranno coinvolte le questure per misure preventive.
Gli inquirenti milanesi stanno ora acquisendo il referto medico e le annotazioni dei carabinieri di Cervia e Seriate. Serviranno alle indagini in corso. E a capire cosa un anno fa non ha funzionato.


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18 ottobre 2025 ( modifica il 18 ottobre 2025 | 08:46)