di
Vera Martinella
Una ricerca innovativa apre una nuova prospettiva: il buon funzionamento della ghiandola può predire la risposta dei pazienti all’immunoterapia
Un nuovo studio internazionale ha scoperto che il timo, una ghiandola poco conosciuta situata dietro lo sterno, può predire la risposta dei pazienti all’immunoterapia. Utilizzando l’intelligenza artificiale per valutare la salute del timo a partire da TAC effettuate di routine, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti con un timo più sano avevano risultati significativamente migliori in diversi tipi di cancro. La notizia arriva dal congresso annuale della European Society for Medical Oncology (Esmo), in corso a Berlino, e secondo i ricercatori potrebbe segnare una svolta nel modo in cui si personalizzano i trattamenti oncologici, considerando non solo il tumore, ma anche il «terreno di allenamento del sistema immunitario».
Cos’è il timo e come funziona
Il timo è una ghiandola situata nel mediastino anteriore, cioè situata dietro lo sterno, nella parte alta del torace, e tende a ridursi e a diventare meno efficiente con l’avanzare dell’età. La sua funzione principale è far maturare i linfociti T, un tipo di globuli bianchi essenziale per la risposta immunitaria.
Secondo un innovativo studio internazionale presentato in apertura del convegno della Società Europea di Oncologia Medica, la salute del timo è associata ai risultati ottenuti dai pazienti oncologici dopo il trattamento con l’immunoterapia (ovvero con gli inibitori dei checkpoint immunitari). «L’immunoterapia ha trasformato il trattamento del cancro, ma le risposte rimangono limitate in alcuni pazienti – ha ricordato l’autore principale della ricerca, Simon Bernatz, in forze al Programma AI in Medicine presso il Mass General Brigham di Boston, negli Stati Uniti -. Gli attuali biomarcatori per l’immunoterapia, come PD-L1 o il carico mutazionale tumorale (TMB), però si concentrano sulle caratteristiche del tumore, ma trascurano ampiamente la capacità immunitaria dei pazienti». Il nuovo studio ha dunque indagato se la salute del timo potesse essere associata alla risposta all’immunoterapia analizzando le TAC toraciche di routine di quasi 3.500 pazienti trattati con inibitori dei checkpoint immunitari. Utilizzando uno strumento di intelligenza artificiale sviluppato per eseguire un’analisi multistrato dei dati provenienti dalle scansioni TAC, i ricercatori hanno valutato le dimensioni, la forma e la struttura del timo per stabilirne lo stato di buona salute e hanno esaminato in che modo questi punteggi fossero correlati ai risultati dei pazienti con immunoterapia.
Lo studio su vari tipi di tumore
I risultati hanno mostrato che una migliore salute del timo era associata a un rischio inferiore del 35% di progressione del cancro e a un rischio inferiore del 44% di morte nel gruppo di poco più di 1.200 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule inclusi nello studio. È stata inoltre riscontrata un’associazione positiva tra la salute del timo e gli esiti dell’immunoterapia in pazienti con altre neoplasie, tra cui melanoma cutaneo, tumori renali e mammari. Un’ulteriore parte dello studio ha confermato che l’analisi delle scansioni TAC forniva un valido strumento per la salute del timo e ha fornito informazioni dettagliate sulla differenziazione e sulla funzione delle cellule T. I linfociti T (anche chiamati cellule T) sono componenti fondamentali del sistema immunitario e forniscono protezione contro moltissimi virus e patogeni, dato che sono in grado di individuare e uccidere agenti o cellule individuate come estranee. «I risultati sono risultati correlati con la salute del timo, valutata utilizzando il nuovo strumento di intelligenza artificiale per l’analisi delle scansioni TC – ha spiegato Bernatz -. L’immunoterapia si basa sulla liberazione delle cellule T e il timo è il luogo in cui le cellule T maturano. Il nostro studio dimostra che la salute del timo è associata a migliori risultati dell’immunoterapia in diversi tipi di cancro».
Biomarcatori per l’immunoterapia
Guardando al futuro, secondo Bernatz, la salute del timo ha il potenziale per migliorare la stratificazione dei pazienti nell’oncologia di precisione: «Saranno necessari studi clinici randomizzati per stabilirlo nella pratica clinica, ma riteniamo che la salute del timo sia uno dei pilastri mancanti degli attuali pannelli di biomarcatori oncologici e possa iniziare a includere il sistema immunitario del paziente nel processo decisionale clinico, insieme ai biomarcatori tumorali consolidati». «Servono certo conferme con studi più ampi e completi , ma ci sono molte ragioni per cui abbiamo bisogno di nuovi biomarcatori per l’immunoterapia nei pazienti oncologici e questo studio offre una nuova, interessante prospettiva» ha commentato Alessandra Curioni-Fontecedro, professoressa di Oncologia presso l’Università di Friburgo, in Svizzera, non coinvolta nella ricerca.
18 ottobre 2025
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