di
Paolo Condò
La storia delle ultime stagioni parla chiaro, dopo la seconda sosta per le Nazionali escono fuori i veri valori. Le sorprese si diradano, le grandi squadre hanno ricambi all’altezza
Il calendario internazionale ha omogeneizzato fra loro i vari campionati rendendoli più o meno uguali nel tempo. Il prossimo anno cambierà, con l’accorpamento delle soste di settembre e ottobre per limitare l’andirivieni club-nazionali che è una delle cause dell’aumento degli infortuni. Ma intanto anche quest’anno, come succede ormai da tempo, la serie A si compone di cinque segmenti: 2 giornate per il prologo d’agosto, 4 dopo la pausa nazionali di settembre, 5 tra le soste di ottobre e novembre, 19 (un intero girone) da novembre a marzo, quando l’Italia si giocherà il Mondiale agli spareggi, e infine 8 per la volata. L’effetto più «sociale» di un calendario così strutturato è la scomparsa della pausa natalizia: durante le feste si gioca sempre, come succede in Premier League e più in generale nello sport professionistico americano, lì dove la regola è una massiccia fornitura di spettacolo agli appassionati nel periodo in cui hanno maggior tempo libero da dedicargli. Dal punto di vista tecnico, la ripetitività anno dopo anno dei cinque segmenti rende interessante, se non proprio indicativa, la loro analisi.
Se si esclude il Napoli dell’anno scorso, per esempio, i futuri campioni d’Italia hanno sempre dominato questo terzo tratto che inizia oggi, e nel giro di sole tre settimane ci farà vedere cinque turni di campionato — ce n’è uno infrasettimanale — più due di coppe europee. Se andate a leggere le dichiarazioni di queste ore dei vari allenatori, tutti parlano di tour de force (a parte magari Allegri e Fabregas, liberi da impegni continentali). Hanno ragione. Prendiamo Chivu, forse il più tartassato dal calendario: stasera gioca a Roma in casa della capolista, martedì va a Bruxelles per una gara di Champions che occorre vincere (l’Inter deve riempire di punti il granaio europeo adesso, in vista di una seconda parte del girone tremenda), sabato sarà al Maradona per lo scontro diretto con la capolista. Tre gare top in otto giorni prima di ricevere una Fiorentina in brutte acque, dunque insidiosa, e soltanto allora respirare un po’ col trittico Verona-Kairat-Lazio a chiudere il periodo. La stessa Juve, reduce dalle prime critiche e scossa dalla perdita di Bremer, tra domani e domenica viaggia a Como (dura), Madrid/Real (durissima), Roma/Lazio (pericolosa): poi la scansione si ammorbidisce, ma devi arrivarci.
Il Milan di partite ne ha solo cinque ma le due più impegnative, Atalanta fuori e Roma in casa, sono a distanza di cinque giorni. Allegri deve gestire la perdita di due dei suoi quattro pilastri, Rabiot e Pulisic (gli altri sono Maignan e Modric), e questo è un grande tema del periodo perché il virus Fifa si fa sempre sentire qui. Ma attenzione. Proprio per questo motivo le sorprese si diradano, perché le grandi squadre hanno ricambi all’altezza, le altre meno, e il fossato si allarga. Peserà di più per Allegri l’assenza dei due succitati, oppure per Pioli quella di Kean (sempre che l’azzurro non recuperi)? Il terzo segmento è quello in cui si cominciano a giudicare anche i direttori sportivi.
18 ottobre 2025 ( modifica il 18 ottobre 2025 | 07:25)
© RIPRODUZIONE RISERVATA