Christian Panucci, doppio ex di Roma e Inter, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera

Marco Astori Redattore
18 ottobre 2025 (modifica il 18 ottobre 2025 | 10:44)
Christian Panucci, doppio ex di Roma e Inter, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Ecco le sue dichiarazioni: «Roma è stata l’avventura più lunga del percorso: ci ho giocato otto anni e quando torno da Dubai, dove vivo, lì ho casa. Come dico spesso, non è stata la donna più bella che ho avuto ma quella che ho amato di più».
All’Inter invece si era fermato una sola stagione. Aveva altre aspettative?
«Per vestire il nerazzurro lasciai Madrid, per dire. Si è parlato tanto della mia convivenza con Lippi ma non si può andare d’accordo con tutti».
Il legame con Capello, al contrario, era speciale?
«Fabio è super professionista, non regala niente. Mi ha voluto, ovunque ha allenato, come giocatore e, nella nazionale russa, come assistente. Abbiamo sempre avuto un rapporto vero, schietto».
Come vede il big match di domani?
«L’Inter arriva con un gruppo più rodato, che lavora insieme da anni e che già ha vinto. Attorno alla Roma c’è eccitazione, sta andando oltre le aspettative».
Le individualità che possono lasciare il segno?
«Fra i nerazzurri, orfani di Thuram, direi Lautaro. Tra i giallorossi ci si aspetta che Ferguson si sblocchi. Poi Dybala e Soulé possono garantire qualità e cambio di passo».
Chi ha più da perdere domani?
«È un banco di prova in ottica scudetto per entrambe le squadre. Ma, non lo dico solo per scaramanzia da romanista, bisogna ammettere che i nerazzurri hanno più abitudine a vincere i campionati e il periodo di rodaggio sembra essere alle spalle. Se Chivu riuscirà a ripulire la testa dei giocatori dalle scorie di Monaco, sono in pole per lo scudetto. Discorso diverso è per la Roma che, al di là del primato attuale, se a fine anno arriverà in Champions Gasperini avrà fatto un ottimo lavoro».
È difficile per Chivu dare il via a un nuovo ciclo con gli stessi giocatori di prima?
«Ma non cerchiamo scuse, per favore. I professionisti devono riaccendere il motore ogni anno, l’Inter ha tutti i mezzi a disposizione per vincere. Io ho perso la finale di Champions con l’Ajax nel 1995 ma l’anno seguente ho trionfato in campionato. Non diamo alibi, dove non serve. Allora ne avrebbe più diritto ad averne Gasperini che è arrivato in un ambiente nuovo e lavora con una squadra stravolta per 9/11».
L’ha sorpresa la scelta dell’Inter di affidarsi a un tecnico con scarsa esperienza di serie A?
«Solo in Italia si può pensare che uno che ha totalizzato 600 presenze in carriera non sia pronto per il campionato. Ho giocato con Cristian alla Roma, aveva già all’epoca un’intelligenza calcistica superiore. Di calcio se ne deve occupare chi sa di calcio: da noi l’80% dei dirigenti gestiscono società di cui non sanno nulla. Per i manager non ci sono distinguo, per i tecnici invece precisazioni e cavilli».
Nella sua griglia chi c’è in pole?
«Napoli e Inter; anche la Juventus, senza Bremer, perde molto a livello di compattezza difensiva».
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