Imola, 18 ottobre 2025 – L’incidente, l’archiviazione. Dal 17 maggio al 2 ottobre Marco Antonelli, 61 anni, si è ritrovato coinvolto in una spiacevole vicenda. Imola, l’Autodromo, la Formula 1, il Gran Premio. Tutti gli ingredienti per passare giorni di festa e di gara in compagnia del figlio Kimi. Ma il giorno delle qualifiche, nel momento in cui Marco Antonelli torna verso il circuito, ecco che un vigile della Polizia locale lo ferma. Poco prima Marco infatti era entrato all’Autodromo con il figlio. Poi la marcia indietro “perché ci eravamo dimenticati una cosa a due chilometri di distanza dalla pista”, racconta a il Resto del Carlino. Tempo di tornare sul posto, “5 minuti”, ed ecco il blocco, lato Rivazza, con la paletta da parte di un vigile urbano. Nasce un dialogo tra Marco Antonelli e F. L., 51 anni. Il poliziotto lo invita a proseguire dritto, “animatamente”, dice Marco. Antonelli, effettuando una curva larga, gira invece a sinistra verso via Santerno. Nel farlo il vigile urbano viene urtato. Neanche cinque metri e il monovolume nero è di nuovo fermo, con altri tre agenti. Proprio in quel punto della strada dove aveva chiesto di passare Antonelli e che 10 secondi prima aveva visto transitare un suv grigio.

“Io avevo un pass della Formula 1 per passare in quella strada. Non ho tentanto di forzare il posto di blocco che era presente. La mia intenzione, come ho detto anche al vigile che era molto agitato, era quella di parlare con i colleghi per chiarire le motivazioni per le quali potevo passare di lì – spiega Antonelli, assistito nell’indagine, archiviata, dall’avvocato Marco Baroncini –. Lui voleva farmi fare una strada dove avrei perso 40 minuti. Entrambi in quel momento stavamo lavorando”.

Marco Antonelli, classe ’64, ha una larga esperienza sul campo automobilistico e nei circuiti. E quando ha saputo di essersi ritrovato coinvolto in questa vicenda non ci credeva. “Io non penso di aver toccato il vigile. Con lui ci parlai, chiamandolo per chiedergli scusa, e al telefono mi disse di essersi fatto male facendo una rotazione su se stesso. Sul furgone non c’erano segni. Una cosa accertata anche dalla Polizia Stradale quando ha rilevato i fatti”.

Ma Antonelli, che ci tiene a non fare polemica e a usare toni pacati, ribadisce, una volta arrivata l’archiviazione da parte del giudice Letizio Magliaro, spiega una cosa: “Sicuramente c’è un concorso di colpa di entrambi. Non voglio togliermi dal fatto di aver fatto la manovra. Col senno di poi sarei dovuto scendere dal furgone, lasciandolo lì, per andare a parlare con i colleghi. L’agente mi stava negando un diritto, avendo il pass. E non ho avuto modo di dare spiegazioni. L’episodio non è bello ed è sgradevole. Ma sarebbe stato di buonsenso capire la situazione. Mi dispiace per quello che è successo. Fare male a una persona non mi è mai capitato. Mi è dispiaciuto”, conclude il padre di Kimi. E dire che qualche giorno dopo il 17 maggio Antonelli e F. L. si sentono. L’agente incontra in Comune anche il sindaco Marco Panieri. “Non sembrava un fatto grave”, dice lo stesso primo cittadino, dopo averlo ricevuto nel suo ufficio. Nessuno ipotizza risvolti giuridici. Ecco invece 60 giorni di prognosi. E poi la denuncia. Il fascicolo parla di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie. A coordinare le indagini la pm Anna Sessa che il 29 agosto chiede l’archiviazione. E il gip Magliaro, il 2 ottobre, la decreta. La resistenza a pubblico ufficiale “non sussiste”, mentre le lesioni volontarie vengono derubricate in colpose e archiviate perché “non c’è stata la querela della parte offesa”.

Ma la vicenda non è andata giù all’opposizione, all’attacco con Marta Evangelisti e Simone Carapia di Fratelli d’Italia: “Grave il silenzio del sindaco che ha anche la delega alla Polizia locale”.