Alzi la mano chi, nello sbrigare una pratica presso un ufficio pubblico, non si è mai trovato in difficoltà nel capire quali documenti presentare, quali moduli compilare e dove trovarli, e in quali termini; trovando magari informazioni contraddittorie a seconda dell’ufficio a cui si rivolge per chiedere, e finendo per sbagliare tutto. Figuriamoci cosa può voler dire per un migrante, magari arrivato da poco in Italia, che deve destreggiarsi tra permessi di soggiorno e affini. E così è stato proprio un cittadino di un altro Paese – pur senza bisogno di permesso di soggiorno, essendo tedesco – ad avere l’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale per aiutare i migranti: Viktor Seibert, trentaduenne originario di Berlino, ha infatti fondato “Sportellino”.

Si tratta di un chatbot – ossia di un programma che risponde in automatico alle domande dell’utente scandagliando una vasta mole di informazioni, come comunemente troviamo ad esempio nell’assistenza clienti via web di molte aziende – in cui sono state inserite manualmente (e non in maniera automatica, così da poterle verificare volta per volta) tutte le informazioni relative a richieste di asilo, permessi di soggiorno, assistenza sanitaria, diritti lavorativi e iscrizione anagrafica; raccolte non solo da fonti istituzionali, ma anche da tante realtà che lavorano “sul campo”. L’idea è quindi quella di facilitare l’ingresso e l’integrazione dei migranti in maniera conforme alla legge.

È accessibile tramite WhatsApp e Telegram, e disponibile in italiano, inglese, francese, arabo e ucraino. Trattandosi di un software, è utilizzabile a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno e ovunque; ed è senza scopo di lucro e completamente gratuito, sostenuto ad oggi da alcune donazioni private – sono in corso le procedure per ottenere ulteriori fondi attraverso programmi pubblici europei. Ne parliamo con il fondatore, Viktor Seibert.

Viktor Seibert, fondatore di Sportellino (foto Sportellino)

Viktor, quello dei migranti è un tema scottante, in Italia ma anche in Germania: come mai la scelta di impegnarsi in un ambito così “scivoloso”?

L’idea mi è venuta quando sono arrivato a Roma da Berlino per studiare proprio i fenomeni migratori a La Sapienza, che ha un master in Migrazione e Sviluppo. Durante gli studi mi sono reso conto di come per gli stranieri – e anche per gli italiani, in verità – molto spesso fosse difficile trovare informazioni corrette, aggiornate, univoche e comprensibili quando si ha a che fare con la burocrazia. E questo genera confusione, ritardi e perdite di tempo. Mi ha ispirato l’idea di creare qualcosa che potesse aiutare davvero molte persone, e la semplicità della soluzione. Immagina di aspettare mesi un appuntamento cruciale e poi essere respinto perché non hai i documenti giusti. O pensa a chi passa giorni cercando di capire dove andare per un certo permesso, solo perché l’informazione non esiste nella sua lingua o è vecchia. E così ho pensato di sfruttare le possibilità offerte dall’IA. Siamo ancora agli inizi, ma finora non ho ricevuto critiche per questa scelta. Anche perché non ha colore politico: non andiamo a giudicare le politiche migratorie del governo in carica, semplicemente raccogliamo informazioni su che cosa attualmente prevedono le normative e le mettiamo a disposizione.

Da quanto tempo lavorate a Sportellino e in quanti?

Ci lavoriamo da cinque mesi, e da circa un mese e mezzo Sportellino è a disposizione degli utenti; e siamo altri tre volontari oltre a me. Al momento abbiamo contato 300 utenti, tutti saltuari, ma è ancora presto perché i numeri siano davvero indicativi. Oltretutto, non è richiesta registrazione e vige la privacy più assoluta sulle richieste fatte, per cui non possiamo fare analisi che vadano oltre il numero di interazioni.

L’IA è una tematica controversa: che reazioni avete trovato?

Non abbiamo visto reticenze, se non da parte di quelle realtà che hanno sportelli fisici che fanno assistenza ai migranti e che, credo, temono che ci mettiamo in competizione con loro. In realtà Sportellino è pensato come servizio complementare allo sportello fisico, per consentire di avere già prima di recarsi all’appuntamento tutte le informazioni e i documenti che servono, e facilitare così anche il lavoro degli operatori. Credo che la tecnologia possa contribuire realmente a promuovere integrazione e giustizia – non facendo tutto, ma semplificando le cose e rendendole più eque per chi si trova spesso di fronte a ostacoli inutili. Se usata nel modo giusto, può rendere informazioni e servizi più accessibili, far sentire meno smarrite le persone e offrire loro una migliore possibilità di partecipare alla società.

Avete in mente possibili sviluppi futuri?

Per il momento stiamo lavorando a nuove funzionalità della versione attuale di Sportellino, come l’accesso offline e la comunicazione vocale, ma le idee per progetti analoghi intanto ci sono. Per esempio si potrebbe estendere questo sistema anche ad altre tipologie di informazioni che interessano tutti i cittadini, italiani compresi – che immagino apprezzerebbero un aiuto di questo tipo con la burocrazia; o implementare versioni locali di Sportellino anche in altri Paesi europei, dato che il tema interessa tutta l’Unione. O ancora, aggiungere a Sportellino anche domande relative all’integrazione culturale: ad esempio come salutare, o come vestirsi e comportarsi se ci si trova ad entrare in una chiesa.