Roma, 18 ottobre 2025 – “L’idea che c’è dietro al film è quella di prendere un’immagine nitida, quella degli anni Sessanta, spesso oggi attribuita a una certa spensieratezza e cercare, invece, di distorcerla e raccontare qualcosa che vi si è sempre celato dietro. Un’immagine che traghetta questo film al contemporaneo. C’è un mondo lì e mi domando se poi è così diverso dal nostro”. Andrea De Sica torna alla regia quattro anni dopo ‘Non mi uccidere’ con ‘Gli occhi degli altri’, pellicola presentata alla Festa del Cinema di Roma e liberamente ispirata a un fatto di cronaca nera. Quello dei marchesi Camillo e Anna Casati-Stampa, una coppia dell’alta società degli anni Sessanta. Lui uno degli uomini più ricchi, lei una delle donne più belle d’Italia.
Nell’agosto del 1970 Anna viene ritrovata uccisa a colpi di fucile nello studio della sua casa a Roma insieme ad un ragazzo poco più che ventenne. È il marchese a sparare ad entrambi, togliendosi la vita subito dopo. Quello che scopriranno i giornalisti sul luogo del delitto è la loro vita segreta. Lei fotografata mentre intrattiene rapporti sessuali con sconosciuti, provenienti per lo più da classi sociali umili, pagati proprio dal marito. Il giovane ucciso è un playboy che, partecipando inizialmente a quel gioco erotico e morboso, aveva successivamente intrapreso una relazione sentimentale con la marchesa, rimanendone fatalmente imprigionato.
“Mi sono avvicinato a questa storia non tanto leggendola sui giornali, quanto esplorando i luoghi in cui è avvenuta”, racconta De Sica. “Mi sono ritrovato un’estate nella villa abbandonata sull’isola di Zannone dove i marchesi andavano a cacciare. In questa villa la suggestione sinistra e fascinosa è stata talmente forte da farmi rendere conto che poteva diventare il palcoscenico di una tragedia che si consuma sotto al sole accecante di un’estate, un incubo che avviene sotto la luce del sole. Partendo da quella vicenda, di cui si hanno notizie pruriginose ma anche molto scarne e non provate, abbiamo cercato di fare uno sforzo di trasfigurazione portandola su un piano diverso, che non fosse cronachistico o del giallo. Si trattava di entrare in modo avventuroso e rischioso dentro la complessità di un rapporto che mescola l’amore e la violenza“.
Ne ‘Gli occhi degli altri’ Jasmine Trinca e Filippo Timi condividono scene di forte intimità. “Abbiamo fatto un lavoro di grande sinergia, sia con l’intimacy coordinator che tra di noi”, spiega Jasmine Trinca. “La cosa eccezionale di questo film è come lo sguardo di un autore maschio sia riuscito a stare anche addosso a me, al mio corpo, alla mia esposizione, in nessun modo con uno sguardo prevaricante. Su questo sono molto rigida, impegnata in una restituzione del femminile, ed era importantissimo poter lavorare con due compagni che non fossero minimamente degli sguardi sovrascriventi, ma anzi degli sguardi che aprivano e liberavano in me anche una complessità rispetto al mio posizionamento”.
Una pellicola, come sottolineato anche da Andrea De Sica, che sebbene sia ambientata nel passato ha echi nel nostro presente. “La questione della contemporaneità e della modernità è forte. Andrea ha realizzato un film storicizzato che si rifà a un caso di cronaca degli anni Sessanta e che parla di una classe sociale che sa raccontare molto bene, anche nei suoi aspetti più oscuri”, riflette l’attrice. “Non stiamo parlando di persone non alfabetizzate emotivamente, ma di gente ricca e acculturata che ha, però, una visione del possesso amoroso molto netta, che trascende dalla loro classe sociale. Quando ci domandiamo quando e come avviene un femminicidio, il discorso importante che va fatto è che non è in un contesto di miseria umana, ma anzi può essere di benessere. Perché il duro schifo pseudo culturale su cui si basa quella cosa lì è il potere. Quel potere maschile che pensa di poter disporre di tutto“.