di
Valerio Cappelli

Il dramma diretto dalla francese Alice Winocour intreccia vita e cinema: «Ho pensato ad Angelina, si è sottoposta a una doppia mastectomia per sfuggire al suo destino familiare»

ROMA «Questo è il mio film più personale», dice con un filo di voce Angelina Jolie. Questa storia parla di lei e del suo dolore, e della vita quando ti pone di fronte a bivi ultimativi. La diva era attesa alla Festa del cinema da centinaia di fan in adorazione, e non sono solo adolescenti.

Autografi, selfie, mazzi di fiori, pupazzetti di Maleficent. Si materializza sul tappeto rosso e almeno lì, dopo aver fatto venire il mal di testa con le sue mille richieste, finalmente parla. Gentile, è serena nel suo sorriso un po’ plastificato; è vestita di nero, dalla schiena nuda si vedono numerosi tatuaggi, aquile, fiori, una tigre, simboli religiosi, i luoghi di nascita dei figli.



















































In Couture (che ha anche prodotto), girato dalla francese Alice Winocour, interpreta Maxine, una regista americana incaricata di realizzare un cortometraggio durante una sfilata della Settimana della moda di Parigi. Mentre parla viene mandata «Donatella», la canzone in tema che Lady Gaga ha dedicato a Versace.

Angelina si ferma e ci si deve accontentare: «Accadono molte cose nel mondo, c’è distruzione, guerra, le persone soffrono. Dobbiamo cercare la strade per venirne a capo, questo è un viaggio personale. In questo film si parla della salute della donna, del cancro e della vita, e di come attraversare un’esperienza come questa. Ma c’è speranza. La vita è un regalo».

Si parla anche di connessione tra culture diverse… «Sì, è importante essere aperti ad altre culture. Non è un film sulla moda, di cui facciamo vedere il dietro le quinte. Si parla di corpi femminili e di solidarietà. Io mostro la sofferenza, sono scene più difficili che nei film d’azione».

Nel film tra glamour di stilisti e modelle le arriva l’esito di certi esami medici. La biopsia contiene delle anomalie. Il medico Vincent Lindon le diagnostica un cancro al seno: «Bisogna agire in fretta». Vita e cinema si intrecciano. È la malattia che portò via sia la madre di Angelina che sua nonna.

Così nel 2013 l’attrice americana si sottopose una doppia mastectomia preventiva. «Non dico che tutte le donne dovrebbero farlo, ma è importante avere la possibilità di scegliere. Ho accettato il film perché ho avuto due lutti molto giovane, e ho il gene che aumenta il rischio di sviluppare tumori al seno».

Non è la prima volta che mette a nudo le sue fragilità, la sua vulnerabilità. Arriverà il momento che a una collaboratrice, una sconosciuta, riuscirà a dirlo ad alta voce: «Ho un cancro al seno».

Divismo oggi. È da una settimana a Roma, ha affittato un intero piano di un hotel a cinque stelle, il suo team è più nutrito di quello di Sinner, parrucchieri e truccatori in luogo di preparatori atletici e fisioterapisti, il phon anziché la racchetta.

Meno generosa rispetto al Festival di Torino dello scorso anno, quando fece un commovente duetto con Alessandro Baricco, Jolie vorrebbe avere il
controllo delle domande. Apriamo le tenda delle passerelle, andiamo dietro il mondo di apparenze, frivolezze e durezze della grande bellezza della moda, che Angelina nel film definisce «inutile e necessaria».

Insiste che si parla di solidarietà tra le donne, ma il film rischia di scivolare sulla superficie del dolore e dei sentimenti più profondi. La regista non sapeva nulla del mondo degli stilisti: «Ho vissuto in prima persona il viaggio di Maxine. Ho pensato ad Angelina dato che si era sottoposta a un’operazione per sfuggire al suo destino familiare. Parte del mio lavoro di regista è lavorare sul trauma e trarne qualcosa. È un film su una donna che scopre di avere un cancro, non è un film sul cancro. Speriamo di
raggiungere donne che hanno vissuto la stessa esperienza. Attraverso Angelina volevamo portare speranza e dire alle donne: non siete sole».

La vita di Maxine si intreccia a quella di due modelle, ma che però scorre come un film parallelo. Louise Garrel è il direttore della fotografia di Maxine, con cui ha una relazione. La malattia può investirti con una strana
euforia, incoscienza, coraggio, e sarà lei a prendere l’iniziativa: «Voglio fare
sesso con te, ti posso baciare ora?».

18 ottobre 2025 ( modifica il 18 ottobre 2025 | 21:10)