La terza stagione della serie con Alessandro Gassmann Un Professore è stata presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma. A Casa Alice, sede di Alice nella Città, l’attore ha parlato di come dovrebbe essere oggi la scuola e dei temi che il suo Dante Balestra affronterà con gli studenti della Quinta B.

Giovedì 20 novembre la serie con Alessandro Gassmann Un Professore torna su Rai 1, con 6 puntate dirette da Andrea Rebuzzi che andranno in onda settimanalmente in prima serata. Scritta da Sandro PetragliaValentina GaddiSebastiano Melloni e Fidel Signorile, la terza stagione sarà ricca di emozioni e di colpi di scena. Per i ragazzi della 5b, infatti, la maturità è alle porte, e gli studenti cominceranno a interrogarsi sul loro futuro, mentre passano dall’adolescenza all’età adulta. Il professore di filosofia Dante Balestra continuerà a dare lezioni di filosofia e di vita ai suoi ragazzi, ma avrà anche lui delle questioni da affrontare: il ritorno a casa di sua madre Virginia, il difficile rapporto con suo figlio Simone (Nicolas Maupas), la sua altalenante relazione con Anita (Claudia Pandolfi).

Se vi parliamo oggi di Un Professore 3 è perché la serie targata Rai Fiction e Banijay Studios Italy, o meglio la prima puntata della serie, è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2025, per la precisione fra i titoli di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela del festival nato nel 2005. Questa mattina, il cast quasi al completo, insieme agli sceneggiatori, al regista e a parte della squadra di Rai Fiction, hanno incontrato i giornalisti, che erano talmente numerosi che, a pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa, anche i posti in piedi erano esauriti. Del resto, non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte Alessandro Gassmann, che fin dalle prime puntate della prima stagione ha saputo aderire perfettamente a un personaggio a cui, col tempo, ha capito di assomigliare sempre più: “Dante Balestra è veramente il professore che non ho mai avuto la fortuna di avere” – ha detto l’attore – “e quindi anche i rimpianti di uno studente capra com’ero io sono svaniti grazie a questo personaggio. Vengo spesso fermato per la strada da persone che mi chiedono consigli filosofici, e ogni volta sono costretto a rispondere: ‘Ma io sono un attore. Per interpretare Dante Balestra ho riaperto i libri di filosofia, che avevo frequentato ben poco, e sono cresciuto, però non mi chiedete dei consigli, leggeteli anche voi, magari, qualche libro’. Succede anche che qualcuno mi dica: ‘Questa serie è bella perché la vediamo tutti quanti, e poi, alla fine di ogni puntata, si apre una discussione’. Questo dibattito è, secondo me, la cosa che manca di più nella società di oggi: confrontarci, dialogare gli uni con gli altri dal vivo e non attraverso i nostri telefoni, e soprattutto avere un confronto tra le varie generazioni”.

Poi Alessandro Gassmann ha spiegato la ragione per cui è così affezionato a Dante Balestra: “Dante mi piace tanto come personaggio perché ha molti difetti, e un attore, quando riceve in dono un personaggio con molti difetti, ha più appigli, più cose su cui lavorare. E poi la serie ha un’ottima sceneggiatura. Sandro Petraglia e il suo team scrivono molto bene, e quando si parte da una base di scrittura solida, chiaramente il gioco è più semplice. Di stagione in stagione, Dante è maturato, proprio come i suoi ragazzi, e forse comincia a capire i suoi limiti e quindi diventa più fragile, più interessato alla vita dei suoi studenti e alla sua vita personale. Dante non è mai uguale a sé stesso, ed è per questo che lo trovo stimolante”.

Abbiamo detto che Alessandro Gassmann non era né un secchione né uno studente modello, ma ora che i tempi del liceo gli sembrano lontani e si trova a interpretare un insegnante, ha una chiara visione di come sia oggi la scuola e di come invece dovrebbe essere: “Credo che sarebbe opportuno e necessario dare ai ragazzi un’educazione sentimentale e sessuale. Non possiamo demandare l’educazione sessuale dei nostri figli, soprattutto di quelli molto giovani, alle piattaforme del porno. Ne ho scritto anche sui social, e penso che sia fondamentale tirarli fuori dall’idea che l’amore debba essere associato alla violenza. Molti, purtroppo, lo intendono così e non hanno nessuno che dica loro che invece sbagliano. Non tutti i genitori fanno bene il loro lavoro. Io tornavo a casa sempre con dei voti bassi, quindi con i miei 4 e i miei 5, e a casa c’era Vittorio Gassman ad aspettarmi. ‘Papà, sono tornato’ – dicevo. E lui, con voce tuonante: ‘Vieni in studio’ – e c’era questo lungo corridoio buio, e alla fine del corridoio uno studio anch’esso buio, pieno di libri e con il pavimento scricchiolante. Era come stare in un film dell’orrore. Se i miei voti erano bassi, venivo punito: mi veniva tolta la paghetta, non potevo uscire per due weekend consecutivi e così via. Oggi, come sappiamo, succede il contrario: se un ragazzo prende un cattivo voto a scuola, la famiglia cerca di rifarsi sul professore. Penso che sia profondamente sbagliato, e quindi l’educazione sentimentale, sia a casa che a scuola, è assolutamente necessaria”.

Nel mondo di oggi – fa notare qualcuno – il linguaggio viene svilito, le parole perdono di significato ed efficacia e la comunicazione vis à vis è cosa sempre più rara. Anche per questo la serie con Alessandro Gassmann ha una sua ragion d’essere: “Un Professore apre la discussione e apre soprattutto il ragionamento su noi stessi, sulla conoscenza di noi stessi e l’interesse a conoscere gli altri. Viviamo in una società violenta, del muro contro muro, del bianco o nero, del buono o cattivo, però sappiamo bene che l’essere umano è molto più complesso di tutto questo”.

Un Professore ha anche il merito di aprire il dibattito sulle criticità del nostro tempo, e Gassmann non esclude che in un futuro prossimo non si arrivi a discutere del genocidio a Gaza: “In questa serie parliamo di bullismo, di cambiamenti climatici, e mi auguro che si possa anche affrontare l’argomento Palestina. Siamo circondati da conflitti, da fronti di guerra minacciosi e ingiusti. La filosofia dà la possibilità di aprirsi a tutto, quindi vedremo cosa scaturirà dalle menti dei nostri sceneggiatori. Sicuramente Un Professore è stato, è e mi auguro che sempre sarà attaccato alla nostra società, e nella nostra società avviene tutto, e quindi possiamo parlare di tutto. Inoltre la televisione è certamente un mezzo potente, soprattutto la televisione in chiaro, e quindi Rai 1 ha una responsabilità importante, e producendo serie come questa, e non solo questa, credo che faccia veramente un buon servizio”.