Se si guardano i risultati nudi e crudi, c’è un Pogacar anche nel ciclismo femminile juniores e ha il nome di Paula Ostiz. Come lo sloveno ha collezionato i titoli europeo e mondiale (con l’aggiunta di quello continentale cronometro e l’argento iridato), come il vincitutto ha messo insieme classiche come il Giro delle Fiandre. Se ci fosse stato il ranking juniores avrebbe sbancato…

Non si può certo dire che l’iberica esca dal nulla visto che lo scorso anno aveva vinto l’oro europeo contro il tempo e ai mondiali le era sfuggito il titolo per colpa di Cat Ferguson, che ora è sua compagna di squadra alla Movistar. La sua stagione ha rispecchiato fedelmente quella passata con una caterva di vittorie e piazzamenti, quindi non è certo una meteora. Ce n’è abbastanza per conoscerla meglio, certi che la ritroveremo presto e ripetutamente ai vertici anche fra le “adulte”.

Lo sprint vincente di Kigali. Per la Ostiz è stata una rivincita, dopo la piazza d'onore del 2024Lo sprint vincente di Kigali. Per la Ostiz è stata una rivincita, dopo la piazza d’onore del 2024

Lo sprint vincente di Kigali. Per la Ostiz è stata una rivincita, dopo la piazza d'onore del 2024Lo sprint vincente di Kigali. Per la Ostiz è stata una rivincita, dopo la piazza d’onore del 2024

Come hai iniziato a correre in bicicletta?

Avevo 6 anni, grazie a mio padre, perché era tifosissimo di Miguel Induráin e aveva portato i miei due fratelli, Raúl e Toni a correre. Da lì ho iniziato anch’io e sono ancora qui oggi, loro invece si sono dedicati ad altro.

Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?

Un certo progresso c’è stato. Ho vinto entrambi i campionati, ma è stato grazie al lavoro che ho fatto con l’allenatore che mi ha permesso di crescere e di vincere ovunque, soprattutto in ogni periodo dell’anno. Sono riuscita a mantenere una grande costanza di rendimento e questo sicuramente pesa nell’economia di una stagione.

Ostiz e Grossmann: una sfida che si è ripetuta per tutta la stagione, sempre a favore dell'ibericaOstiz e Grossmann: una sfida che si è ripetuta per tutta la stagione, sempre a favore dell’iberica

Ostiz e Grossmann: una sfida che si è ripetuta per tutta la stagione, sempre a favore dell'ibericaOstiz e Grossmann: una sfida che si è ripetuta per tutta la stagione, sempre a favore dell’iberica

Tu vinci dappertutto, ma quali corse preferisci, tra quelle di un giorno e quelle a tappe?

Io non farei una distinzione. Conta come ti senti, come girano le gambe, poi vanno bene entrambe, a me piacciono tutte le corse. Le classiche di un giorno sono davvero adatte a me, ma direi che le corse di più giorni sono migliori perché il mio corpo le assimila meglio ogni giorno che passa, gestisco meglio la fatica. Per questo non mi pongo il problema…

Tra il campionato del mondo e l’europeo, qual è stata la gara più dura da disputare?

Se devo essere sincera nessuna delle due in particolar modo. Ero forte e avevo una buona squadra che mi ha aiutato in ogni momento, in quei due giorni stavo andando davvero bene. Non si vince mai da sole, questo posso dire di averlo già capito.

Il podio del Fiandre juniores, vinto dalla Ostiz staccando le olandesi Arens e KoopsIl podio del Fiandre juniores, vinto dalla Ostiz staccando le olandesi Arens e Koops

Il podio del Fiandre juniores, vinto dalla Ostiz staccando le olandesi Arens e KoopsIl podio del Fiandre juniores, vinto dalla Ostiz staccando le olandesi Arens e Koops

Ad agosto sei passata alla Movistar: perché hai voluto anticipare i tempi?

Intanto perché è la squadra di casa, un po’ come una nazionale e quando ti si pone l’eventualità non ci pensi due volte, non stai ad aspettare. Mi sono sentita subito ben accetta, preferisco stare in squadra e anticipare i tempi, stringere rapporti con le compagne di squadra, aiutare ed imparare. Se posso farlo prima, è tutto tempo guadagnato nel mio cammino di crescita. E’ importante  essere trattati bene, accuditi e, soprattutto, essere supportati in ogni momento.

Quanto cambia correre con le più grandi?

Beh, la velocità non è più alta che nelle gare junior… direi che mi sto adattando molto bene perché so come muovermi nel gruppo. Quello che mi riesce difficile è che quando partono quelle davvero forti, sono ancora un po’ avanti, non sono in grado di reggere l’urto, ma so che devo avere pazienza, bisogna progredire a poco a poco.

La ciclista di Pamplona è entrata alla Movistar già ad agosto, prima dei suoi successi titolatiLa ciclista di Pamplona è entrata alla Movistar già ad agosto, prima dei suoi successi titolati

La ciclista di Pamplona è entrata alla Movistar già ad agosto, prima dei suoi successi titolatiLa ciclista di Pamplona è entrata alla Movistar già ad agosto, prima dei suoi successi titolati

Alla Movistar c’è un’altra ragazza che da junior ha vinto tutto, Cat Ferguson che ti aveva battuta lo scorso anno: come ti trovi con lei, c’è rivalità?

No, assolutamente. Andiamo molto d’accordo. Siamo buone compagne di squadra e mi piace aiutarla. Lei è più avanti, ha già potuto fare mesi in prima squadra, io sono appena arrivata. Ma credo che nell’occasione nessuna delle due avrà problemi a mettersi a disposizione dell’altra.

C’è qualche ciclista che ammiri?

Sì, Demi Vollering e Marleen Reusser, che ho in squadra e che mi sta aiutando molto nell’inserirmi. Sono grandi stelle, avere Marleen in squadra, per esempio, è molto importante per me perché vedo che sto imparando molte cose. Rubo con gli occhi tutto il possibile per crescere al meglio.

La spagnola si allena spesso sulle alture alpine. Qui a St.Jean de Maurienne, la vetta della Croix de FerLa spagnola si allena spesso sulle alture alpine. Qui a St.Jean de Maurienne, la vetta della Croix de Fer

La spagnola si allena spesso sulle alture alpine. Qui a St.Jean de Maurienne, la vetta della Croix de FerLa spagnola si allena spesso sulle alture alpine. Qui a St.Jean de Maurienne, la vetta della Croix de Fer

In Spagna che rilievo hanno avuto le tue vittorie?

Molto. Non hanno avuto un impatto come quello di altri campioni, ma è stato comunque dato molto risalto. Sono apparsa su molti media e penso che sia molto importante anche per spingere altre ragazze ad avvicinarsi a questo sport. Non posso lamentarmi, sono molto contenta di tutto quello che ho realizzato e ora non mi resta che godermela quando torno a casa e pensare alla prossima stagione per continuare a crescere.

Ora tutti guarderanno te il prossimo anno, ti attendono al varco: che cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

Io mi dico sempre di non avere fretta e prenderla con calma, procedere gradualmente senza voler fare salti esagerati. Spero che mi lascino lavorare come voglio e, soprattutto, supportino la squadra in ogni momento. Penso che questa sia la chiave per me. Non mi pongo particolari obiettivi, sarebbe prematuro. Certo, passo pro’ con la maglia di campionessa del mondo, è chiaro che quello di Kigali è stato il momento più importante per me e mi dispiace non poter indossare la mia maglia ancora. So però che quelle vittorie rappresentano sì un biglietto da visita ma anche una grande responsabilità. Ora non mi resta che lavorare ancora di più per onorarle.