Gli Stati Uniti vivono oggi una giornata di alta tensione con oltre 2.700 raduni organizzati dal movimento “No Kings” contro il presidente Donald Trump, accusato di derive autoritarie. Le proteste, che si estendono da New York a San Francisco, da grandi città come Washington, Chicago e Atlanta a piccoli centri, coinvolgeranno milioni di persone, come già accaduto il 14 giugno, quando oltre cinque milioni di manifestanti denunciarono le politiche di Trump.
protesta “No Kings” contro mandato Trump, 14_06_2025 (Afp)
Gli organizzatori, che uniscono circa 300 organizzazioni, accusano il presidente di ritenere il proprio potere “assoluto”. “In America non abbiamo re, e non ci tireremo indietro contro caos, corruzione e crudeltà”, dichiarano sul loro sito. Le proteste si svolgono anche vicino alla residenza di Trump a Mar-a-Lago, Florida, dove il presidente trascorrerà il weekend.
La risposta dell’amministrazione è stata dura: i governatori repubblicani di Texas e Virginia, Greg Abbott e Glenn Youngkin, hanno attivato la Guardia Nazionale, temendo disordini legati a presunte affiliazioni dei manifestanti con movimenti come Antifa. “Inviare soldati armati contro proteste pacifiche è ciò che fanno i dittatori”, ha ribattuto il democratico texano Gene Wu. I repubblicani hanno definito le proteste “raduni di odio per l’America”.
Il presidente della Camera Mike Johnson ha accusato i manifestanti di riunire “marxisti, socialisti e anarchici”, mentre il senatore Tom Emmer ha parlato di “ala terrorista” del Partito Democratico. Di contro, il deputato democratico Glenn Ivey, che parteciperà alle proteste nel Maryland, ha respinto le accuse: “È una contromossa a chi indebolisce la democrazia”.
Donald Trump parla durante una conferenza stampa nello Studio Ovale della Casa Bianca a Washington, DC, il 15 ottobre 2025 (afp)
15/10/2025
Trump, in un’intervista a Fox News che andrà in onda domani, ha replicato: “Dicono che mi definiscono un re. Non sono un re”. Tuttavia, le sue politiche, come il dispiegamento di truppe a Los Angeles e il pugno duro contro migranti e oppositori, hanno alimentato le critiche.
Erano state milioni anche le persone che parteciparono alle manifestazioni del 14 giugno dopo che Trump aveva ordinato lo schieramento delle truppe a Los Angeles, una mossa che ha portato i suoi oppositori ad accusarlo di comportarsi come un dittatore. Trump aveva promesso di usare la forza se i manifestanti avessero tentato di interrompere la parata militare nella capitale degli Stati Uniti. E nei mesi successivi, ha ampliato il dispiegamento di truppe nelle città statunitensi.
Le proteste non si limitano agli Usa: a Firenze, oltre 100 persone, guidate da gruppi progressisti come Good Trouble Firenze e Women’s March Florence, hanno manifestato in piazza dei Gondi in solidarietà con il movimento. Iniziative simili si registrano a Londra, Parigi e altre città globali.
Persone partecipano a un raduno organizzato dai Democratici all’Estero in Belgio davanti all’ambasciata statunitense a Bruxelles, Belgio, 18 ottobre 2025 (ansa)
Anche l’attore Robert De Niro ha appoggiato la mobilitazione: “Abbiamo un aspirante re che vuole toglierci la democrazia. Ci ribelliamo in modo non violento per dire: niente re”. Sullo sfondo, lo shutdown del governo Usa complica ulteriormente il clima, mettendo alla prova l’equilibrio dei poteri. Le proteste di oggi, le terze dall’inizio del secondo mandato di Trump, promettono di essere le più partecipate.
Persone partecipano a un raduno organizzato dai Democratici all’Estero in Belgio davanti all’ambasciata statunitense a Bruxelles, Belgio, 18 ottobre 2025 (ansa)