VICENZA – Cerca sempre di non mancare alle gare che ha vicino a casa, seppure non abbia una estrazione ciclistica di lunga data, a parte una normale passione per lo sport. Il ciclismo è arrivato nella vita del mental coach Moreno Biscaro da pochi anni e probabilmente questo suo essere “meno coinvolto” ha giocato e sta giocando a suo favore nel lavoro con i tanti atleti.

I giardini di Campo Marzo sono l’area deputata ad accogliere tutti i bus delle formazioni in gara al Giro del Veneto. Lungo i viali del parco vicentino incontriamo Biscaro intento a salutare alcuni corridori che segue o con cui ha lavorato. L’ottimo clima meteorologico autunnale sommato a quello tipico senza pressione di fine stagione sono il contesto migliore per scambiare impressioni, fare piccoli bilanci e fissare nuovi obiettivi. Intanto che attendiamo l’avanti-indietro delle squadre per il proprio turno di presentazione sul palco, approfondiamo il metodo del professionista trevigiano.

Biscaro assieme a Zana e De Marchi. Attraverso i ciclisti, ha visto il cambiamento e problematiche del movimentoBiscaro assieme a Zana e De Marchi. Attraverso i ciclisti, ha visto il cambiamento e problematiche del movimento

Biscaro assieme a Zana e De Marchi. Attraverso i ciclisti, ha visto il cambiamento e problematiche del movimentoBiscaro assieme a Zana e De Marchi. Attraverso i ciclisti, ha visto il cambiamento e problematiche del movimento

Prendiamo spunto da un tuo recente post instagram su Filippo Fontana che ci ha colpito. Su cosa avete lavorato?

Filippo è stato un grande. A giugno si è rotto tibia e perone in Austria in una prova di Coppa del mondo. Lui voleva tornare in bici in 26 giorni come fece Valentino Rossi dopo un suo infortunio. Ci siamo sentiti per telefono diverse volte e lui si era creato questa suggestione come ideale. Parte del mio lavoro è convincere le persone che possono perseguire quello che ci prefiggiamo. Filippo ed io abbiamo trovato fin da subito un linguaggio comune, ma in questo caso non è andato proprio così (dice sorridendo, ndr).

Per quale motivo?

Il paradosso è che quando ho visto Filippo dopo l’incidente l’ho trovato molto centrato sull’obiettivo di voler tornare entro quel termine che si era dato. Il mio ruolo è stato molto marginale e lo dico con un po’ di rammarico (sorride ancora, ndr). Non mi sono neanche sforzato di mettergli in testa certe cose. Significa che avevamo fatto un gran lavoro prima. Il segreto è stato solo di averlo aiutato ad allargare un po’ i suoi orizzonti e crederci ulteriormente. Mi prendo solo questo merito. Alla fine è tornato sulla bici a 28 giorni dalla frattura e ad inizio settembre ha portato a casa un ottavo posto al mondiale Mtb che se non somiglia ad un miracolo, non saprei come altro definirlo.

Dopo la frattura ad una gamba a giugno, Fontana chiude 8° ai mondiali Mtb grazie al lavoro con Biscaro (foto Radek Kasik)Dopo la frattura ad una gamba a giugno, Fontana chiude 8° ai mondiali Mtb grazie al lavoro con Biscaro (foto Radek Kasik)

Dopo la frattura ad una gamba a giugno, Fontana chiude 8° ai mondiali Mtb grazie al lavoro con Biscaro (foto Radek Kasik)Dopo la frattura ad una gamba a giugno, Fontana chiude 8° ai mondiali Mtb grazie al lavoro con Biscaro (foto Radek Kasik)

La tua esperienza con i ciclisti quando inizia?

Ho sempre pedalato per tenermi in forma e mi piaceva il ciclismo, tuttavia senza essere appassionato di gare. Ho cominciato a lavorare con questi atleti nel 2021, quando dopo l’Olimpiade è stata sdoganata maggiormente la figura del mental coach nello sport. Io ad esempio ho sempre lavorato con gli imprenditori. La prima con cui ho iniziato è stata Soraya Paladin, che abita a pochissimi chilometri di distanza e tutto è nato in modo simpatico. Lei mi seguiva sui social ed io stavo cercando atleti non tanto per lavorarci, quanto per intervistarli e capire come utilizzavano la parte mentale nello sport.

Com’è proseguito il rapporto di lavoro?

Avevo scritto a Soraya proprio per farle alcune domande e abbiamo iniziato a collaborare. Lei nel 2021 aveva perso la motivazione per continuare a correre, anzi era quasi convinta a smettere. Nel frattempo era riuscita a passare dalla Liv Racing alla Canyon//Sram (dove corre tutt’ora, ndr) e ricordo che alle prime gare del 2022 mi raccontava di aver ritrovato fiducia, voglia e soprattutto il divertimento. E’ diventata una ragazza importantissima per la squadra ed anche per la nazionale. Non è una che vince, ma contribuisce con un grande lavoro ai successi della squadra in tutti i sensi. Dall’anno scorso non collaboriamo più, ma siamo in buoni rapporti. E’ normale che talvolta certi percorsi giungano alla fine.

Tanti giovani collaborano con Biscaro: qui con Luca Paletti, con cui c'è un bel rapportoTanti giovani collaborano con Biscaro: qui con Luca Paletti, con cui c’è un bel rapporto

Tanti giovani collaborano con Biscaro: qui con Luca Paletti, con cui c'è un bel rapportoTanti giovani collaborano con Biscaro: qui con Luca Paletti, con cui c’è un bel rapporto

Invece con Sacha Modolo com’è andata?

Ho un grande rapporto anche con lui, con cui è nato tutto per caso. Una dichiarazione di Vendrame dopo una sua vittoria al Giro d’Italia aveva fatto venire a Valentina, la moglie di Sacha, l’idea rivolgersi a me. Sacha era entrato in una spirale negativa nonostante fosse alla Alpecin e anche lui stava pensando di smettere ad inizio 2021. Ho “corteggiato” Sacha affinché si affidasse e fidasse del mio ruolo. Lo faccio sempre quando riconosco un talento con cui si possono fare cose interessanti. Alla fine del nostro lavoro, andò alla Vuelta e ne uscii con una gamba incredibile tanto da vincere una settimana dopo una tappa al Giro del Lussemburgo. Quella fu la sua ultima vittoria, ma riuscii a trovare un contratto con la Bardiani nel 2022. Furono grandi soddisfazioni anche per me.

La tua rete si è ampliata molto?

Ho avuto un bel movimento di atleti in questi anni. Con le donne collaboro con Vitillo, Silvestri, Basilico, mentre tra i giovani ho Paletti, Matteo Milan, Olivo e in passato anche con Borgo. Tra i pro’ ci sono Zana e De Marchi. Mi fermo con i nomi perché ne ho tanti altri e non vorrei dimenticarmi qualcuno. La cosa che mi piace è che sono tutte gran brave persone ed è facile quindi instaurare un rapporto di lavoro sia professionale, sia più leggero quando è necessario. Con tantissimi di loro parliamo la stessa lingua e ci troviamo subito in sintonia.

Che idea ti sei fatto del mondo ciclistico? Te lo aspettavi meglio o peggio?

Dal 2021 ad oggi il ciclismo è cambiato tantissimo. Sono stati tutti anni molto intensi e pieni. L’emblema di questo cambiamento è stato proprio il “Dema” (Alessandro De Marchi, ndr). Con lui ho percepito quanto il cambiamento stia diventando sempre più faticoso e difficile. Ho capito quanto ci sia da gestire oltre al correre in bicicletta. E’ una opinione mia, ma secondo me questi atleti dovrebbero prevalentemente pensare a pedalare e divertirsi.

Paladin è stata la prima atleta a collaborare con Biscaro. Era il 2021, lei voleva smettere, lui le ha dato nuove motivazioniPaladin è stata la prima atleta a collaborare con Biscaro. Era il 2021, lei voleva smettere, lui le ha dato nuove motivazioni

Paladin è stata la prima atleta a collaborare con Biscaro. Era il 2021, lei voleva smettere, lui le ha dato nuove motivazioniPaladin è stata la prima atleta a collaborare con Biscaro. Era il 2021, lei voleva smettere, lui le ha dato nuove motivazioni

Gli altri aspetti sono difficili da arginare?

Adesso subentrano mille dinamiche a cui nessuno li introduce e che non sanno come gestire. Pressioni della squadra, degli sponsor, della famiglia, di altri fattori esterni. Sono un esperto di performance, anche nei rami di azienda, e so quanto queste influenze esterne incidano a performare meglio o peggio. Anzi, in alcuni casi se non si gestiscono in modo corretto, diventa tutto controproducente alla prestazione.

Per Moreno Biscaro è più facile lavorare con le donne o con gli uomini?

Non ci sono grandi differenze, ho sempre di fronte una persona in quanto tale. Non voglio nemmeno generalizzare, ma direi che le ragazze sono più emotive, si lasciano più trasportare. I ragazzi invece ascoltano meno le proprie emozioni e in molte situazioni sono bloccati da queste. A seconda dei casi, può essere un vantaggio, come uno svantaggio, l’importante è saper trovare il giusto punto d’incontro per le motivazioni necessarie per i propri obiettivi.