Arezzo, 18 ottobre 2025 – Fa il giro del web la storia di Elena, la donna di Arezzo cinquantanovenne che vive per strada insieme al compagno. Una vita con molte difficoltà e una pensione da meno di 350 euro al mese. Condizioni che non le permettono neanche di avere una stanza dove stare. Per questo dorme all’aperto. Una storia come tante, ma una storia simbolo delle persone che vivono per strada.
Gli invisibili ai bordi delle strade mentre la città vive le sue giornate frenetiche. Elena ha una laurea in pedagogia. Ha un matrimonio alle spalle e non ha figli. I problemi della donna, nata in una famiglia agiata, cominciano dopo la morte della madre. Non ha dove stare e viene ospitata da istituti religiosi e dalla sorella.
Con quest’ultima, spiega, ci sono stati ulteriori problemi. E dunque per lei la strada ha iniziato ad essere la vera casa. Notti al freddo, con uno zaino come cuscino. Due enti assistenziali la supportano. La Caritas e la Fraternità Federico Bindi, una associazione aretina che si occupa degli ultimi. La settimana è scandita dagli appuntamenti con gli enti caritatevoli, aperti come tutte le associazioni del genere in certi giorni e a certi orari.

Un senza casa in strada con il suo cane
Purtroppo vivere in strada è una lotta per la sopravvivenza. Perché la notte si è soggetti ai furti di altri senza casa. E si dorme male. Anzi, a volte è impossibile dormire. Cosa che rende difficile trovare anche un lavoro. Lo racconta la stessa Elena: “Se vivi in questo modo, il lavoro non lo trovi. Non solo perché rischi di non essere presentabile ma perché la notte non dormi o ti riposi male. Devi essere comunque attento perché qualcuno potrebbe rubarti quello che hai e poi ci sono i controlli della polizia che ti manda via. La mattina sei stanco ed hai solo fame. Altro che andare a lavorare”.
“Tutto è andato male”, ripete la donna raccontando la sua vita. Anni difficili, il cui risultato “è una pensione minima, che non mi consente di vivere. Mangio o faccio colazione con il caffé e una merendina delle macchinette, è quello che posso permettermi”. Realtà dure, ma che esistono ovunque nelle nostre città. Popolate anche da invisibili che il mondo del volontariato aiuta come può, con uno sforzo di estrema generosità, fornendo il più possibile. Non solo cibo e coperte, ma anche ascolto.