di Michela Mantovan

L’ultimo romanzo di Massimo Gramellini è “figlio” (anche) di 26 anni passati a rispondere alla posta del cuore. Molte cose sono cambiate. «Tradimenti, addii, vite indipendenti: se il sentimento vale, però, si decide ancora di invecchiare insieme»

Ventisei anni fa un direttore pensò di premiare un giovane cronista con un aumento di stipendio. La faccenda è un po’ più complicata, perché alla fine di un giro fiscale dei soldi si persero le tracce, in ogni caso fu così che il direttore propose al cronista una compensazione consistente in un paio di scarpe al mese (non di più) da acquistare in un negozio del centro di Roma. 
Massimo Gramellini scelse però il piano B cioè di comprarsi da solo le scarpe e di ottenere l’aumento occupandosi di una rubrica nel supplemento del weekend. Chiese espressamente La Posta del cuore. Un uomo, per giunta, parole sue, poco esperto in materia, avendo sin lì vissuto una vita sentimentale di alterna fortuna. 

La sua Posta del Cuore oggi è diventata 7 di cuori, da sei anni esce ogni settimana su questo giornale. Si chiama così perché questa carta da gioco indica la seconda possibilità: abbiamo deciso di dare per scontato che la prima occasione, purtroppo o per fortuna, quasi mai è quella buona. L’amore è il perché, l’ultimo romanzo di Massimo Gramellini, è nato dopo dieci anni di gestazione anche da questo ultimo tratto di strada. È un manuale di educazione sentimentale, ma non serve solo a intercettare una nuova anima gemella, a liberarsi con coraggio e grazia di un ex o a riconoscere nella solitudine una nuova primavera. 

Sono briciole sistemate su un sentiero che ci porta al vero punto di partenza, la conoscenza e l’amore per noi stessi, il ricongiungimento a quella metà perduta che, spiega Platone, suggeritore per niente occulto del romanzo, non è in una qualcuna o un qualcuno nascosto nel mondo. È dentro di noi.

Perché scrivere di amore?
«È un libro anticiclico: scrivere di amore nel tempo dell’odio… Cito padre Maksymilian Kolbe. Prigioniero ad Auschwitz, porge il braccio al carnefice che lo ucciderà con una puntura di acidio fenico e dice “Lei non ha capito nulla della vita.. L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea”. Parlare di questo non è rivoluzionario, è utopistico. Infatti ogni tanto i lettori mi scrivono, “ma lei in che mondo vive?” Ecco, a me piace raccontare il mondo in cui vorrei vivere. Platone nel Simposio spiega bene che l’amore crea, che solo quando siamo “innamorati ” facciamo le cose bene, che sia cucinare un piatto di pasta o costruire la Cappella Sistina».

Vasco Rossi invita a fare le cose “con” amore e non “per amore”. Perché le prime sono sempre giuste, le seconde a volte no…
«Sono perfettamente d’accordo. Il senso della vita, e Platone ancora una volta ci ha anticipato, è scoprire il nostro talento e realizzarlo. Tutti ne abbiamo uno, non necessariamente sportivo o artistico. Si può avere anche solo quello di creare armonia, che è una cosa gigantesca, di saper ascoltare, di tenere in ordine la casa… L’infelicità è non trovarlo. Anni fa incontrai all’isola d’Elba un industriale tedesco che aveva venduto la sua azienda e si era comprato una casa lì per realizzare il suo sogno: fare vasi di terracotta. Erano tutti uguali, banali, bruttini, ma lui era l’uomo più felice del mondo».

Il romanzo si apre con l’esergo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro: «… tutto l’universo obbedisce all’amore».
«Battiato era il mio mito, lo incontrai a Catania perché mi fece il regalo di presentare un mio libro. Quando arrivò io sperai che mi avesse portato le partiture delle sue canzoni, che sapevo tutte a memoria. Invece no. Mi fece vedere una raccolta con i suoi quadri che, onestamente, non erano ciò per cui lui sarebbe passato alla storia. Raccontava che da ragazzino insegnava a suonare la chitarra a un suo compagno che in cambio gli insegnava a disegnare. Ma era talmente negato che persino quando copiava le cose gli venivano male. Mi è sembrato bellissimo».

«Ognuno ha talenti, scoprii che Battiato avrebbe voluto diventare pittore»

Ventisei anni di risposte ai lettori. Come è cominciata?
«Con il rifiuto dell’aumento di stipendio “in scarpe” e la rubrica su Specchio. All’inizio non mi scriveva quasi nessuno, perché venivo percepito come un giornalista cinico che si occupava di politica. La prima risposta che diedi fu terribile: un signore mi raccontò che non riusciva a lasciare né la moglie é l’amante: “Cosa faccio? Non mi resta che buttarmi dalla finestra…”. E io: “Mi auguro per lei che abiti al primo piano”. Per mesi nessuno mi scrisse più niente tanto è vero che all’inizio chiamavo gli amici per farmi raccontare qualche storia. Poi morì mio padre e io descrissi quei giorni passati al suo capezzale. Cambiò tutto. Lì capii che nella vita era importante l’esempio, non la predica. La gente incomincò a fidarsi di me, ricevevo 30 lettere al giorno. Ho ancora 3 o 4 armadi pieni, con i disegnini, scritte con il pennarello…»”.

In cosa sono cambiati gli uomini e le donne? Si può dire i ruoli si sono un po’ sovrapposti? Io seleziono le lettere che arrivano alla tua casella di posta, quindi le leggo tutte…
«Non sono passati invano questi 26 anni, gli uomini stanno cambiando, ma tanto. Oggi non si vergognano più, analizzano le loro responsabilità. È una fase ancora conflittuale che va superata, mi capita che se critico un uomo, mi accusano di essere sempre dalla parte delle donne. E anche il contrario. Però vedo un miglioramento nel linguaggio d’amore».

Quali sono i problemi più comuni?
«Certamente quello della solitudine, che aumenterà sempre di più anche a causa della denatalità. È un tema enorme che sta alla base di tanti compromessi, è la paura di restare soli a tenere in piedi molte relazioni che sono finite o a costringere uomini e donne nella categoria degli amanti in lista d’attesa. Anche i sentimenti stanno subendo una mutazione genetica, tra un po’ ci fidanzeremo con l’Intelligenza articifiale, con un visore magari vedremo Margot Robbie o Ryan Gosling e crederemo di stare con loro».

«I lettori cominciarono a scrivermi quando raccontai i giorni
con mio padre morente»

La situazione peggiore?
«Per la coppia è la paura del nuovo. L’essere umano è conservatore, in L’Amore è il perché racconto la storia di due amici, uno che decide di rimettersi in gioco, l’altro di provare a ricucire il rapporto sfasciato. Qual è la scelta giusta? Non esiste, questo è un mio tormentone e voglio ribadirlo. Dipende dall’impulso che l’ha generata: se scegli per coraggio, è giusta. Se scegli per paura, è sbagliata. È difficile parlare e ragionare sull’amore, non a caso Platone usa la dimensione del mito perché la verità non si coglie con il ragionamento. La mente non può spiegare tutto, ci sono cose che capisci solo con l’incantesimo… Platone parla ai cuori, è questo che lo rende unico e immortale».

Si possono amare due persone contemporaneamente?
«Tendiamo a essere attratti da chi è diverso da noi ma a stare meglio con chi è simile. Come spiega la mia amica scienziata, coprotagoànista femminile del romanzo, l’amore che dura è quello che invia nel corpo ossitocina, lo stesso ormone che produce la donna quando partorisce. L’amore tra diversi scarica adrenalina e dopamina. Quando prevale il cortisolo, lo stress, l’amore si spacca. È spoetizzante, ma funziona così. Tutti proviamo la follia, io stesso e non me ne pento, anzi compatisco chi non ha conosciuto questa emozione. Dopo però deve arrivare qualcos’altro. E partiamo dalla differenza tra emozione, quella appena descritta, e sentimento, che è il costruire. Quindi no, non credo si possa essere innamorati pazzamente di due persone. Di solito alla fine rimani con chi ami, il resto lo vivi fin che dura».

Ma quindi qual è l’ultima riga della storia, il “vissero felici e contenti”? Il romanzo comincia così… Molti matrimoni non resistono.
«Perché prima non potevano finire, la donna non poteva uscire da un matrimonio senza autonomia. E poi era facile promettersi amore per tutta la vita quando tutta la vita era 40 anni. Ora in teoria si sta insieme molto di più. Ci sono coppie che si tradiscono, si lasciano o comunque fanno una vita indipendente. Poi quando la carica erotica diminuisce tornano insieme e invecchiano insieme».

P.S.
L’amore è il perché è dedicato a Simona, terza e ultima moglie. Nel romanzo chiamata La Definitiva. Ecco l’ultima riga della storia. Almeno di questa.

18 ottobre 2025