In archivio la quarta edizione ufficiale del Campionato Italiano gravel. Dopo la prima assoluta nel 2022 di Argenta (FE), dopo Fubine (AL) 2023 e dopo Golferenzo (PV) 2024 è stata la volta di Abbadia San Salvatore (SI). Il 26 e 27 luglio 2025 la località montana ai piedi del Monte Amiata è diventata il fulcro di una due giorni che ha visto nella cicloturistica del sabato il “prologo” di una festa culminata poi la domenica con la gara vera, valida come prova unica per l’assegnazione delle maglie tricolori. La regia dell’evento sulle spalle della ASD Amiata Bike.
A darsi battaglia sono stati circa 350 atleti in tutto e, come per le scorse edizioni, anche quest’anno l’“italiano” gravel ha accorpato le categorie Open (Under 23 ed Elite) con quelle amatoriali, seppur separate al via attraverso le debite griglie di partenza.
Pro ed amatori assieme
Quella di far correre professionisti ed amatori è in fondo una decisione obbligata, perché il gravel “race” in Italia (ma anche un po’ all’estero) non riesce ancora a fare grandi numeri, non riesce a intercettare l’interesse dei grandi team professionistici, vuoi per posizionamenti in calendario un po’ sfortunati, vuoi per un regolamento UCI che ancora non premia questa affascinante disciplina come meriterebbe.
Basta dire che gli “Open” al via ad Abbadia San Salvatore erano in tutto 62 (50 uomini e 12 donne); di loro, nessuno aveva lo status di “professionista”; inoltre, tra i gravellisti al via mancavano entrambi i Campioni Italiani di specialità 2024, Giada Borghesi e Samuele Zoccarato. Quest’ultimo, ad esempio, era assente perché impegnato in Spagna, per una gara su strada.
«Ma il prossimo anno le cose cambieranno – ci dice Daniele Pontoni, Commissario Tecnico della nazionale Ciclocross e Gravel – dal 2026 il punteggio UCI sarà attribuibile non solo grazie alle gare su strada, ma grazie a tutte le discipline, gravel incluso. E questo sarà sicuramente un incentivo per tanti prof a partecipare. In quanto a Zoccarato, nel 2025 ha cambiato squadra (dalla Bardiani CSF alla Polti Visit Malta, ndr), per questo ci può stare che sia stato tenuto a seguire il programma della sua società».
Chi ha vinto
L’assenza dei “big” non toglie certo onore e merito a Mattia Gaffuri (Swatt Team) in campo maschile e a Carlotta Borello (Cingolani Specialized), che rispettivamente in 2h:42’:37” e in 3h:10”:28” hanno letteralmente volato su un esteso percorso ad anello (per gli uomini di 88 km, per le donne 83 km) che si è sviluppato dapprima nello scenario assolato della splendida bassa Val d’Orcia, poi si inerpicava tra le faggete fresche e ombrose del Monte Amiata.
Le classifiche
Uomini
1 – Mattia Gaffuri, ASD SWATT Club 2:42:37
2 – Filippo Agostinacchio, Biesse Carrera – Premac +4’26”
3 – Matteo Zurlo, A.S.D. Padovani +8’28”
Donne
1 – Carlotta Borello, Team Cingolani Specialized 3:10:28
2 – Greta Recchia, Piraz Coaching MTB Academy +1’48”
3 – Giulia Bisso, Born To Zhiraf BTC City Ljubljana +3’02”
Vero gravel sull’Amiata
Non è cosa da poco conto organizzare un campionato nazionale ufficiale su un percorso lungo e unico, rispetto alla tendenza più diffusa di replicare lo stesso circuito più volte, in base al sesso o alla categoria di appartenenza.
A detta di chi scrive (che ha anche partecipato alla gara amatoriale) un percorso lungo ed unico meglio si addice alla specificità e alle caratteristiche “native” del gravel, disciplina che ha sempre fatto della distanza e del viaggio in senso lato i suoi due elementi identificativi e premianti, o quanto meno elementi che livello olimpico permettono di differenziarlo in maniera chiara e definita da una gara in linea su strada e una gara di XCO. E, aggiungiamo, anche di avvicinare un po’ il gravel race allo spirito “long distance”, “ultra” e spesso autogestito che realizza l’altra sfaccettatura di questa camaleontica ed affascinante specialiità.
Come conferma Daniele Pontoni il mondo del gravel “race” e quello del gravel “autogestito” non si intersecheranno mai del tutto, forse è anche comprensibile che sia così, ma avere qualche punto in comune tra questi due mondi è comunque cosa auspicabile e giusta.
Tant’è: un percorso valido come quello di Abbadia San Salvatore ha centrato in pieno anti elementi del “vero” gravel; e questo anche al netto di una distribuzione percentuale tra gravel e asfalto che non rientrava esattamente nei limiti dettati dai regolamenti: le porzioni di asfalto, infatti, non dovrebbero totalizzare più del 40 per cento del totale. Ad Abbadia San Salvatore il bitume era un poco di più (circa 50%), ma è fuori di dubbio che la tecnicità e la validità dei tratti sterrati ha compensato largamente questa leggera “irregolarità”.
Le stesse strade e lo stesso territorio, tra l’altro, sono state teatro della Cicloturistica del sabato, che ha dato il modo ai quasi duecento partecipanti di apprezzare e godersi ancora meglio l’affascinante scenario che gravita attorno al Parco Nazionale delle Miniere del Monte Amiata.
Il record dello Swatt Club
Tornando alla corsa e alle statistiche, la vittoria in campo maschile he segnato un piccolo grande record: grazie al venticinquenne Gaffuri, per lo Swatt Club lo conquista il secondo successo consecutivo in una rassegna tricolore, dopo la vittoria di Filippo Conca nell’”italiano” su strada del scorso giugno. E non è cosa da poco conto per una compagine di “semiprofessionisti”: «Faccio principalmente attività su strada, corro come elite, ma non sono formalmente un professionista – ci spiega Gaffuri -. Mi dedico spesso al gravel perché faccio molte attività, la multidisciplina è allenante. Oggi il percorso era bellissimo e valido tecnicamente, era misto, c’era un po’ di tutto, adatto alle mie caratteristiche. Ero partito con l‘intenzione di vincere. Ed è andata bene».
La Giant di Mattia Gaffuri: ruote Cadex in carbonio e coperture Pirelli Cinturato Gravel da 40 mm
Con le premiazioni finali di tutte le categorie, sia quella agonistiche, sia delle numerose fasce amatoriali, l’italiano gravel 2025 ha salutato i partecipanti e lasciato libero il testimone a un’edizione 2026 la cui location è ancora da assegnare.
Va quindi in archivio una due giorni impeccabile dal punto di vista tecnico e organizzativo, una festa per i tanti cicloamatori, cicloturisti ed accompagnatori accorsi; per il territorio resta invece la conferma che un’area come questa è perfetta per eventi di questo genere.
Tra l’altro, un passo importante in questa direzione è rappresentato dal Circuito Permanente Amiata Bike, realtà già fruibile, che segna l’inizio di uno sviluppo sostenibile e lento sulle due ruote, volto a valorizzare il territorio e promuovere la mobilità sostenibile in tutta la zona del Monte Amiata.
Photo Credits: Carlo De Santis Photography
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