La rottura del tendine d’Achille per il danese ha scatenato la polemica sui calendari troppo pieni. Il britannico: “Per garantire una carriera lunga bisogna adattarsi”

Martina Sessa

19 ottobre – 13:57 – MILANO

L’infortunio di Holger Rune al torneo di Stoccolma è stato l’ennesimo campanello d’allarme per il circuito maschile. Durante la semifinale contro Ugo Humbert, il danese si è fermato tra urla e lacrime, costretto a lasciare il campo per la rottura al tendine d’Achille. Questo stop, potenzialmente lungo, ha riacceso sui social un dibattito sempre più vivo nel mondo del tennis: la prevenzione degli infortuni e il ruolo dell’Atp. 

lo sfogo di draper—  

Jack Draper, fermo dallo Us Open per un problema fisico e atteso al rientro solo nella prossima stagione, ha espresso la sua frustrazione sui social, puntando il dito contro l’Atp: “Gli infortuni capitano, stiamo spingendo i nostri corpi a fare cose che non dovrebbero accadere nello sport ad alto livello. Abbiamo così tanti giovani incredibili nel tour in questo momento e sono orgoglioso di farne parte. Tuttavia, il tour e il calendario devono adattarsi se qualcuno di noi vorrà vivere una lunga carriera”. 

la risposta di fritz—  

Sulla stessa lunghezza d’onda, Taylor Fritz ha risposto a Draper, evidenziando un problema strutturale: “I fatti dimostrano più infortuni e burnout che mai, perché le condizioni delle palline e dei campi sono rallentati molto, rendendo la routine settimanale ancora più impegnativa a livello fisico ed è dura per il corpo”. Un concetto che lo statunitense aveva già ribadito dopo la sua sconfitta al Masters 1000 di Shanghai, torneo ricordato soprattutto per i tanti ritiri: “È un cambiamento davvero negativo rispetto al passato. Il campo è incredibilmente lento e anche le palline sono piuttosto lente: dopo qualche game le palline sono enormi e non puoi farci niente”.