Quello odierno al Louvre, uno dei musei più iconici e sorvegliati del mondo, è stato un furto quasi da film. Secondo quanto emerso, infatti, una banda di ladri si sarebbe arrampicata fino al primo piano del museo parigino e, dopo aver infranto una finestra, avrebbe aperto una teca con un seghetto circolare portandosi via alcuni gioielli appartenuti alla collezione di Napoleone III. Due dei nove oggetti rubati in tutto, secondo il sito di “Le Parisien”, sono stati recuperati: si tratta della corona dell’imperatrice Eugenia – rinvenuta però rotta – e di un secondo oggetto, ancora non identificato. La corona dell’imperatrice Eugenia di Francia, consorte di Napoleone III, resta uno dei gioielli più celebri del Louvre: era stata realizzata intorno al 1855, composta in oro, diamanti e smeraldi. Ma quello odierno non è il primo furto che ha riguardato il museo francese.

Il “ladro della Gioconda”

Riavvolgendo il nastro della storia, infatti, è possibile tornare alla notte tra il 21 e il 22 agosto del 1911.  Il Louvre era chiuso per manutenzione ed un uomo, travestito da operaio, cammina sospetto nei pressi del Salon Carré. Solamente poche ore dopo, la Gioconda di Leonardo da Vinci scompare. Dietro al colpo si nascondeva Vincenzo Peruggia, un imbianchino originario della provincia di Varese. L’uomo lavorava per una ditta incaricata della manutenzione del museo e dunque era perfettamente a conoscenza delle abitudini del personale e di tutte le misure di sicurezza. Per mettere in atto il suo piano, Peruggia decide di staccare la tavola dalla cornice, nascondendola poi sotto il cappotto per poi allontanarsi senza essere fermato. L’assenza della Gioconda viene notata soltanto il giorno dopo. Le indagini, andate avanti per oltre due anni, avevano coinvolto anche figure di spicco dell’avanguardia culturale come Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, entrambi sospettati ma poi scagionati. Nel dicembre del 1913, Peruggia – ormai tornato in patria – contatta un antiquario di Firenze, ovvero Alfredo Geri, proponendogli la vendita della Gioconda a patto però che rimanesse in Italia. Era l’11 dicembre, quando lo stesso antiquario e l’allora direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi, si recano nella stanza d’albergo dove il quadro era stato sistemato. Ammettendone l’autenticità, i due chiamano la polizia che mette in sicurezza il dipinto e arresta Peruggia, diventato “il ladro della Gioconda“. L’opera di Leonardo resta in esposizione agli Uffizi, ma non solo, in via temporanea per poi fare ritorno, nel gennaio del 1914, al Louvre.

Gli altri furti

Ma la lista dei furti non termina così. Nel 1983 due armature rinascimentali vengono trafugate e recuperate solamente quarant’anni dopo. E prima dell’episodio odierno, il Louvre è stato obiettivo dei ladri anche nel 1995 quando, in meno di sette mesi, tre opere vengono sottratte al museo. In particolare, il 18 gennaio di quell’anno viene trafugata un’alabarda del peso di 17 chili dal monumento scolpito da Martin Desjardins, esposto nella Cour Puget. Una settimana prima, un visitatore ruba, usando un taglierino, un dipinto di Lancelot Theodore Turpin de Crisse, intitolato “Daims dans un paysage”, esposto nei saloni Napoleone III dell’ala Richelieu. Infine, il 10 luglio scompare un pastello di Robert de Nanteuil. Risale, infine, al 1998 l’ultimo furto registrato nel museo parigino. Il pomeriggio del 3 maggio di 27 anni fa, un ladro forza una teca di sicurezza in vetro contenente una tela di Camille Corot di 80×40 centimetri e la strappa dalla cornice. Subito dopo la scoperta del furto, le porte d’uscita del Louvre vengono chiuse a chiave e per ore tutte le borse di ogni visitatore vengono esaminate, ma senza successo. L’opera d’arte rubata era intitolata “Le Chemin de Sèvres” dipinto da Corot nel 1858. Il piccolo dipinto, del valore di oltre un milione di dollari, non è però stato ritrovato.

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