di
Renato Franco

La popstar inaugura la prima delle due attesissime date italiane

Un popolo di Little Monsters, la comunità di «piccoli mostri» che rende omaggio a MotherMonster, ovvero Lady Gaga, la madre di tutti loro, il faro a cui si ispirano. Ieri è andato in scena al Forum di Assago il primo dei due appuntamenti italiani del «Mayhem Ball Tour», 87 date nel mondo, in cui la popstar immagina di portare sul palco il suo doppio. È legato a quest’idea l’architettura dello spettacolo, la sfida al caos — mayhem in inglese — che è dentro tutti noi perché siamo diversi ma proviamo sentimenti condivisi: le contraddizioni tra quello che diciamo e facciamo, la percezione di noi stessi diversa da quella degli altri, le aspettative e l’identità. 

Un concetto che viene plasticamente rappresentato dalle due versioni di sé che Lady Gaga propone: bionda e in bianco oppure mora e in rosso, quando si presenta come la «Mistress of Mayhem», la Padrona del Caos. Sì commuove anche verso la fine del concerto, le lacrime mentre suona al piano e ricorda le sue origini italiane: «Sono orgogliosa dei valori che mi hanno trasmesso. Le mie nonne italiane sono state le persone più importanti della mia vita, in particolare una, Joanne, a cui questa canzone è dedicata». E piange di nuovo quando parte il coro a una sola voce di tutto il palazzetto: «Sei bellissima».



















































Il suo pubblico è un condensato di look eccentrici: veli, calze a rete per uomini e donne, tatuaggi e corone di spine, catene e capelli colorati, piercing e anelli, ali di pipistrello, rose rosse e rose nere. Vince la versione dark, gotica, del resto il black funziona come nella moda: sta bene a tutti. Parli con tante persone diverse ma sembra di incrociare sempre la stessa, il pensiero unico è unanime: c’è un popolo di incompresi che si ritrova in lei, si sente finalmente capito e viene a rendere omaggio alla sua madonna laica. Gente che aspetta in tenda (da due giorni per il concerto che si replica anche oggi). Disposti a tutto. Come Alessandra e Giuseppe, 27 e 25 anni. Spiega lui: «Lady Gaga ci ha formato, ci ha cresciuto, nello stile e nella mentalità, è come se fosse nostra mamma». Ma meglio, perché a differenza di quella vera non rompe mai le scatole e non ti giudica. Hanno fatto chilometri da tutta Italia, anche dagli Stati Uniti pur di vedere il loro idolo. 

Benedetta viene da Ragusa (ma vive a Pisa): «Gaga è una sorta di safe space per noi misconosciuti». Il look si ispira ovviamente a lei, in questo caso la dama in rosso sul palco. Sofia e Francesca, ventenni, una in dark, come la cantante in Disease, l’altra in bianco come al Coachella, sfoggiano tre tatuaggi a testa caso mai si dimenticassero chi è la loro musa. Francesco da Roma è vestito come uno dei suoi ballerini: «Ha dato una lingua unica alle persone, è creativa e iconica». Migliaia di ragazzi e ragazze, età media tra i 20 e i 30 anni, qualche immancabile vip come Elodie, Mahmood, Stefano De Martino e Donatella Versace (a cui tributa un saluto partecipato).

Lo show è un’opera ricchissima che assomiglia a un musical in quattro atti, due ore di spettacolo purissimo in cui si alternano fiamme e fuochi d’artificio, scheletri e zombie, scene gotiche e cupe, abiti giganteschi (uno di velluto rosso che nasconde una gabbia alta 5 metri, un altro con un velo bianco lungo 30), fino al momento più struggente, con una barca che traghetta l’anima della protagonista.Naturale e istrionico senso dello spettacolo, Lady Gaga riesce a dare un impianto da kolossal a uno spettacolo che invece racconta l’intimo: del resto la sua forza è sempre stata nel mettere in scena la fragilità e renderla collettiva. In musica ha cantato tante inquietudini contemporanee: la paura dell’amore, degli uomini, del sesso, del giudizio, di un partner ossessivo, della dipendenza, della fama. Ora la paura di noi stessi, quell’irrequietezza con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni.

19 ottobre 2025 ( modifica il 19 ottobre 2025 | 23:23)