Per il giudice Massimo Rigon, quell’incidente si poteva evitare. Chi era alla guida, Monica Lorenzatti, avrebbe avuto il tempo di reagire per scansare lo schianto che ha portato alla morte della sorella Graziella, della figlia Gioia Virginia Casciani e della nipote, Ginevra Barra Bajetto. Le due cuginette erano pattinatrici sul ghiaccio. Lorenzatti è stata condannata per omicidio colposo insieme al camionista.

Le motivazioni della sentenza

A giudizio erano finiti il camionista Alberto Marchetti, colpevole di una manovra improvvisa, e la stessa Lorenzatti, unica sopravvissuta, che secondo il giudice avrebbe avuto potuto frenare per evitare l’impatto mortale.

Per il giudice Massimo Rigon, l’origine dell’incidente è una frenata improvvisa e ingiustificata del camion, che in pochi secondi è passato da 90 a 7 chilometri orari. La manovra è stata definita “imprudente”, specie se calata nel contesto dell’autostrada in cui è avvenuta.

Ma per Rigon, la tragedia si sarebbe potuta evitare se la donna, alla guida dell’auto, fosse stata più “reattiva”. Lorenzatti viaggiava a circa novanta chilometri orari e a una distanza di circa 70 metri, utili, per il giudice, a frenare o anche evitare il mezzo pesante.

La condanna

La condanna si basa proprio su questa possibilità di aver avuto il tempo di poter manovrare. Sul camion non è stato riscontrato alcun difetto tecnico o malfunzionamento.

La sentenza ha disposto due anni di reclusione con pena sospesa per entrambi i conducenti, distribuendo le colpe tra chi ha innescato l’incidente e chi, pur avendone la possibilità, non ha reagito tempestivamente per evitarlo.

Dopo la lettura della sentenza, Claudio Tasin, avvocato di Lorenzatti, aveva dichiarato che “il fatto era imprevedibile e inevitabile”, ricordando “gli stop non funzionanti (del camionista, ndr), accertati dalla consulenza tecnica, la frenata improvvisa e la barra para incastro ceduta per bulloni mancanti”.

Fonte: Today