Arguto e brillante volume, “Inimicizie letterarie” di Giulio Passerini, in cui si racconta di rancori, ripicche e invidie fra alcuni grandi scrittori del passato e del presente. Scontri verbali, e non solo, in pagine tutte da gustare
Il palermitano Giulio Passerini conclude il suo libro Inimicizie letterarie (160 pagine, 16 euro), edito da Italo Svevo, raccontando del tiro al bersaglio subito da Salvatore Quasimodo in occasione della vittoria del premio Nobel nel 1959. Illustri colleghi lo fecero a pezzi e lui ricambiò in versi certe stilettate intinte nell’odio. E Passerini potrebbe ripartire dalla Sicilia, per continuare ad ampliare il suo gustosissimo saggio, che aveva visto la luce una prima volta, con un altro titolo (Nemici di penna) e un altro editore (editrice Bibliografica). Le singolare tenzoni in letteratura sono, infatti, infinite, come la creazione letterarie. E si potrebbe ripartire dalla Sicilia, raccontando dei reciproci sospetti, delle vicendevoli antipatie e della freddezza fra Leonardo Sciascia e Stefano D’Arrigo, o della rottura fra Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo («Questo l’ho cancellato anche dalla lista dei miei nemici», avrebbe detto il primo del secondo). Poi, è chiaro, la lista di invidie, odi e litigi è davvero sterminata e, probabilmente, per Inimicizie letterarie si è anche resa necessaria una selezione. Però, per eventuali nuove e future edizioni, segnaliamo da un cantuccio pure la possibile integrazione del capitolo dedicato a Capote, fortemente critico non solo contro Kerouac, ma che in vita regalò parole al veleno anche contro Hemingway, Camus, Borges, Oates, Malamud e Pynchon, per citare solo le sue principali “vittime”. Una collezione che fa il paio – come testimonia puntualmente l’autore di Inimicizie letterarie – con quella di Nabokov, altro fustigatore di giganti letterari.
Da una parte all’altra dell’oceano
Nel suo volume, di grande leggibilità e godibilità, Passerini dà conto di recensioni velenose, rancori, accuse di plagio, effervescenti duelli verbali da una parte all’altra dell’oceano, dal leggendario pugno di Mario Vargas Llosa a Gabriel Garcia Marquez (Jaime Bayly ha tratto dall’episodio un fantastico romanzo, qui l’articolo) al controverso rapporto fra Faulkner ed Hemingway, con pubblici elogi e cordiali antipatie personali, alle pesanti critiche di Franzen a Roth, che non gli rispose mai per le rime, anzi solo con elogi e ancora ai pesanti attacchi di Bolaño a Perez-Reverte e Isabel Allende, due autori che non l’hanno trasformato in un santino post-mortem, anzi non ne parlano affatto bene. In Europa le rivalità non sono meno cruente. Virginia Woolf riserva poche, sentite parole a Ulisse di James Joyce (attaccato perfino da Paulo Coelho): «l’opera di un nauseabondo studente universitario che si schiaccia i brufoli». E le dispute letterario-politiche fra Ungaretti e Bontempelli si risolvono in un duello, in una villa messa a disposizione di Pirandello.
Non semplici aneddoti e facezie…
Umani, troppo umani certi geni delle lettere? Decisamente sì. Giulio Passerini, scartabellando tra fonti cartacee e virtuali, raccoglie insulti d’autore e li racconta con leggerezza, talvolta con ironia, ne mette a fuoco insicurezze e debolezze, orgogli e follie. Di mezzo ci sono narcisismi e premi, invidie, ripicche e vendette. Libro prezioso, curioso, da custodire gelosamente, Inimicizie letterarie ha nell’arguzia e nell’eleganza i suoi punti di forza. Trasformare in un libro vero una manciata di aneddoti e facezie, sebbene attribuiti a grandi firme, non è un’operazione semplice: questa è l’eccezione che conferma la regola.
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