Un’opera pop contemporanea in quattro atti. Il gotico e il romantico, immaginati e uniti dal talento di un’artista geniale. L’omaggio all’Italia, ai suoi valori e alle nonne, che l’hanno spinta a diventare la donna e la creativa che è diventata. Ma anche all’amica Donatella Versace. E la volontà di restare a lungo nell’olimpo della musica, per continuare a fare ciò che ama di più. Il racconto
Il palco è pronto, la scenografia è quasi al completo. Tra poco si va in scena, ma prima lo spazio è tutto di Voices of Lady Gaga: sono messaggi inviati dai fan dell’artista che vedo appena entro all’Unipol Forum, e che vengono proiettati su uno schermo gigante. C’è chi racconta di come Lady Gaga sia stata un esempio, ma anche un’amica fedele in alcuni momenti bui. E chi condivide momenti vissuti con la mamma, di cui la musica di Gaga è la colonna sonora. Ma c’è anche chi spiega che proprio l’artista di Abracadabra è stata di ispirazione per diventare un cantante. Parole condivise con le migliaia di persone presenti, e che rispecchiano al meglio la filosofia che da sempre contraddistingue Lady Gaga: io sono qui, vi sento e vi ascolto. Lady Gaga che subito dopo, a pochi minuti dall’inizio del concerto, si vede sul palco, ma in un video registrato: vestita di rosso, intenta a scrivere su una pergamena che, appena chiude, dà ufficialmente il via alla nuova opera pop contemporanea, in quattro atti.
Atto I: Rosso, la passione e il cuore di Lady Gaga
Le prime note sono quelle di Bloody Mary: la lirica Gaga inizia il primo atto su una gabbia coperta da un ampio tessuto rosso. Lei al centro di tutto, in alto, che osserva e allo stesso tempo dirige la sua opera. Lady Gaga canta, parla, si apre la gabbia e cominciano le danze di interpreti eccellenti, perfetti per lo show. Poi l’incontenibile energia di Abracadabra, con cui l’artista comincia a raccontare la storia che si snoda nel Mayhem Ball, quella di una Gaga gotica e guardinga che, atto dopo atto, troverà la sua pace dopo aver sconfitto un’altra lei, aver vinto la morte e toccato con mano la rinascita.
“Mi chiamo Stefani Joanne Angelina Germanotta”
“Ciao Milano! Mi chiamo Stefani Joanne Angelina Germanotta!”. Il saluto alle migliaia di Little Monsters presenti alla prima delle due date milanesi parte da qui, dalle sue origini italiane: Lady Gaga, nata negli Stati Uniti ma cresciuta da amore e valori italianissimi, di cui è orgogliosa e di cui spesso parlerà nello show. Sono molti i momenti in cui l’artista si rivolge al pubblico, a cui in questa opera pop contemporanea racconta – attraverso brani e coreografie – i momenti chiave del suo percorso artistico.
Il conflitto tra le tante parti della sua anima
Il primo tema è quello dell’eterno conflitto con altre parti della sua anima: lo si capisce alla perfezione durante Poker Face, canone in cui una Gaga vestita di nero si confronta con la Gaga che si traveste, o che forse nasconde la sua vera identità attraverso degli abiti di scena. Abiti che si trasformano nell’atto seguente, che l’artista inizia dialogando con degli scheletri, in una scatola colma di sabbia. Si parla di morte, della necessità di seppellire una vecchia parte di sé, viziata anche da eventi legati alla celebrità. Lo si comprende meglio quando Lady Gaga canta Paparazzi, brano in cui si parla del conflitto tra desiderare amore e la necessità di attenzione pubblica: l’artista vestita di bianco con un lungo velo ha delle stampelle, e si muove con difficoltà sulla passerella centrale del palco. Gaga interpreta teatralmente questa difficoltà nel saper bilanciare la vita privata e pubblica, e racconta il cuore del secondo atto: la necessità di spegnere qualcosa, per poi ricominciare e rinascere. Con Alejando, cantato poco dopo, la cantautrice fa esplodere il Forum che si fa inebriare dalle note di un brano senza tempo. Poco dopo il buio, e si legge The Beautiful Nightmare that knows her name: una nuova storia sta per essere raccontata. Qui arriva la Gaga gotica, i teschi, la Dead Dance: tutti gli elementi che da sempre conosciamo di Lady Gaga e che l’hanno sempre contraddistinta. Caratteristiche che solo un’artista della sua caratura può portare avanti con eleganza e spessore, soprattutto in uno show come questo. È il nero il colore che distingue questo atto, che vede anche la vera hit Born This Way tra le protagoniste (e le più cantate in coro dalle migliaia di fan in adorazione). E Million Reasons, cantata da una Lady Gaga che sembra voler combattere ancora con qualcosa che sembra non aver trovato, ma che la riporta nella gabbia del primo atto.

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La vecchia Lady Gaga diventa Caronte, e la traghetta dal Secondo al Terzo Atto
Poi un altro confronto, con una versione di Lady Gaga con un costume rosso, che diventa Caronte e porta l’artista verso il pianoforte in una piccola imbarcazione. Caronte, figura della mitologia greca, traghettatore delle anime dei defunti attraverso il fiume che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, in questa parte è la vecchia Lady Gaga che porta l’altra versione di Gaga verso una nuova vita. La colonna sonora di questo passaggio è Million Reasons, a cui segue Shallow suonata al piano.
Un nuovo atto: la rinascita. Il ricordo delle nonne italiane, l’amicizia con Donatella Versace
La rinascita riparte da qui, da Shallow e Die With A Smile: Lady Gaga fa pace con la vecchia versione di sé, e dà inizio a un nuovo atto. A mio onesto parere il più bello e autentico, perché si vede la vera artista. Bravissima a suonare, cantare e raccontare la sua vita. Ma soprattutto a emozionare come non mai. Lo fa poco prima di intonare Joanne, che dedica a una delle sue nonne italiane, di cui parla a lungo: “I valori che mi hanno trasmesso sono indescrivibili. Mi hanno insegnato moltissimo. Ma sapevamo sempre rimettermi in riga e, anche se avevo avuto una brutta giornata, mi dicevano di tornare a lavorare. Ma tutto mi riporta a loro: due donne straordinarie, italiane, di cui sono fiera”, dice. L’importanza dei valori della famiglia e dell’amicizia, di cui parla quando racconta di un’amica speciale che è tra il pubblico, Donatella Versace: “Durante la mia carriera ho conosciuto tante persone, ma Donatella mi è sempre stata accanto, anche nei momenti difficili. Soprattutto quando tutti gli altri se ne andavano. Donatella è speciale, mi ha insegnato tanto, il legame che ci unisce è fortissimo”, racconta Stefani Joanne Angelina Germanotta prima di dedicarle The Edge of Glory.
L’ultimo atto
Un atto di rinascita, che si conclude qualche brano dopo, con Lady Gaga che si toglie ogni trucco e ritorna in scena semplicissima, con un cappello di lana e una giacca: è l’artista che ha combattuto i suoi demoni, e ha capito chi vuole essere. Ma soprattutto sta bene con se stessa. Il saluto con il tricolore, la promessa che tra vent’anni sarà ancora qui, l’abbraccio alla sua Italia: Lady Gaga, con questo show, ha cambiato tutte le regole. The Mayhem Ball Tour è la sua storia, è un’opera pop contemporanea. Pensata, immaginata e creata da lei. Trovare un’artista così geniale? Molto, molto difficile.
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I dettagli perfetti, i riferimenti a Puccini: perché The Mayhem Ball è un’opera pop già “classica”
Mayhem, ovvero caos, confusione. In cui mai come prima si può trovare un ordine e una geniale follia creativa: benvenuti al Mayhem Ball Tour di Lady Gaga, l’unica artista in grado di capovolgere l’idea classica di opera e farla sua. Sì, perché il suo show, in scena a Milano per due date, è la trasposizione contemporanea di un libretto operistico che, negli anni, può senza alcun dubbio diventare uno dei classici da cui trarre ispirazione. Nulla è lasciato al caso: ogni sfumatura che l’artista sceglie di portare in scena è pensato, immaginato, creato e provato. Ma soprattutto sentito, in ogni sua forma. Una, nessuna, centomila Lady Gaga. E altrettanti show come questo. Ne avevamo visto un’anteprima al Coachella Festival, momento in cui l’artista di orgogliose origini italiane aveva dato un’idea di quello che sarebbe potuta diventare un concept, poi trasformato in show per un contesto come un Festival, per poi sbocciare in una creazione operistica da portare in tour. Sì, avete letto bene: il Mayhem Ball Tour di Gaga è un’opera pop. Classica e contemporanea allo stesso tempo, con tutti gli elementi che da sempre contraddistinguono Lady Gaga, il gotico su tutti. Ma ciò che fa la differenza, oltre a una voce e un carisma che pochissimi hanno, sono i riferimenti alla Tosca e a La Bohème di Puccini, opera in cui si piange e sorride: proprio come durante le due ore e mezza di show di Lady Gaga, un’opera irripetibile e unica. Quattro atti, definiti da altrettanti racconti e colori che, insieme alla scelta dei brani, a danzatori eccellenti e perfetti interpreti della creatività di Gaga, segnano uno spartiacque nella musica dal vivo: ad oggi, uno show come questo non è per tutti. Anzi: è solo per lei, Stefani Joanne Angelina Germanotta. Diffidate da ogni imitazione, perché sarà sempre una brutta copia. Vedere per credere.
La scaletta del Mayhem Ball Tour
Bloody Mary
Abracadabra
Judas
Aura
Scheiße
Garden Of Eden
Poker Face
Perfect Celebrity
Disease
Paparazzi
LoveGame
Alejandro
The Beast
Killah
Zombieboy
Love Drug
Applause
Just Dance
Shadow Of A Man
Kill For Love
Summerboy
Born This Way
Million Reasons
Shallow
Die With A Smile
Speechless
The Edge of Glory
Vanish Into You
Bad Romance
How Bad Do U Want Me
Dance In The Dark (Bows song)

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