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Mentre l’Unione Europea approva il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, l’Ungheria di Viktor Orbán volta le spalle a Bruxelles e tende la mano a Mosca e Belgrado. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha annunciato ufficialmente l’avvio dei preparativi per la costruzione di un nuovo oleodotto che collegherà l’Ungheria alla Serbia, con la partecipazione diretta della Russia.
APPROFONDIMENTI
«Stiamo procedendo con partner serbi e russi.
Bruxelles taglia le rotte e vieta l’energia russa, ma noi abbiamo bisogno di più fonti e più vie di approvvigionamento. L’Ungheria non sarà vittima di decisioni disastrose», ha dichiarato Szijjártó su X e Facebook.
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La sfida ungherese all’Europa
Una sfida aperta alla linea europea, che negli ultimi mesi ha intensificato le restrizioni sull’energia russa, imponendo un price cap al petrolio e vietando l’importazione di gas e greggio dalla Russia. Budapest, invece, non solo continua a importare, ma si candida a diventare hub di transito regionale per il petrolio russo.
Il nuovo oleodotto, lungo circa 180 chilometri in territorio ungherese e 120 in quello serbo, collegherà la raffineria di Százhalombatta, il più grande impianto del Paese, alla città serba di Novi Sad, passando per Algyő. La capacità prevista è di 5 milioni di tonnellate l’anno. Secondo il governo ungherese, sarà operativo entro il 2027, con un investimento complessivo stimato in 320 milioni di euro.
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Il progetto, già da tempo discusso tra Budapest e Belgrado, ha ora l’avallo formale di Mosca: una presenza che trasforma un’infrastruttura energetica in un gesto politico. «Non permetteremo che le famiglie ungheresi paghino bollette quadruplicate per compiacere Bruxelles», ha aggiunto Szijjártó, denunciando l’”auto-isolamento energetico” dell’Europa.
A orchestrare il progetto saranno Mol, la compagnia petrolifera ungherese, e Transnafta, il partner serbo. Ma è la Russia l’elemento chiave, con il greggio che arriverà attraverso il ramo meridionale dell’oleodotto Druzhba, eludendo di fatto le restrizioni imposte dall’Ue.
Il messaggio di Orbán è chiaro: l’Ungheria continuerà a fare affari con Mosca, anche a costo di isolarsi politicamente in Europa. Un passo che rischia di allargare il solco tra Budapest e Bruxelles e di creare nuove fratture nella già fragile unità europea sul fronte energetico e geopolitico.
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