di
Gaia Piccardi
Niente finali per Jannik che rinuncia al torneo a differenza del rivale spagnolo. Il capitano degli azzurri lo aspetta: «Sarà sempre casa sua». Il presidente federale: «Scelta dolorosa ma resta nostro punto di riferimento»
«La Davis? Non ho ancora deciso…» diceva a Riad, nelle more dell’esibizione che l’ha reso 6 milioni di dollari più ricco, per sei milioni di buoni (o cattivi) motivi. In realtà, Jannik Sinner sapeva benissimo che il suo nome non sarebbe apparso nelle pre-convocazioni diramate oggi dal capitano Filippo Volandri: a difendere la Coppa Davis a Bologna, dal 19 novembre, saranno Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli, Matteo Berrettini e i doppisti Andrea Vavassori e Simone Bolelli.
Difesa della Coppa, va sottolineato, resa possibile in casa proprio dall’impegno in azzurro dell’ex numero uno del mondo (per 65 settimane consecutive), che per gli ultimi due anni era stato il leader della compagnia dei celestini.
Volandri: «Tornerà presto»; Binaghi: «Rispettiamo scelta»
«Jannik non ha dato la sua disponibilità per il 2025. La Coppa Davis è, e resterà, sempre casa sua e sono certo che Jannik tornerà presto a far parte della squadra. Nel frattempo, posso contare su un gruppo pronto a lottare e a dare tutto per la maglia azzurra. A Bologna, sarà ancora una volta un’entusiasmante avventura, conosco il valore di questi ragazzi e sono sicuro che il futuro ci regalerà nuove grandi soddisfazioni», le parole di Volandri.
«Comprendiamo e rispettiamo la decisione di Jannik, per noi comunque molto dolorosa, che arriva al termine di una stagione lunga e intensa, nella quale ha ancora una volta dimostrato di essere un punto di riferimento straordinario per tutto il movimento tennistico italiano — il parere di Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel — La Coppa Davis rappresenta per lui e per tutti noi un simbolo di orgoglio e di appartenenza, e siamo certi che tornerà presto a indossare la maglia azzurra con la stessa passione e determinazione di sempre. Allo stesso tempo, voglio sottolineare la grande fiducia che riponiamo nel gruppo guidato da Filippo Volandri: una squadra solida, unita, capace di trasformare ogni difficoltà in un’ulteriore spinta. I nostri ragazzi hanno già dimostrato di poter raggiungere traguardi straordinari insieme, e sono convinto che anche questa volta sapranno onorare al meglio i colori dell’Italia».
Djokovic e non solo, le imprese di Jannik in Davis
Inutili gli appelli pubblici, la mai invadente moral suasion del presidente Binaghi, la richiesta di mettersi la mano sul cuore e prolungare la stagione di una settimana, passando dalle ATP Finals di Torino alle esigenze dei compagni a Bologna.
Sinner ritiene intimamente di aver assolto i suoi doveri di uomo-squadra, e non si può negare che l’impresa nel 2023 a Malaga — battere prima la Serbia di Djokovic (i tre match point annullati al totem fanno parte dell’agiografia sinneriana e rappresentano uno dei punti di svolta della carriera del campione) e poi l’Australia in finale — sia da ascrivere principalmente a Jannik, che si era preso sulle spalle la missione di ricucire il lungo strappo con il mitico ‘76. E anche l’anno scorso, sia pure aiutato da Berrettini in un afflato di virile amicizia, il ruolo del barone rosso era stato determinante.
Prima l’Italia e poi i propri sogni
È interessante notare la congiuntura astrale: il primo Slam di Sinner è arrivato in Australia nel gennaio 2024, proprio a ruota di quel trionfo collettivo. Come se, prima di dedicarsi a se stesso e alla costruzione della propria leggenda, Jannik avesse corrisposto alle aspettative del Paese, rispolverando dalla naftalina quel titolo di squadra in una competizione storica stravolta dal nuovo format, ma pur sempre denominata «Coppa Davis».
Prima l’Italia e poi i propri sogni, insomma, con felice tempistica. Già l’anno scorso, dopo aver trionfato alle Finals, si disperava di vederlo a Malaga: invece il predestinato aveva risposto signorsì, sbranando Argentina, Australia e Olanda, tanto che il doppio si era reso necessario solo nei quarti di finale. Salutandolo a fine evento, lui verso l’off season a Dubai con i coriandoli in testa e noi verso casa, si era avuta la netta sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta in azzurro di Jannik Sinner. Non per sempre, per carità. Perlomeno per un po’.
La Davis non è obbligatoria: l’esempio di Federer
Prima che s’infiammi la polemica, prima che venga (giustamente) ricordato che Jannik neo campione-bis dell’Australian Open a febbraio aveva rifiutato l’invito del presidente Mattarella al Quirinale per poi farsi fotografare tre giorni dopo sulle nevi delle sue montagne, sottolineiamo che la Davis non è una leva obbligatoria: rispondere alla convocazione deve accendere un fuoco (Fabio Fognini per una volta è l’esempio virtuoso), non girare il coltello in un senso di dovere.
Lo stesso Roger Federer, poiché i paragoni con i Big Three si sprecano, alla Davis si è concesso pochissimo, conquistandola una sola volta in carriera: nel 2014, a Ginevra, eliminando l’Italia in semifinale. Sinner è già a due (volte) e si prende una pausa. Amen. Riusciremo a sopravvivere a questa delusione, a costo di non rivincerla, quella Coppa?
Carlos Alcaraz ci sarà
È l’occasione di dimostrare che l’Italia non è Sinner-dipendente, che Musetti è pronto a mettersi la fascia di capitano e a trascinare la squadra oltre l’Austria nei quarti, e poi chissà. Certo, visto che Carlos Alcaraz ha dato la sua disponibilità per giocare con la Spagna, nei giorni di Bologna, l’assenza dell’arcirivale Jannik Sinner suonerà ancora più rumorosa e stridente.
Si può pensarla come si vuole ma la vita è fatta di scelte di cui prendersi la responsabilità. La carriera di un tennista, a maggior ragione se è il faro luminoso di un intero movimento, non è diversa. Si proverà a fargli cambiare idea, da qui a Bologna. Ma le probabilità sembrano pari alle speranze che una stella alpina attecchisca sul bagnasciuga.
20 ottobre 2025 ( modifica il 20 ottobre 2025 | 17:33)
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