di
Giuliano Delli Paoli

Ma la famiglia del giovane producer napoletano chiede giustizia e accusa: «Michele è stato legato mano e piedi dalla polizia spagnola»

Si infittisce il mistero che avvolge la morte del dj napoletano Michele Noschese, in arte Dj Godzi, avvenuta a Ibiza. Dal comunicato rilasciato dalla Guardia Civil e ripreso dal quotidiano Diario de Ibiza, gli agenti spagnoli avrebbero tentato di rianimare il musicista partenopeo, il quale avrebbe palesato «segni visibili di poter essere sotto effetti di sostanze stupefacenti». E ancora, stando alla versione della polizia delle Baleari: «Soffriva di allucinazioni, era saltato nell’appartamento del vicino, di età avanzata, minacciandolo con un coltello». La versione degli investigatori arriva a seguito della denuncia esposta dalla famiglia del 35enne napoletano, molto noto a Ibiza dove era anche residente da oltre dieci anni, che ha accusato la polizia spagnola di averlo pestato a morte e ha invocato chiarezza sulle circostanze del decesso del giovane. 

Le convulsioni 

Nel comunicato della Guardia Civil si afferma che gli agenti sarebbero intervenuti nel nel quartiere di Santa Eularia dopo una chiamata ricevuta sabato all’alba e che, una volta sul posto, avrebbero trovato Noschese nelle condizioni descritte, cercando poi di bloccarlo. Solo a quel punto, stando ancora alla ricostruzione della polizia iberica, il 35enne napoletano avrebbe avuto delle convulsioni. Gli agenti avrebbero così «cercato di rianimarlo con la rianimazione cardiopolmonare fino all’arrivo dell’ambulanza», continua il comunicato, prima di concludere che l’indagine sarà consegnata alle autorità competenti. 



















































Il padre del dj: non credo a questa versione

La versione secondo la quale la morte del dj sarebbe avvenuta sul posto per arresto cardiaco dopo un presunto litigio con il vicino non convince però Giuseppe Noschese, il padre della vittima: «Non sono un testimone e non voglio apparire come il padre che vuole giustificare il figlio ad ogni costo, ma ritengo fantasiosa questa ricostruzione. Il vicino era inoltre amico di Michele, che lo aiutava anche a portare la spesa. Strano poi che non abbia ancora sporto denuncia». Poi, al Tg1 ha aggiunto: «Io e la mia famiglia non siamo alla ricerca di una vendetta o di colpevoli, siamo alla ricerca di giustizia». E, in merito a quanto sarebbe accaduto, riferendo quanto a sua volta appreso da testimoni: «È arrivata la polizia che ha fatto uscire tutti, è rimasta sola con mio figlio, che è stato legato mani e piedi».


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22 luglio 2025 ( modifica il 22 luglio 2025 | 16:14)