Ravenna, 20 ottobre 2025 – È morto Edi Giachi, il settantenne investito nella notte del 16 ottobre a Porto Corsini. Ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Bufalini di Cesena, non si è mai ripreso dalle ferite riportate dopo essere stato travolto da un’auto in retromarcia davanti alla sua abitazione giovedì notte. Con il decesso, il fascicolo aperto dalla Procura di Ravenna si aggrava: per Carlo Piccolo, 37 anni, originario di Pomigliano d’Arco e residente a Porto Corsini, pregiudicato, l’accusa passa da tentato omicidio a omicidio volontario.
Poche ore prima della notizia della morte, il giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti aveva convalidato l’arrest o e disposto, come richiesto dal pubblico ministero Angela Scorza, la custodia cautelare in carcere. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, quella sera l’uomo, dopo avere assunto alcol e stupefacenti, avrebbe raggiunto l’abitazione della famiglia Giachi, a Porto Corsini, dopo una lite maturata col figlio 38enne della vittima, culminata in una vera e propria spedizione punitiva.
Sotto casa, armato di un gancio metallico e con una bottiglietta di benzina, avrebbe colpito il lunotto posteriore di un’auto parcheggiata – una Subaru – danneggiandola e versando del liquido infiammabile all’interno dell’abitacolo. Nel corso del parapiglia che ne è seguito, e mentre scoppiava una colluttazione fra l’indagato e i familiari della vittima, Piccolo sarebbe risalito sulla sua Peugeot 5008 e, innestando la retromarcia, avrebbe investito il pensionato, che si trovava accanto alla vettura. Solo il figlio lo avrebbe sottratto da un secondo tentativo di investimento, sempre in retromarcia, da parte del pregiudicato.
Nella versione fornita al gip, Piccolo ha ammesso i danneggiamenti ma ha respinto l’accusa di un gesto volontario. Ha spiegato che la situazione era degenerata dopo un contrasto sorto giorni prima col figlio della vittima e che quella sera si era recato sotto casa solo per spaventarlo. Racconta di essere stato aggredito da più persone armate di catene, di essersi spaventato e di aver tentato la fuga senza accorgersi di aver travolto qualcuno.
Il gip, però, ha ritenuto che la sua versione non possa ribaltare il quadro ricostruito dagli investigatori: le due manovre in retromarcia, la presenza della benzina e le modalità dell’aggressione non consentono di configurare una legittima difesa. Le indagini proseguono, anche attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, per ricostruire con precisione la sequenza dei fatti e chiarire ogni aspetto di una notte che, da una lite tra conoscenti, è sfociata in una tragedia.