Rescaldina (Milano) – Rosaria Ferro parla, con orgoglio, del suo lavoro. “Sono un’operaia che è sempre stata in prima linea nella produzione – racconta – veloce e apprezzata. Perché hanno deciso di licenziarmi?”. Alla donna, 55 anni, che abita con il figlio 18enne a Cislago, nel Varesotto, nel marzo scorso è stato diagnosticato un tumore al seno. 

È seguita l’operazione chirurgica, la radioterapia e il ritorno al lavoro con i controlli periodici da svolgere e una “idoneità con limitazioni” certificata dal medico. Fino a una data, il 12 settembre, rimasta scolpita nella mente. “Mi ha chiamato una responsabile dell’agenzia – prosegue – e mi ha detto che l’azienda per cui ho lavorato per quattro anni dal prossimo 4 novembre avrebbe cessato il mio contratto. Una scelta immotivata, siamo pieni di lavoro e nel frattempo hanno inserito altre sei persone”.

Rosaria Ferro, 55 anni

Rosaria Ferro, 55 anni

Il caso alla Recuperator Spa di Rescaldina

L’azienda è la Recuperator Spa di Rescaldina, nel Milanese, con oltre 80 persone occupate, che produce scambiatori di calore e dal 2018 fa parte del gruppo Carel. Il gruppo (contattato dal Giorno, non ha fornito una posizione sulla vicenda), tra l’altro, ha ricevuto il riconoscimento Italy’s Best Employers per la qualità dell’ambiente di lavoro. “Un riconoscimento in forte contraddizione con la scelta di “licenziare” una lavoratrice appena rientrata dopo una grave malattia”, spiega Giorgio Ortolani, segretario della Nidil-Cgil Ticino Olona, sindacato che sta assistendo Rosaria e ha denunciato il caso, anche davanti alla Consigliera di parità della Regione.

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Il contratto di staff leasing

Rosaria è stata trattata come una “lavoratrice usa e getta”, spiega il sindacato, perché non è una dipendente diretta dell’azienda ma lavora con un contratto di staff leasing, “ceduta“ dall’agenzia per il lavoro che l’ha assunta. Una forma di lavoro sempre più diffusa: solo tra Milano e Monza si concentra la metà di tutti i somministrati lombardi, il 16% a livello nazionale.

“Se la signora fosse stata dipendente diretta – prosegue Ortolani – non sarebbe stato possibile un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo oggettivo. Per chi lavora in somministrazione queste tutele non valgono”. Dal 4 novembre, quindi, tornerà in carico all’agenzia per il lavoro, senza alcuna certezza sulla ricollocazione in un’altra azienda.

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Lo sfogo: “Le leggi devono cambiare”

“A 55 anni e con le conseguenze della malattia mi troverei a dover ricominciare da capo, le leggi andrebbero cambiate perché siamo trattati come oggetti”, sottolinea Rosaria, che lavora dall’età di 14 anni e ha alle spalle 20 anni alla Electrolux di Solaro, fino a una delle ultime crisi. Ieri mattina un’assemblea sindacale nella ditta ha affrontato anche il suo caso. “I colleghi hanno espresso solidarietà – conclude – mentre l’azienda non ha neanche avuto il coraggio di comunicarmi direttamente la decisione di lasciarmi a casa. Per loro bastava un messaggio all’agenzia, la legge glielo consente”.