di
Vera Martinella
Oggi sono molti e validi i farmaci nuovi, ma non bisogna sottovalutare gli effetti collaterali. Si può optare per una cura meno aggressiva e più tollerata
Ogni giorno in Italia circa 115 persone scoprono di avere un tumore ai polmoni (per un totale di 44.831 nuovi casi registrati nel 2024), che resta difficile da trattare perché più del 70% dei pazienti arriva alla diagnosi tardi, quando la malattia è già in stadio avanzato e le possibilità di guarire purtroppo sono ridotte. La neoplasia, infatti, non dà segni evidenti della sua presenza agli esordi e quando lo fa è generalmente già diffusa localmente o progredita in fase metastatica: di conseguenza le cose si complicano, le cure sono più complesse e le possibilità di guarigione diminuiscono, anche se oggi sono disponibili diverse terapie innovative che riescono a prolungare in modo significativo la sopravvivenza dei malati. «In questo contesto è sempre più importante che medici, pazienti e familiari decidano insieme la cura più indicata per la singola persona – sottolinea Diego Luigi Cortinovis, direttore dell’Oncologia medica alla Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza -. Una scelta terapeutica saggia dovrà tenere conto con enorme attenzione di un bilanciamento fra efficacia ed effetti collaterali».
La sopravvivenza dei malati
Un cambio culturale a cui non tutti sono preparati: optare per un trattamento che può essere più «datato» (non l’ultimo farmaco innovativo dotato di un miglioramento statisticamente significativo rispetto allo standard), ma meno «potente» nell’aggredire il tumore e più attento alla tolleranza del singolo paziente. Il che significa, nella vita quotidiana, vivere meglio, anche se potenzialmente per un periodo più breve, tenendo conto che anche gli effetti collaterali, se eccessivi, possono alla fine ridurre l’aspettativa di vita. «Soprattutto nell’ultimo decennio la ricerca scientifica ha fatto progressi importanti e la sopravvivenza dei malati con un tumore ai polmoni in fase avanzata, da sempre ferma a pochissimi mesi, ora si riesce a prolungare anche per alcuni anni in un numero crescente di casi – ricorda Cortinovis, professore associato di Oncologia all’Università degli Studi di Milano Bicocca -. Il tumore polmonare oggi viene suddiviso in numerose altre sotto-patologie sulla base di una classificazione biomolecolare che viene analizzata alla diagnosi. In pratica è fondamentale conoscere se e quali alterazioni genetiche sono presenti all’interno della neoplasia di ciascun paziente perché è proprio in base al cosiddetto “profilo molecolare” del tumore che possiamo scegliere le cure più efficaci caso per caso».
Trattamenti più tollerati
Questo porta a personalizzare la prima linea di trattamento e, come dimostrano le statistiche e gli studi scientifici internazionali, c’è un impatto positivo evidente su attività ed efficacia delle nuove terapie. «Bisogna, però, anche valutare che i dati di maggiore efficacia, in particolare con le ultime combinazioni terapeutiche, si accompagnano a maggiore frequenza di eventi avversi – spiega l’oncologo -. Da un lato, l’intelligenza artificiale ci potrà aiutare nel valutare numerose variabili predittive di risposta che possono concorrere nella scelta definitiva della cura per un determinato paziente. Dall’altro, nella scelta quotidiana, l’oncologia moderna non guarda più solo il concetto di “mediana di sopravvivenza” ma anche di incremento di aspettativa di vita collegata a una buona qualità della vita stessa. Si può anche ipotizzare di decidere per un trattamento meno efficace, ma più tollerato. Insomma, la scelta saggia tiene conto sempre di più sia del progresso scientifico sia dell’aspetto intimo che riguarda la conoscenza dell’aspettativa del paziente».
30 luglio 2025
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