Alla première di Couture, l’attrice di Tomb Raider è apparsa magnetica ed elegante
20 ottobre – 17:11 – MILANO
C’era anche Angelina Jolie all’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’attrice americana, ospite della première di Couture alla Festa del Cinema, è apparsa in tutta la sua eleganza magnetica, catalizzando l’attenzione di fotografi e fan. A 50 anni splendidamente portati, la star di Mr. & Mrs. Smith ha scelto di mettere in primo piano tutta se stessa e di mostrare con naturalezza i tatuaggi che raccontano la sua vita e il suo senso di spiritualità.
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L’abito di Angelina Jolie—
Per la première, Angelina Jolie ha scelto un abito midi in seta nera, caratterizzato da un profonda scollatura sulla schiena e da un drappeggio fluido che le avvolgeva le spalle a mo’ di mantella. Un capo dall’eleganza minimalista che metteva in risalto la silhouette slanciata e il portamento regale dell’attrice. A completare il look, stivaletti scuri con tacco a spillo, orecchini, un trucco leggerissimo e i capelli sciolti e lisci.
L’ingresso sul red carpet—
Angelina Jolie era sul tappeto rosso dell’Auditorium Parco della Musica per Couture, il film drammatico scritto e diretto da Alice Winocour. Con lei, i co-protagonisti Louis Garrel (l’ex di Laetitia Casta) e Anyier Anei. È allora che i tatuaggi che le decorano la schiena sono apparsi all’improvviso, con una mossa studiata.
I tatuaggi di Angelina Jolie—
Per Angelina Jolie, i tatuaggi non sono mai stati solo un vezzo estetico, ma una scelta ben precisa di espressione personale. Ne ha oltre venti sparsi in tutto il corpo e ognuno ha un significato particolare. Amori, simboli spirituali, citazioni letterarie, ma anche preghiere buddiste, antichi mantra e una mappa che rappresenta i continenti e i quattro elementi. Ci sono anche le coordinate dei luoghi dove sono nati i suoi sei figli: è l’abito sotto l’abito. In basso, domina la grande tigre del Bengala, realizzata a Bangkok con la tradizionale tecnica thailandese, mentre più su si legge il motto latino “Quod me nutrit, me destruit”, cioè “Ciò che mi nutre mi distrugge”.
La Gazzetta dello Sport
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