di
Greta Privitera
Intervista al leader dell’Anp che sarà a Roma il 7 novembre: «Siamo noi l’autorità sovrana su Gaza»
DALLA NOSTRA INVIATA
RAMALLAH – Test per il Covid: negativo. Si può salire. Le guardie armate con il basco bordeaux segnalano la direzione. Tappeti rossi su tappeti rossi nei corridoi della Muqata, il quartiere generale dell’Autorità palestinese. Dai finestroni si vede tutta Ramallah con le sue pietre chiare. I funzionari — molte donne — salutano dalle stanze dove in sottofondo c’è Al Jazeera che mostra i danni e i morti degli ultimi bombardamenti israeliani su Gaza, dove è tornata la tregua dopo due anni di bombardamenti israeliani seguiti al massacro del 7 ottobre, condannato dall’Anp.
Il presidente Mahmoud Abbas detto Abu Mazen «arriva fra un attimo», informano, mentre offrono un delizioso tè alla menta. L’ufficio dà le spalle a quello del suo predecessore Yasser Arafat, leader ancora venerato dal popolo. Da 20 anni alla guida dell’Anp, il presidente ottantanovenne è criticato da una parte dei palestinesi, per altri, invece, è un uomo pragmatico e aperto al dialogo. Ha poco tempo, ma in realtà si intrattiene molto di più del previsto. «Sono contento di tornare in Italia», dice. Il 7 novembre incontrerà Giorgia Meloni, Sergio Mattarella e Papa Leone XIV.
Qual è la sua opinione sul piano di Donald Trump?
«Abbiamo accolto con favore l’annuncio del presidente americano di un cessate il fuoco a Gaza e l’avvio della prima fase, che comprende la liberazione di ostaggi e prigionieri, l’ingresso di aiuti umanitari gestiti dalle Nazioni Unite e il ritiro delle forze occupanti nelle linee concordate. Siamo grati anche al lavoro dei mediatori e dell’amministrazione americana».
In questo piano, il ruolo dell’Anp appare poco chiaro.
«Lo Stato di Palestina è l’autorità sovrana su Gaza. È quindi fondamentale ristabilire il collegamento con la Cisgiordania attraverso le leggi, le istituzioni e il governo, tramite il Comitato Amministrativo Transitorio e le forze di sicurezza legittime. Abbiamo concordato la presenza temporanea di una forza di stabilizzazione arabo-internazionale, con mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E accogliamo con favore un ruolo dell’Italia. Ora vanno fermate tutte le misure israeliane che minano la soluzione dei due Stati».
Quali sarebbero?
«Per esempio, il trattenimento dei fondi palestinesi che devono essere sbloccati. Vogliamo finisca l’assedio alla nostra economia, l’espansione delle colonie, il terrorismo dei coloni, l’annessione di terre e le aggressioni contro i luoghi santi islamici e cristiani. La Dichiarazione di New York della Conferenza Internazionale per la Pace condurrà a passi irreversibili verso una pace duratura».
Nel piano, si legge anche che l’Anp dovrà dimostrare di aver riformato le sue istituzioni. Non ci sono elezioni legislative dal 2006. Su cosa state lavorando?
«Sulla costruzione di uno Stato moderno, democratico e non militarizzato, sull’organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari entro un anno dalla fine della guerra, e sulla preparazione di una costituzione provvisoria che sarà annunciata nei prossimi mesi. Lavoriamo anche a due norme sulla legge elettorale e sui partiti».
Tra le prime riforme che avete attuato c’è l’abolizione dei «pagamenti alle famiglie dei martiri».
«Sì e abbiamo già istituito un sistema di protezione sociale pronto per la revisione internazionale. Stiamo cambiando i nostri curricula educativi in conformità con gli standard dell’Unesco, e portiamo avanti riforme promesse all’Ue, alla Banca Mondiale e molto altro».
Come commenta i video delle esecuzioni in piazza di Hamas a Gaza?
«Condanniamo con fermezza le esecuzioni sommarie compiute da Hamas contro decine di cittadini, commesse al di fuori di ogni quadro legale e senza alcun processo equo. Hamas è responsabile di queste esecuzioni orrende e inaccettabili, che costituiscono una violazione dei diritti umani e un grave attentato allo Stato di diritto. Sono azioni che danneggiano gli interessi del nostro popolo e mirano a perpetuare il controllo di Hamas su Gaza, offrendo pretesti all’occupazione e ostacolando la ricostruzione. Ostacolano anche l’unificazione delle istituzioni statali sotto un’unica autorità legittima, un’unica legge e un’unica forza di sicurezza».
Crede che i miliziani accetteranno il disarmo?
«C’è una richiesta internazionale di disarmo che Hamas ha approvato. Inoltre, non dovranno avere alcun ruolo nel governo di Gaza: le armi vanno consegnate».
Abbandoneranno mai la strada della violenza?
«Hamas ha ancora la possibilità di trasformarsi in un partito politico, se adotterà i principi dell’Olp — che riconosce Israele —, rispetterà i suoi impegni internazionali e sosterrà la soluzione dei due Stati».
Lei la sostiene ancora, nonostante la situazione in Cisgiordania, o considera anche l’idea di uno Stato unico?
«La soluzione dei due Stati resta l’unica opzione per garantire pace, sicurezza e stabilità nell’intera regione. Assicura al popolo palestinese il diritto alla libertà, all’indipendenza e alla creazione del proprio Stato sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, vivendo fianco a fianco con Israele in pace, sicurezza e buone relazioni di vicinato».
Questa ultima ondata di riconoscimenti dello Stato di Palestina ha contribuito alla tregua?
«Lo Stato di Palestina è già membro a pieno titolo di oltre cento organizzazioni e trattati internazionali, ed è oggi riconosciuto da più di 159 Paesi. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di un riconoscimento politico e giuridico del diritto del popolo palestinese alla propria statualità. È un passaggio fondamentale per una pace giusta e duratura e spiana la strada alla piena attuazione della soluzione dei due Stati. Insieme al lavoro di Trump e dei mediatori, questi ultimi riconoscimenti sono passi importanti per porre fine alle sofferenze di Gaza. Dopo l’attuazione della prima fase del piano, chiederò anche al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina».
Il 7 novembre sarà in Italia e incontrerà per la prima volta Papa Leone XIV.
«Sì, sono molto felice di tornare. La Palestina e l’Italia godono di solide relazioni. Il vostro Paese ha svolto un ruolo importante come presidente di uno dei gruppi di lavoro della Conferenza Internazionale, nell’attuazione dell’accordo sui valichi di frontiera e nella formazione delle forze di polizia e di sicurezza palestinesi. È stato anche prezioso il contributo umanitario agli uomini e alle donne di Gaza».
C’è una possibilità per la pace?
«Ritengo che la via verso la pace sia oggi più aperta che mai, affinché Israele e Palestina possano vivere insieme e in sicurezza».
21 ottobre 2025 ( modifica il 21 ottobre 2025 | 07:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA